ἀββᾶς Εὐάγριος
Evagrio era del Ponto, della città di Ibora, ove nacque verso il 345. Fu ordinato lettore da San Basilio il Grande, Vescovo di Cesarea, e ordinato diacono da Gregorio di Nazianzo. Visse a Costantinopoli e per paura di essere tentato oltre le sue forze e abbandonarsi alla vita mondana, prima andò a Gerusalemme sostenuto dalla beata Melania di Roma e poi si trasferì nel deserto di Nitria. Avendo sete della vera filosofia più dell’acqua, si inoltrò nel deserto per arrivare alle Celle, dove visse per 14 anni, facendo una vita fortemente austera. Fu seguace delle dottrine di Origene alcune delle quali estremizzò, giustificando così, almeno in parte, le condanne postume di cui l’origenismo sarà oggetto dalla fine del IV secolo al VI. Nonostante questo fu da sempre considerato un grande maestro spirituale ed i suoi libri furono tramandati anche sotto altri nomi ed inclusi nel tesoretto della Filocalia.
1. Abba Evagrio disse: “Siediti nella tua cella, raccogliendo i tuoi pensieri. Ricorda il giorno della tua morte. Vedi allora quale sarà la morte del tuo corpo; fa’ che il tuo spirito sia pesante, prendi le pene, condanna la vanità del mondo, in modo da poter vivere sempre nella pace che hai in vista senza indebolirti. Ricordate anche ciò che accade all’inferno e pensate allo stato delle anime laggiù, al loro silenzio doloroso, ai loro gemiti più amari, alla loro paura, alla loro lotta, alla loro attesa. Pensate al loro dolore senza fine e alle lacrime che le loro anime versano in eterno. Ma ricordate anche il giorno della resurrezione e della presentazione a Dio. Immaginate il giudizio spaventoso e terribile. Considerate la sorte riservata ai peccatori, la loro vergogna davanti a Dio, agli angeli, agli arcangeli e a tutti gli uomini, cioè le punizioni, il fuoco eterno, i vermi che non riposano, le tenebre, lo stridore di denti, la paura e le suppliche. Considerate anche le cose buone in serbo per i giusti: la fiducia nel volto di Dio Padre e di Suo Figlio, degli angeli e degli arcangeli e di tutto il popolo dei santi, il regno dei cieli e i doni di quel regno, la gioia e la beatitudine.
Tenete presente il ricordo di queste due realtà. Piangete per il giudizio dei peccatori, affliggetevi per paura di provare anche voi quelle pene. Ma gioite e rallegratevi per la sorte dei giusti. Sforzatevi di ottenere quelle gioie, ma siate estranei a quei dolori. Che tu sia dentro o fuori dalla tua cella, bada che il ricordo di queste cose non ti abbandoni mai, affinché, grazie al loro ricordo, tu possa almeno fuggire i pensieri sbagliati e dannosi”.
2. Disse anche: “Trattenetevi dall’avere relazioni con molte persone, per paura che il vostro spirito sia distratto, affinché la vostra esichia interiore non sia turbata”.
3. Disse anche: “È una grande cosa pregare senza distrazioni, ma cantare i salmi senza distrazioni è ancora più grande”.
4. Disse anche: “Tieni sempre presente la tua morte e non dimenticare il giudizio eterno, allora non ci sarà colpa nella tua anima”.
5. Ha anche detto: “Togliete le tentazioni e nessuno sarà salvato”.
6. Diceva anche che uno dei Padri era solito dire: “Una dieta secca e regolare; se a questo si unisce la carità, essa conduce rapidamente il monaco alla soglia dell’apatheia”.
7. Un giorno, alle Celle, c’era un’assemblea su una questione, e Abba Evagrio parlò. Allora il sacerdote gli disse: “Abba, sappiamo che se tu vivessi nel tuo paese saresti probabilmente un vescovo a capo di un grande numero di fedeli; ma al momento siedi qui come uno straniero”. Egli si riempì di compunzione, ma non si turbò affatto e, chinando il capo, rispose: “Ho parlato una volta e non risponderò, due volte ma non procederò oltre”. (Giobbe 40,5)