Lettera a Eusebio di Nicomedia
Quello che segue è il documento più antico, uno dei pochi rimasti uscito dalla stessa penna dell’eresiarca, della controversia ariana. Ario lo indirizzò a Eusebio di Nicomedia, che era stato con lui alla scuola di Luciano di Antiochia (Samosata 235 – Nicomedia 312) e sarebbe diventato il più fedele dei suoi sostenitori quando fu condannato dal Vescovo di Alessandria Alessandro. In esso troviamo l’esposizione più radicale della dottrina ariana. In essa si rimprovera il Vescovo Alessandro di ritenere il Figlio esistente dall’eternità e perciò definibile coeterno col Padre e derivato dalla sua sostanza. “Della stessa sostanza”, “omousios” sarà il termine principale proprio del Concilio di Nicea. Al contrario, il presbitero Ario afferma che, prima di essere stato generato e creato, il Figlio non esisteva e che è stato tratto all’essere dal nulla. Sono queste le due proposizioni più estreme dell’inedita dottrina di Ario. Nel presbitero alessandrino è soprattutto evidente la preoccupazione di escludere una concezione materialista della generazione divina che importerebbe la suddivisione in due parti del comune sostrato divino, una sorta di meiosi cellulare che descriverebbe la divinità come un composto. Ma, se attraverso questa preoccupazione Ario continua la teologia trinitaria di Origene, se ne distacca nel rifiutare la coeternità del Figlio col Padre. Anche la conclusione che egli trae dall’escludere la generazione del Figlio dalla sostanza del Padre, cioè che questi era stato tratto all’essere dal nulla, lo isola rispetto alla tradizione precedente la quale, pur ritenendo il Figlio in qualche modo subordinato al Padre, lo aveva però sempre ritenuto autentico Figlio, nel senso proprio del termine e non soltanto metaforicamente, per adozione. Non trova in questo conferma l’affermazione di Ario secondo cui questa sarebbe la convinzione della quasi titalità dei Vescovi d’Oriente. Di Ario ci sono rimaste in totale tre lettere e alcuni frammenti della Thalia (Banchetto), un’opera poetico-propagandistica della sua dottrina. Condannato al concilio di Nicea del 325 ed esiliato, fu richiamato dall’esilio e successivamente riabilitato, per volere di Costantino, nel concilio di Gerusalemme del 335, ma mori poco dopo, prima di essere potuto rientrare ad Alessandria.
Al signore Eusebio, amatissimo uomo, fedele a Dio e ortodosso, da parte di Ario, perseguitato da papa [1] Alessandro ingiustamente a causa della verità che vince su tutto e che anche tu difendi, salute nel Signore.
Poiché il padre Ammonio veniva a Nicomedia, mi è sembrato opportuno e doveroso salutarti per mezzo suo e insieme ricordarti l’affetto in te innato e la buona disposizione che hai verso i fratelli nella grazia di Dio e del suo Cristo, dato che il Vescovo aspramente ci tormenta, ci perseguita e usa contro di noi ogni mezzo, scacciandoci persino dalla città quali uomini atei. Il motivo è che non concordiamo con le sue affermazioni pubbliche: «Sempre Dio sempre il Figlio, insieme il Padre insieme il Figlio, il Figlio coesiste con Dio senza essere stato generato, generato da sempre, ingenerato-generato. Né nel pensiero, né di un solo istante Dio precede il Figlio. Sempre Dio sempre il Figlio. Il Figlio deriva proprio da Dio».
E poiché Eusebio, il tuo collega di Cesarea, Teodoto, Paolino, Atanasio, Gregorio, Aezio e tutti gli orientali affermano che Dio, senza avere inizio, preesiste al Figlio, tutti sono stati condannati, eccetto Filogonio, Ellanico e Macario, eretici ignoranti i quali sostengono, uno che il Figlio è eruttazione, un altro emissione, un altro ingenerato insieme col Padre.
Tali empietà non possiamo neppure stare a sentire, anche se gli eretici ci minacciano mille morti. Ma noi che cosa affermiamo, pensiamo, insegnammo e insegnamo? Il Figlio non è ingenerato né in alcun modo è parte dell’ingenerato né deriva da un sostrato; ma per volere e decisione del Padre è venuto all’esistenza prima dei tempi e dei secoli, pienamente Dio, unigenito, inalterabile. E prima di essere stato sia generato sia creato sia definito sia fondato (Prov. 8,22-5), non esisteva. Infatti non era ingenerato. Veniamo perseguitati perché abbiamo detto: «Il Figlio ha principio, mentre Dio è senza principio ». Per questo siamo perseguitati, e perché abbiamo detto: «Deriva dal nulla». Così abbiamo detto, in quanto non è né parte di Dio né deriva da un sostrato. Per questo siamo perseguitati. Il resto tu lo sai.
Ti auguro di star bene nel Signore, memore delle nostre afflizioni, Eusebio veramente collucianista [2].
Lettera ad Alessandro di Alessandria
E’ una lettera che contiene la professione di fede che Ario e i suoi compagni indirizzarono al Vescovo di Alessandria Alessandro quando erano già fuori dall’Egitto. In questo testo si precisa meglio il credo ariano nel mentre sono smussati alcuni eccessi della lettera precedente indirizzata a persone aventi la stessa opinione teologica. Non si rintraccia, infatti, la creazione dal nulla del Figlio. Si precisa la disponibilità ad accettare una derivazione del Figlio dal Padre ma non come divisione della sostanza divina. Il Figlio, come il demiurgo platonico, viene collocato come medium tra il Padre e il mondo. Cristo è l’unico creato direttamente dal Padre mentre tutto il resto è creato per mezzo del Figlio. Solo in tal senso egli è riconosciuto come Unigenito.
Al beato Papa e Vescovo nostro Alessandro, da parte dei presbiteri e dei diaconi, salute nel Signore.
La nostra fede, che ci viene dai padri e che anche da te, beato Papa, abbiamo appreso, è la seguente. Sappiamo che esiste un unico Dio, solo ingenerato, solo eterno, solo senza principio, solo vero, solo che possiede l’immortalità, solo sapiente, solo buono, solo potente, che giudica regge e governa ogni cosa, immutabile e inalterabile, giusto e buono, Dio della Legge, dei Profeti e del Nuovo Testamento. Egli ha generato il Figlio unigenito prima del tempo e per mezzo di lui ha creato i secoli e tutte le cose: lo ha generato non in apparenza ma in realtà, per propria volontà lo ha fatto sussistere, immutabile e inalterabile, creatura perfetta di Dio, ma non come una delle creature, genitura, ma non come una delle geniture. Non come Valentino che ha sostenuto che la genitura del Padre è emanazione; né come Mani ha insegnato che la genitura è parte consustanziale del Padre; né come Sabellio che, dividendo la monade, l’ha definita figlio-padre; né come Ieraca che ha affermato lucerna da lucerna o quasi un lume che si divide in due, né nel senso che, esistendo dapprima, dopo è stato generato o creato in luogo di Figlio, come tu stesso, beato Papa, hai più volte condannato, in mezzo alla Chiesa e in assemblea, coloro che facevano tali affermazioni. Affermiamo invece che il Figlio è stato creato percvolere di Dio prima dei tempi e dei secoli, ed ha ricevuto dal Padre la vita, l’essere e la gloria, mentre il Padre sussiste insieme con lui. Infatti il Padre, nel dare a lui l’eredità di tutto, non ha privato se stesso di ciò che possiede in sé stesso senza essere stato generato, in quanto è fonte di tutte le cose. Sicché esistono tre ipostasi: Dio che è causa di tutte le cose è senza principio assolutamente solo; invece il Figlio, generato dal Padre fuori dal tempo e creato e fondato (Prov. 8, 22-5) prima dei tempi, non esisteva prima di essere stato generato, ma generato fuori dal tempo prima di tutte le cose, egli solo ha derivato l’essere sussistente dal Padre. Infatti non è eterno né coeterno né ingenerato insieme col Padre, né ha l’essere insieme col Padre, come dicono alcuni sulla base del principio di relazione, introducendo così due princìpi ingenerati. Ma in quanto monade e principio di tutto, Dio esiste prima di tutto; perciò esiste anche prima del Figlio, come abbiamo appreso anche da te che insegnavi in mezzo alla Chiesa.
In quanto il Figlio ha da Dio l’essere, la gloria, la vita, e tutto gli è stato affidato, in questo senso Dio è suo principio. Infatti comanda su di lui, in quanto è il suo Dio ed esiste prima di lui. Quanto poi a espressioni come «da lui» e «dal ventre» (Ps. 109, 3) e «sono uscito dal Padre e sono venuto» (Gv. 8, 42)), se alcuni le intendono nel senso che il Figlio è parte del Padre consustanziale ed emanazione, il Padre risulterà, secondo loro, composto, divisibile, mutevole e corpo; e Dio incorporeo sarà soggetto a tutto ciò che, secondo loro, accade naturalmente ad un corpo.
Ti auguro di star bene nel Signore, beato Papa.
Ario, Aitale, Achille, Carpone, Sarmata, Ario, presbiteri.
Euzoio, Lucio, Giulio, Mena, Elladio, Gaio, diaconi.
Secondo della Pentapoli, Teona della Libia, Pistos, vescovi.
NOTE:
[1] Papa è un antico titolo del Patriarca di Alessandria d’Egitto
[2] Discepolo di Luciano d’Antiochia