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ISAIA

ἀββᾶς Ἡσαΐας

1. Abba Isaia disse: “Niente è così utile al principiante come gli insulti. Il principiante che sopporta gli insulti è come un albero che viene innaffiato ogni giorno”.

2. A coloro che stavano iniziando bene, mettendosi sotto la direzione dei santi Padri, disse anche: “Come con la tintura di porpora, la prima colorazione non si perde mai”. E ancora: “Come i giovani germogli sono facilmente ricacciati e piegati, così è per i principianti che vivono nella sottomissione”.

3. Disse anche: “Il principiante che passa da un monastero all’altro è come un animale che salta di qua e di là per paura della cavezza”.[1]

4. Disse anche che quando c’era un’agape e i fratelli mangiavano in Chiesa e parlavano tra loro, il sacerdote di Pelusia li rimproverò con queste parole: “Fratelli, fate silenzio. Ho visto infatti un fratello che mangiava come voi e beveva tante coppe quante voi e la sua preghiera saliva come fuoco alla presenza di Dio”.

5. Di Abba Isaia si dice che un giorno prese un cesto, andò e disse al padrone: “Dammi un po’ di grano”. Quest’ultimo rispose: “Hai portato il raccolto, padre?” Egli rispose: “No”. Il padrone gli disse: “Come puoi aspettarti di ricevere del grano, se non hai raccolto?”. Così l’anziano gli disse: “Allora, se uno non lavora, non riceve il salario?”. Il padrone rispose: “No”. A quel punto l’anziano se ne andò. Vedendo ciò che aveva fatto, i fratelli si inchinarono davanti a lui, chiedendogli di dire loro perché aveva agito così. L’anziano disse loro: “L’ho fatto come esempio: chi non ha lavorato non riceverà la ricompensa da Dio”.

6. Lo stesso Abba Isaia chiamò uno dei fratelli, gli lavò i piedi, mise una manciata di lenticchie nella pentola e gliele portò appena bollite. Il fratello gli disse: “Non sono cotte, Abba”. L’anziano rispose: “Non basta aver visto il fuoco? Solo questo è una grande consolazione”.

7. Disse anche: “Quando Dio vuole avere pietà di un’anima e questa si ribella, non sopportando nulla e facendo la propria volontà, allora le permette di soffrire ciò che non vuole, affinché possa cercarLo di nuovo”.

8. Ha anche detto: “Quando qualcuno vuole rendere male per male, può ferire l’anima del suo fratello anche con un solo cenno del capo”.

9. Lo stesso Abba Isaia, quando qualcuno gli chiese cosa fosse l’avarizia, rispose: “Non credere che Dio si prenda cura di te, disperare delle promesse di Dio e amare la vanagloria”.

10. Gli fu anche chiesto cosa fosse la calunnia ed egli rispose: “È l’ignoranza della gloria di Dio e l’odio verso il prossimo”.

11. Gli fu anche chiesto che cos’è l’ira e rispose: “Litigare, mentire e ignorare”.


[1] Fune che serve a legare per il capo una bestia, per lo più alla mangiatoia.




ZACCARIA

ἀββᾷ Ζαχαρίᾳ

1. Abba Macario disse ad Abba Zaccaria: “Dimmi, qual è il lavoro di un monaco?”. Egli gli rispose: “Come mai me lo chiedi, padre?”. Abba Macario disse: “Zaccaria, figlio mio, tu mi ispiri fiducia. È Dio che mi spinge a chiedertelo”. Allora Zaccaria gli disse: “Padre, secondo me è un monaco chi fa violenza a sé stesso in tutto”.

2. Un giorno, andando ad attingere acqua, Abba Mosè trovò Abba Zaccaria che pregava accanto al pozzo e lo Spirito di Dio si posava su di lui.

3. Un giorno Abba Mosè disse al fratello Zaccaria: “Dimmi cosa devo fare?”. A queste parole, quest’ultimo si gettò a terra ai piedi dell’anziano e disse: “Lo chiedi a me, padre?”. L’anziano gli rispose: “Credimi, Zaccaria, figlio mio, ho visto lo Spirito Santo scendere su di te e da allora sono costretto a chiedertelo”. Allora Zaccaria si tolse il cappuccio dalla testa, se lo mise sotto i piedi e lo calpestò, dicendo: “Chi non si lascia trattare così, non può diventare monaco”.

4. Un giorno, mentre si trovava a Scetis, Abba Zaccaria ebbe una visione. Andò a raccontarla a suo padre, Carion. L’anziano, che era un asceta, non capì la cosa. Si alzò e lo picchiò sonoramente, dicendo che veniva dai demoni. Ma Zaccaria continuò a pensarci e andò di notte da Abba Poemen, per raccontargli la questione e come il suo cuore ardeva dentro di lui. Allora l’anziano, vedendo che ciò proveniva da Dio, gli disse: “Vai dal tale anziano e qualunque cosa ti dica di fare, falla”. Zaccaria si recò dall’anziano e, prima ancora che questi potesse chiedergli qualcosa, lo prevenne, raccontandogli tutto quello che era successo e dicendogli che quella visione veniva da Dio. Ma vai”, gli disse, “e sottomettiti al tuo padre”.

5. Abba Poemen raccontò che Abba Mosè chiese ad Abba Zaccaria, che era in punto di morte: “Cosa vedi?” Egli rispose: “Non è meglio stare in pace, padre?”. Ed egli rispose: “Sì, è meglio che tu stia tranquillo, figlio mio”. Nell’ora della sua morte, Abba Isidoro, che era seduto lì, guardò verso il cielo e disse: “Rallegrati, Zaccaria, figlio mio, perché ti sono aperte le porte del regno dei cieli”.




ZENONE

ἀββᾶς Ζήνων

1. Abba Zenone, discepolo del beato Silvano, disse: “Non vivere in un luogo famoso, non stabilirti vicino a un uomo con un grande nome e non gettare le fondamenta per costruirti un giorno una cella”.

2. Di Abba Zenone è stato detto che fin dall’inizio non desiderava ricevere nulla da nessuno. Coloro che gli portavano qualcosa se ne andavano turbati perché non aveva accettato nulla. Altri vennero da lui, desiderosi di ricevere qualche pegno da un grande vecchio, ma lui non aveva nulla da dargli e così anche loro se ne andavano turbati. L’anziano disse: “Che cosa devo fare, dal momento che coloro che portano cose sono dispiaciuti tanto quanto coloro che desiderano ricevere qualcosa? Questo mi sembra giusto: quando qualcuno mi porta qualcosa, lo accetto e lo do a chiunque mi chieda qualcosa”. Così fece e fu in pace e soddisfatto.

3. Un fratello egiziano venne a trovare Abba Zenone in Siria e si accusò con il vecchio delle sue tentazioni. Pieno di ammirazione, Zenone disse: “Gli egiziani nascondono le virtù che possiedono e si accusano incessantemente di colpe che non hanno, mentre i siriani e i greci fingono di avere virtù che non hanno e nascondono le colpe di cui sono colpevoli”.

4. Alcuni fratelli vennero a trovarlo e gli chiesero: “Che cosa significa questo detto del libro di Giobbe: “Il cielo non è puro alla sua presenza?“. (Giobbe 15,15) L’anziano rispose: “I fratelli hanno abbandonato i loro peccati e si sono informati sulle cose celesti. Questa è l’interpretazione del detto: “Dio solo è puro”, perciò ha detto: “Il cielo non è puro”.

5. Di Abba Zenone si racconta che, quando viveva a Scetis, usciva di notte dalla sua cella, andando in direzione delle paludi. Passò tre giorni e tre notti a vagare a caso. Alla fine, stanco e con le forze che gli venivano meno, cadde a terra come se stesse per morire. Ecco che un bambino gli si parò davanti con un pane e un vaso d’acqua e gli disse: “Alzati e mangia”. Egli si alzò e pregò, pensando che fosse un’illusione. L’altro gli disse: “Hai fatto bene”. Ed egli pregò una seconda e poi una terza volta. Il bambino disse di nuovo: “Hai fatto bene”. Allora il vecchio si alzò, prese del cibo e mangiò. Il bambino gli disse: “Quanto hai camminato, tanto sei lontano dalla tua cella. Allora alzati e seguimi”. Immediatamente si ritrovò nella sua cella. Allora il vecchio disse al bambino: “Entra e preghiamo”. Ma quando il vecchio entrò, l’altro scomparve.

6. Un’altra volta, lo stesso Abba Zenone stava camminando in Palestina ed era stanco. Si sedette vicino a una pianta di cetrioli per mangiare e disse a sé stesso: “Prendi un cetriolo e mangialo. In verità è solo una piccola cosa”. Ma egli si rispose: “I ladri sono portati in punizione. Esamina dunque te stesso, per vedere se puoi sopportare il castigo”. Si alzò e rimase al sole per cinque giorni. Quando fu completamente bruciato, disse: “Non puoi sopportare il castigo” e disse a Zaccaria: “Poiché non puoi sopportare il castigo, non rubare e non mangiare”.

7. Abba Zenone disse: “Se un uomo vuole che Dio ascolti rapidamente la sua preghiera, allora prima di pregare per qualsiasi altra cosa, persino per la propria anima, quando si alza e tende le mani verso Dio, deve pregare con tutto il cuore per i suoi nemici. Grazie a questa azione, Dio ascolterà tutto ciò che egli chiede”.

8. In un villaggio si diceva che ci fosse un uomo che digiunava a tal punto da essere chiamato “il digiunatore”. Abba Zenone ne aveva sentito parlare e lo mandò a chiamare. L’altro venne volentieri. Pregarono e si sedettero. Il vecchio cominciò a lavorare in silenzio. Poiché non riusciva a parlargli, il digiunatore cominciò ad annoiarsi. Allora disse al vecchio: “Prega per me, Abba, perché voglio andare”. Il vecchio gli disse. Perché?” L’altro rispose: “Perché il mio cuore è come se andasse a fuoco e non so cosa gli succede. In verità, quando ero al villaggio e ho digiunato fino a sera, non mi è successo niente del genere”. Il vecchio disse: “Nel villaggio ti nutrivi con le orecchie. Ma vai via e d’ora in poi mangia all’ora nona e qualsiasi cosa tu faccia, falla di nascosto”. Non appena iniziò a mettere in pratica questo consiglio, il digiunatore trovò difficile aspettare l’ora nona. E quelli che lo conoscevano dicevano: “Il digiunatore è posseduto dal diavolo”. Così andò a raccontare tutto questo al vecchio, che gli disse: “Questa è la strada secondo Dio”.




EUDEMONE

ἀββᾶς Εὐδαίμων

1. Abba Eudemone disse questo a proposito di Abba Pafnunzio, padre di Scetis: “Andai laggiù quando ero ancora giovane, ed egli non mi lasciò rimanere, dicendomi: “Non permetto che il volto di una donna abiti a Scetis, a causa del conflitto con il nemico”.




EVAGRIO

ἀββᾶς Εὐάγριος

Evagrio era del Ponto, della città di Ibora, ove nacque verso il 345. Fu ordinato lettore da San Basilio il Grande, Vescovo di Cesarea, e ordinato diacono da Gregorio di Nazianzo. Visse a Costantinopoli e per paura di essere tentato oltre le sue forze e abbandonarsi alla vita mondana, prima andò a Gerusalemme sostenuto dalla beata Melania di Roma e poi si trasferì nel deserto di Nitria. Avendo sete della vera filosofia più dell’acqua, si inoltrò nel deserto per arrivare alle Celle, dove visse per 14 anni, facendo una vita fortemente austera. Fu seguace delle dottrine di Origene alcune delle quali estremizzò, giustificando così, almeno in parte, le condanne postume di cui l’origenismo sarà oggetto dalla fine del IV secolo al VI. Nonostante questo fu da sempre considerato un grande maestro spirituale ed i suoi libri furono tramandati anche sotto altri nomi ed inclusi nel tesoretto della Filocalia.

1. Abba Evagrio disse: “Siediti nella tua cella, raccogliendo i tuoi pensieri. Ricorda il giorno della tua morte. Vedi allora quale sarà la morte del tuo corpo; fa’ che il tuo spirito sia pesante, prendi le pene, condanna la vanità del mondo, in modo da poter vivere sempre nella pace che hai in vista senza indebolirti. Ricordate anche ciò che accade all’inferno e pensate allo stato delle anime laggiù, al loro silenzio doloroso, ai loro gemiti più amari, alla loro paura, alla loro lotta, alla loro attesa. Pensate al loro dolore senza fine e alle lacrime che le loro anime versano in eterno. Ma ricordate anche il giorno della resurrezione e della presentazione a Dio. Immaginate il giudizio spaventoso e terribile. Considerate la sorte riservata ai peccatori, la loro vergogna davanti a Dio, agli angeli, agli arcangeli e a tutti gli uomini, cioè le punizioni, il fuoco eterno, i vermi che non riposano, le tenebre, lo stridore di denti, la paura e le suppliche. Considerate anche le cose buone in serbo per i giusti: la fiducia nel volto di Dio Padre e di Suo Figlio, degli angeli e degli arcangeli e di tutto il popolo dei santi, il regno dei cieli e i doni di quel regno, la gioia e la beatitudine.

Tenete presente il ricordo di queste due realtà. Piangete per il giudizio dei peccatori, affliggetevi per paura di provare anche voi quelle pene. Ma gioite e rallegratevi per la sorte dei giusti. Sforzatevi di ottenere quelle gioie, ma siate estranei a quei dolori. Che tu sia dentro o fuori dalla tua cella, bada che il ricordo di queste cose non ti abbandoni mai, affinché, grazie al loro ricordo, tu possa almeno fuggire i pensieri sbagliati e dannosi”.

2. Disse anche: “Trattenetevi dall’avere relazioni con molte persone, per paura che il vostro spirito sia distratto, affinché la vostra esichia interiore non sia turbata”.

3. Disse anche: “È una grande cosa pregare senza distrazioni, ma cantare i salmi senza distrazioni è ancora più grande”.

4. Disse anche: “Tieni sempre presente la tua morte e non dimenticare il giudizio eterno, allora non ci sarà colpa nella tua anima”.

5. Ha anche detto: “Togliete le tentazioni e nessuno sarà salvato”.

6. Diceva anche che uno dei Padri era solito dire: “Una dieta secca e regolare; se a questo si unisce la carità, essa conduce rapidamente il monaco alla soglia dell’apatheia”.

7. Un giorno, alle Celle, c’era un’assemblea su una questione, e Abba Evagrio parlò. Allora il sacerdote gli disse: “Abba, sappiamo che se tu vivessi nel tuo paese saresti probabilmente un vescovo a capo di un grande numero di fedeli; ma al momento siedi qui come uno straniero”. Egli si riempì di compunzione, ma non si turbò affatto e, chinando il capo, rispose: “Ho parlato una volta e non risponderò, due volte ma non procederò oltre”. (Giobbe 40,5)




ELLADIO

ἀββᾶ Ἐλαδίου

1. Si dice che Abba Elladio abbia trascorso vent’anni nelle Celle, senza mai alzare gli occhi per vedere il tetto della Chiesa.

2. Dello stesso Abba Elladio si dice che era abituato a mangiare pane e sale e che, quando arrivava la Pasqua, diceva: “I fratelli mangiano pane e sale; quanto a me, devo fare un piccolo sforzo a causa della Pasqua. Perciò, poiché tutti gli altri giorni mangio seduto, ora che è Pasqua farò questo sforzo e mangerò in piedi”.




EUCARISTO – EULOGIO – EUPREPIO

EUCARISTO IL SECOLARE

Εὐχάριστος

1. Due Padri chiesero a Dio di rivelare loro quanto erano avanzati. Venne una voce che disse: “In un certo villaggio in Egitto c’è un uomo chiamato Eucaristo e sua moglie che si chiama Maria. Voi non avete ancora raggiunto il loro grado di virtù”. I due anziani partirono e si recarono al villaggio. Dopo aver chiesto informazioni, trovarono la sua casa e sua moglie. Le chiesero: “Dov’è tuo marito?”. Lei rispose: “È un pastore e sta dando da mangiare alle pecore”. Allora li fece entrare in casa. Quando fu sera, Eucaristo tornò con le pecore. Vedendo gli anziani, apparecchiò la tavola e portò l’acqua per lavare loro i piedi. Gli anziani gli dissero: “Non mangeremo nulla finché non ci avrai parlato del tuo stile di vita”. Eucaristo rispose con umiltà: “Sono un pastore e questa è mia moglie”. Gli anziani insistettero, ma lui non volle dire di più. Allora gli dissero: “Dio ci ha mandato da te”. A queste parole, Eucaristo si spaventò e disse: “Ecco queste pecore; le abbiamo ricevute dai nostri genitori e se, con l’aiuto di Dio, riusciamo a fare un po’ di profitto, lo dividiamo in tre parti: una per i poveri, la seconda per l’ospitalità e la terza per i nostri bisogni personali. Da quando ho sposato mia moglie, non abbiamo avuto rapporti sessuali tra di noi, perché lei è vergine; ognuno di noi vive da solo. Di notte indossiamo il cilicio e di giorno i nostri abiti normali. Nessuno l’ha mai saputo fino ad ora”. A queste parole furono pieni di ammirazione e se ne andarono rendendo gloria a Dio.

EULOGIO PRESBITERO

Εὐλόγιός πρεσβύτερος

1. Un certo Eulogio, discepolo del beato Giovanni il Vescovo, sacerdote e grande asceta, era solito digiunare per due giorni di seguito e spesso estendeva il suo digiuno all’intera settimana, mangiando solo pane e sale. Gli uomini lo lodavano molto. Si recò da Abba Giuseppe a Panefisi, nella speranza di trovare presso di lui esempi di una maggiore austerità. L’anziano lo accolse con gioia e gli fornì tutto ciò che aveva per rifocillarlo. I discepoli di Eulogio dissero: “Il sacerdote mangia solo pane e sale”. Abba Giuseppe mangiò in silenzio. I visitatori trascorsero lì tre giorni senza sentirli cantare o pregare, perché i fratelli lottavano in segreto. Se ne andarono senza essere stati edificati. Per volontà di Dio, si fece così buio che persero la strada e tornarono dall’anziano. Prima di bussare alla porta, sentirono dei canti. Aspettarono quindi il momento opportuno e bussarono. Quelli che erano dentro, terminata la salmodia, li accolsero con gioia. Poi, a causa del caldo, i discepoli di Eulogio si precipitarono alla giara d’acqua e gliela offrirono. Ora, essa conteneva un miscuglio di acqua di mare e di acqua di fiume, cosicché egli non poté berla. Tornato in sé, Eulogio si gettò ai piedi dell’anziano e, volendo conoscere il suo stile di vita, gli chiese: “Abbà, che cos’è questo? Prima non cantavi, ma solo dopo la nostra partenza. E ora, quando prendo la brocca, ci trovo dell’acqua salata”. Il vecchio gli rispose: “Il fratello è sciocco e ha mescolato per errore l’acqua di mare”. Ma Eulogio incalzò il vecchio, volendo sapere la verità. Allora l’anziano disse: “Questa bottiglietta di vino è per l’ospitalità, ma quell’acqua è quella che bevono sempre i fratelli”. Poi lo istruì sul discernimento dei pensieri e sul controllo di tutto ciò che di meramente umano c’è in lui. Così divenne più equilibrato, mangiò tutto ciò che gli veniva portato e imparò a lottare in segreto. Poi disse all’anziano: “In verità, il tuo modo di vivere è davvero genuino”.

EUPREPIO

ἀββᾶς Εὐπρέπιος

1. Abba Euprepio disse: “Sapendo che Dio è fedele e potente, abbiate fede in lui e condividerete ciò che è suo. Se siete depressi, allora non credete. Noi tutti crediamo che egli è potente e crediamo che tutto è possibile a lui. Per quanto riguarda i vostri affari, comportatevi con fede in lui anche per quelli, perché egli è in grado di fare miracoli anche in voi”.

2. Lo stesso anziano aiutò alcuni ladri mentre lo derubavano. Quando portarono via quello che c’era nella sua cella, Abba Euprepio vide che avevano lasciato il suo bastone e si dispiacque. Così lo prese e corse dietro a loro per darglielo. Ma i ladri non volevano prenderlo, temendo che gli sarebbe successo qualcosa se lo avessero fatto. Allora chiese ad alcuni che incontrò e che stava facendo la stessa strada di dare loro il bastone.

3. Abba Euprepio disse: “Le cose corporee sono composte di materia. Chi ama il mondo ama le occasioni di caduta. Perciò, se ci capita di perdere qualcosa, dobbiamo accettarlo con gioia e gratitudine, rendendoci conto che siamo stati liberati dalle preoccupazioni”.

4. Un fratello interrogò Abba Euprepio sulla sua vita. L’anziano disse: “Mangia paglia, indossa paglia, dormi sulla paglia, cioè rinuncia a tutto e procurati un cuore di ferro”.

5. Un fratello chiese allo stesso vecchio: “Come dimora il timore di Dio nell’anima?”. Il vecchio rispose: “Se un uomo è dotato di umiltà e povertà e se non giudica gli altri, il timore di Dio verrà a lui”.

6. Disse anche: “Che il timore, l’umiltà, la mancanza di cibo e la compunzione siano con voi”.

7. Abba Euprepio andò a trovare un anziano e gli disse: “Abba, dammi una parola perché io sia salvato”. L’altro rispose: “Se vuoi essere salvato, quando vai a trovare qualcuno, non cominciare a parlare prima di essere stato interpellato”. Pieno di compassione per questo detto, si prostrò, dicendo: “Ho letto molti libri prima, ma non ho mai ricevuto un tale insegnamento”, e se ne andò molto edificato.




EPHREM

ἀββᾶς Ἐφραὶμ

Efrem il Siro è il più importante teologo di lingua siriaca del IV secolo e grande innografo. Per questo dono fu soprannominato “l’arpa dello Spirito Santo”, Nacque intorno al 306 nella città di Nisibi nell’attuale Turchia sud orientale da una famiglia cristiana. Morì nel 373. Fu molto venerato ed apprezzato tanto che i suoi inni e altri suoi scritti furono introdotti nelle celebrazioni liturgiche. 

1. Ancora bambino, Abba Ephrem ebbe un sogno e poi una visione. Un tralcio di vite uscì dalla sua lingua, si ingrandì e riempì ogni cosa sotto il cielo. Era carico di frutti meravigliosi. Tutti gli uccelli del cielo vennero a mangiare del frutto della vite, e più mangiavano, più il frutto aumentava.

2. Un’altra volta, uno dei santi ebbe una visione. Secondo l’ordine di Dio, un gruppo di angeli scese dal cielo, tenendo in mano un rotolo (cioè un pezzo di papiro scritto dentro e fuori), e si dissero l’un l’altro: “A chi dobbiamo darlo?” Alcuni dissero: “A questo”, altri: “A quello”. Allora la risposta arrivò con queste parole: “In verità, essi sono santi e giusti, ma nessuno di loro è in grado di riceverlo, tranne Ephrem”. L’anziano vide che il rotolo fu dato a Ephrem e vide come una fontana che sgorgava dalle sue labbra. Allora capì che ciò che usciva dalle labbra di Ephrem era dello Spirito Santo.

3. Un’altra volta, mentre Efrem era in viaggio, una prostituta cercò con le sue lusinghe, se non di indurlo a un rapporto sessuale vergognoso, almeno di farlo arrabbiare, perché nessuno lo aveva mai visto arrabbiato. Egli le disse: “Seguimi”. Quando giunsero in un luogo molto affollato, le disse: “In questo luogo, vieni, fai ciò che desideri”. Ma lei, vedendo la folla, gli disse: “Come possiamo fare quello che vogliamo davanti a una folla così grande, senza vergognarci?”. Egli rispose: “Se voi arrossite davanti agli uomini, quanto più dovremmo arrossire noi davanti a Dio, che conosce ciò che è nascosto nelle tenebre?”. Lei si coprì di vergogna e se ne andò senza aver ottenuto nulla.




EPIFANIO

ἅγιος Ἐπιφάνιος

Il Santo Epifanio nacque dopo il 310 d.C. a Eleuteropoli in Palestina e probabilmente ƒu discepolo del grande Ilarione, padre dei monaci di Terra Santa. Fu monaco in Egitto, e poi fondò un monastero in Palestina, vicino alla sua città natale, tra Gaza e Gerusalemme. Nel 367 fu ordinato vescovo di Costanza (Salamina) in Cipro. Scrisse attorno al 374 un primo compendio contro le eresie, intitolato “l’Ancora della Fede”, e subito dopo il poderoso “Panarion” in tre libri, nei quali sono descritte 80 eresie. Si addormentò nel Signore nel 403.

1. Il santo vescovo Epifanio racconta che alcuni corvi, volando intorno al tempio di Serapide, alla presenza del beato Atanasio il Grande, gridavano senza interruzione: “Cra, Cra”. Allora alcuni pagani, in piedi davanti al beato Atanasio, gridarono: “Vecchio malvagio, dicci cosa gridano questi corvi”. Egli rispose: “Questi corvi stanno dicendo: “Cra, cra”, e nella lingua ausonica (italica) questa parola significa “domani”. E aggiunse: “Domani vedrete la gloria di Dio”. Subito dopo fu annunciata la morte dell’Imperatore Giuliano. A questa notizia corsero tutti al tempio di Serapide gridando contro di lui e dicendo: “Se non lo volevate, perché avete accettato i suoi doni?”.

2. Gli stessi raccontano che ad Alessandria c’era un auriga, la cui madre si chiamava Maria. Durante un combattimento equestre ebbe una caduta. Poi, rialzandosi, superò gli uomini che lo avevano abbattuto e riportò la vittoria. La folla gridava: “Il figlio di Maria è caduto; è risorto ed è il vincitore”. Mentre si sentivano ancora queste grida, una notizia attraversò la folla in relazione al tempio di Serapide: il grande Teofilo era andato a rovesciare la statua di Serapide e si era fatto padrone del tempio.

3. Il beato Epifanio, vescovo di Cipro, si sentì dire questo dall’abate di un monastero che aveva in Palestina: “Per le vostre preghiere non trascuriamo il nostro turno di salmodia stabilito, ma siamo molto attenti a recitare Terza, Sesta e Nona”. Allora Epifanio li correggeva con il seguente commento: “È chiaro che non vi preoccupate delle altre ore del giorno, se smettete di pregare. Il vero monaco deve avere continuamente nel cuore la preghiera e la salmodia”.

4. Un giorno sant’Epifanio mandò qualcuno da Abba Ilarione con questa richiesta: “Vieni e vediamoci prima di lasciare il corpo”. Quando arrivò, si rallegrarono della reciproca compagnia. Durante il pasto fu portato loro un pollo; Epifanio lo prese e lo diede a Ilarione. Allora il vecchio gli disse: “Perdonami, ma da quando ho ricevuto l’abito non ho più mangiato carne uccisa”. Il vescovo rispose: “Da quando ho preso l’abito, non ho permesso a nessuno di andare a dormire lamentandosi di me e non sono andato a riposare lamentandomi di qualcuno”. Il vecchio rispose: “Perdonami, il tuo modo di vivere è migliore del mio”.

5. Lo stesso anziano disse: “Melchisedec, immagine di Cristo, benedisse Abramo, padre degli Ebrei; quanto più la verità stessa, che è il Cristo, benedice e santifica tutti coloro che credono in essa”.

6. Lo stesso anziano disse: “La cananea grida e viene ascoltata; (Mt 15) la donna con l’emissione di sangue tace e viene chiamata beata; (Lc 8) il fariseo parla e viene condannato; (Mt 9) il pubblicano non apre la bocca e viene ascoltato”. (Luca 18)

7. Lo stesso anziano disse: “Davide, il profeta, pregava a notte fonda; svegliandosi nel cuore della notte, pregava prima del giorno; all’alba del giorno stava davanti al Signore; nelle ore piccole pregava, la sera e a metà giornata pregava di nuovo, e per questo diceva: “Sette volte al giorno ti ho lodato””. (Sal 118,164)

8. Ha anche detto: “L’acquisizione di libri cristiani è necessario per coloro che possono usarli. Infatti, la sola vista di questi libri ci rende meno inclini al peccato e ci incita a credere più fermamente nella giustizia”.

9. Ha anche detto: “La lettura delle Scritture è una grande salvaguardia contro il peccato”.

10. Disse anche: “È un grande tradimento della salvezza non conoscere nulla della legge divina”.

11. Ha anche detto: “L’ignoranza delle Scritture è un precipizio e un abisso profondo”.

12. Lo stesso Abba disse: “I giusti peccano con la bocca, ma gli empi peccano con tutto il corpo”. Ecco perché Davide canta: “Poni, Signore, una guardia davanti alla mia bocca e custodisci la porta delle mie labbra”. (Sal 140,3) E ancora: “Farò attenzione alle mie vie per non peccare con la mia lingua”. (Sal 38,1)

13. Qualcuno gli chiese: “Perché nella Legge ci sono dieci comandamenti e nove beatitudini?”. Rispose: “Il Decalogo corrisponde al numero delle piaghe d’Egitto, mentre la figura delle Beatitudini è tre volte l’immagine della Trinità”.

14. Qualcun altro gli domandò: “Basta un uomo giusto per placare Dio?” Egli rispose: “Sì, perché egli stesso ha scritto: “Trovate un uomo che viva secondo giustizia e io perdonerò tutto il popolo””. (Ger 5,1)

15. Lo stesso Abba disse: “Dio rimette i debiti dei peccatori che sono penitenti, per esempio la donna peccatrice e il pubblicano, ma all’uomo giusto chiede addirittura gli interessi. Così dice ai suoi apostoli: “Se la vostra giustizia non supera quella degli scribi e dei farisei, non entrerete mai nel regno dei cieli”. (Mt 5,20)

16. Disse anche: “Dio vende la giustizia a un prezzo molto basso a coloro che vogliono comprarla: un piccolo pezzo di pane, un mantello di nessun valore, una tazza di acqua fredda, un’elemosina”.

17. E aggiunge: “L’uomo che riceve qualcosa da un altro a causa della sua povertà o dei suoi bisogni ha lì la sua ricompensa e, poiché si vergogna, quando la restituisce lo fa in segreto. Ma per il Signore Dio è il contrario: riceve in segreto, ma ripaga alla presenza degli angeli, degli arcangeli e dei giusti”.




DIOSCORO

ἀββᾶ Διοσκόρου

Molto probabilmente uno dei monaci chiamati «grandi fratelli» per via della loro statura imponente e soggiornanti nel deserto di Nitria. Furono molto noti. Fu consacrato vescovo di Damanhur dal Vescovo  Teofilo d’Alessandria e dallo stesso poi perseguitato per la disputa antiorigenista. Dioscuro fu così sollevato dal suo trono episcopale per tramite dell’Imperatore che seguiva i dettami del Patriarca Alessandrino.

1. Di Abba Dioscoro il Nachiasta si diceva che mangiava pane d’orzo e lenticchie. Ogni anno prendeva una decisione su una cosa particolare, dicendo: “Quest’anno non incontrerò nessuno”; oppure: “Non parlerò”; oppure: “Non mangerò cibi cotti”; oppure: “Non mangerò frutta o verdura”. In tutto la sua fatica agiva in questo modo, e quando aveva finito una fatica, ne iniziava un’altra. Ogni anno faceva così.

2. Un fratello interrogò Abba Poemen in questo modo: “I miei pensieri mi turbano, facendomi mettere da parte i miei peccati e preoccupandomi delle colpe di mio fratello”. Il vecchio gli raccontò la seguente storia di Abba Dioscoro: “Nella sua cella piangeva su sé stesso, mentre il suo discepolo era seduto in un’altra cella. Quando quest’ultimo venne a trovare l’anziano, gli chiese: “Padre, perché piangi?”. “Piango per i miei peccati”, gli rispose l’anziano. Allora il discepolo gli disse: “Tu non hai peccati, padre”. L’anziano rispose: “In verità, figlio mio, se mi fosse concesso di vedere i miei peccati, non basterebbero tre o quattro uomini per piangerli”.

3. Abba Dioscoro disse: “Se indossiamo la veste celeste, non saremo trovati nudi; ma se ci trovano senza questa veste, che cosa faremo, fratelli? Anche noi sentiremo la voce che dice: “Gettateli nelle tenebre esterne; là gli uomini piangeranno e digrigneranno i denti”. (Mt 22,13) Eh, fratelli, ci aspetta una grande vergogna se, dopo aver indossato questo abito per tanto tempo, nel momento del bisogno ci troveremo a non aver indossato la veste nuziale. Oh, quale compunzione ci coglierà! Quale oscurità cadrà su di noi, alla presenza dei nostri padri e dei nostri fratelli, che ci vedranno torturati dagli angeli del castigo!”.