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PADRI DEL DESERTO: AMMONAS (Ammone) – Lettere

PADRI DEL DESERTO: AMMONAS (Ammone) – Lettere

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Saint Ammonius, the Hermit | Citydesert

Discepolo di Antonio il Grande che, alla morte di quest’ultimo, prima di diventare Vescovo, pare che passò a dirigere la colonia di monaci di Pispir. Non ci sono dati certissimi ed il dubitativo lo mettiamo perché all’epoca in Egitto il nome Ammonas era abbastanza diffuso. A lui sono state attribuite 14 lettere che rappresentano un’ottima fonte – una delle più importanti dopo gli Apoftegmi – per conoscere il monachesimo primitivo fiorito nel deserto egiziano.

La nostra traduzione e la numerazione sono basate sul testo siriaco tradotto in francese e spagnolo:

Lettres des Pères du désert. Ammonas, Macaire, Arsène, Sérapion de
Thmuis,
Abbaye de Bellefontaine 1985, pp. 3-54 , publicada por D. Bernard Outtier y D. Lucien Regnault (monjes de Solesmes) in (Spiritualité orientale, nº 42)

Cuadernos Monásticos n. 113 (1995), Introducción a las Cartas de Ammonas

La traduzione del testo greco è disponibile in italiano nel volume: R. Cherubini, Conoscere Dio, Lettere ed altri scritti di Ammonas, Urbaniana University Press, 2011.

Lettera I 1  [Salute]  

1. Prima di tutto, carissimi fratelli, prego per la vostra salute spirituale. Perché le cose visibili sono temporanee, ma le cose invisibili sono eterne (2 Cor 4,18). Ora vedo che il vostro corpo è spirituale e pieno di vita2.  Ora, se il corpo ha la vita, Dio gli darà un’eredità3. e sarà considerato erede di Dio. Dio gli pagherà la ricompensa per tutto il suo lavoro, perché ha avuto cura di conservare in vita tutto il suo frutto, per essere considerato erede di Dio. Ora sono felice per voi e per il vostro corpo, perché è pieno di vita. D’altra parte, colui il cui corpo è morto non sarà considerato erede di Dio; inoltre, Dio lo accusa quando parla per mezzo del profeta, in questi termini: Grida forte, non fermarti, alza la voce come una tromba! Fai conoscere al mio popolo i suoi peccati e alla casa di Giacobbe le sue iniquità! Mi cercano giorno dopo giorno e vogliono avvicinarsi a Dio, dicendo: “E allora? Abbiamo digiunato e tu non l’hai visto. Abbiamo umiliato la nostra anima e tu non lo sapevi» (Is 58,1-3). 

Ecco cosa risponde loro: Perché nei giorni del loro digiuno si sono trovati a fare la propria volontà, e opprimono tutti i loro operai e maltrattano i loro nemici; digiuni per citare in giudizio e combattere. Non è così che la tua voce sarà ascoltata in alto oggi! Questo non è il digiuno che ho scelto, dice il Signore; Ora puoi chinare il collo come un asino e sdraiarti su sacco e cenere, ma non chiamarlo digiuno accettabile (Is 58,3-5). Questo è un corpo morto4; Per questo il Signore non li ascolta quando pregano Dio, ma, al contrario, li accusa. E inoltre, riguardo a questi, nel Vangelo si dice: Se la luce che è in te è tenebra, quante tenebre ci saranno! (Mt 6,23). Il profeta aggiunge severamente su di loro: Tutta la sua giustizia è come il lino macchiato di una donna (Is 64,6). Quindi ora è un corpo morto.  2. Ma voi, carissimi fratelli, non avete nulla in comune con quel cadavere, perché il vostro corpo è pieno di vita. Prego Dio per voi, perché vegli su di voi, che il vostro corpo non cambi, ma anzi cresca con voi e cresca in grazia e gioia, nell’amore fraterno e nell’amore per i poveri, nei buoni costumi e in tutti i frutti della giustizia, finché non lasceremo questa vita e ci ricevano in quella magione5 dove non c’è tristezza, né pensiero cattivo, né malattia, né tribolazione, ma gioia e felicità6 gloria e luce eterna, paradiso e frutto che non passa; e che arriviamo7 alle dimore degli angeli e all’assemblea dei primogeniti, i cui nomi sono scritti nei cieli (Eb 12,22-23), e a tutte le promesse di cui non possiamo parlare ora.  3. Vi ho scritto queste cose per amor vostro, affinché i vostri cuori si rafforzino. Ci sono ancora molte (altre) cose che vorrei scrivervi, però da un’opportunità al saggio, ed egli diverrà più saggio (Pr 9,9). Possa Dio preservarti da questo mondo malvagio, affinché tu possa essere sano nel corpo, nello spirito e nell’anima; ti dia intelligenza in tutto (2 Tm 2,7), perché tu sia libero dall’errore di questo tempo. 

Comportatevi bene nel Signore, miei carissimi fratelli. Ogni corpo morto viene all’uomo per amore della vanagloria e dei piaceri8.

NOTE:

1 È conservato solo in siriano (n. 1), georgiano (n. 13, inedito), arabo (con n. 15) e armeno (con n. 2). 

2 Il testo siriaco porta corpo, mentre il georgiano, l’arabo e l’armeno leggono  frutti.lettura corpo è la “lectio difficilior”, prediletta da D. Outtier e D. Regnault. Deve essere inteso come «il rinnovamento dello stesso corpo per opera dello Spirito Santo, anticipazione della condizione risorta» (Lettres, p. 17, nota 1). 

3 Antonio, Epistola 5,4.

4 Quello che segue, fino alla fine del paragrafo, manca alla versione siriaca. 

5 Il siriaco recita: “Dio ci riceva ciascuno in quella magione”. 

6 Antonio, Epistola 4,12. 

7 Siriaco: “E possa Egli riceverci.”

8 Georgiano, arabo e armeno portano: “E dai piaceri del corpo”.

Il discernimento e altre arti rare. Un invito al deserto dei Padri

Lettera II 9 [Forza]  

1. A coloro che sono cari nel Signore, un gioioso saluto! 

Se uno ama il Signore con tutto il suo cuore e con tutta la sua anima (Dt 6,5; Mt 22,37), e rimane nel timore con tutte le sue forze10, il timore produrrà il pianto, e le lacrime gli daranno la sua felicità. La gioia produrrà forza e, attraverso di essa, l’anima porterà frutto in ogni cosa. E Dio, vedendo che il suo frutto è così bello, lo riceve come un profumo gradevole. In tutte queste cose si rallegrerà Dio in lei [=l’anima] con i suoi angeli11; e le darà un guardiano che la custodirà in tutte le sue vie (Sal 90,11) per condurla al luogo di riposo12, affinché Satana non la governi. Perché quando il diavolo vede il guardiano, cioè la forza che è intorno all’anima, fugge e non osa avvicinarsi all’uomo, temendo la forza che è intorno a lui. Per questo, amatissimi nel Signore, voi che la mia anima ama, so che siete amici di Dio. Acquisite, dunque, questa forza per voi stessi, affinché Satana vi tema e possiate agire con saggezza in tutte le vostre azioni. Così la dolcezza della grazia verrà su di te e farà crescere il tuo frutto13. Perché la dolcezza della grazia spirituale è più dolce del miele e del favo (Sal 18,11), e pochi14 monaci e vergini hanno conosciuto questa grande dolcezza della grazia15, tranne pochi in certi luoghi, perché non hanno ricevuto la forza divina16. Non hanno coltivato quella forza, e perciò il Signore non gliela ha data; perché a tutti coloro che la coltivano, Dio la dona. Dio non ha riguardo per le persone (At 10,34), ma la dona di generazione in generazione a coloro che la coltivano.  

2. Ora, carissimi, so che siete amici di Dio e che, dal momento in cui siete venuti a quest’opera [=vita monastica], amate Dio con tutto il vostro cuore, con la sincerità dei vostri cuori. Acquisite dunque quella forza divina, per trascorrere tutta la vostra vita nella libertà, nella gioia e nella felicità17, affinché l’opera di Dio18 si renda facile per voi. E quella forza che è data all’uomo quaggiù, lo farà riposare, finché non avrà superato tutte le potenze dell’aria (Ef 2,2). Poiché nell’aria ci sono potenze che ostacolano il cammino degli uomini e non vogliono che salgano verso Dio19. Perciò ora preghiamo Dio incessantemente, affinché queste potenze non ci impediscano di ascendere verso Dio, perché finché i giusti hanno con sé la forza divina, nessuno può ostacolarli. Affinché quella forza dimori nell’uomo, ecco come coltivarla20: disprezzare tutti gli oltraggi e gli onori umani, odiare tutti i vantaggi di questo mondo che sono considerati preziosi21 e tutti i piaceri del corpo, purificare il  cuore da tutti i pensieri impuri e da tutta la vuota saggezza di questo mondo, e chiedere (forza) giorno e notte, con lacrime e digiuni. E Dio, che è buono, non tarderà a darteli, e quando ve li avrà dati, trascorrerete tutto il tempo della vostra vita in pace e tranquillità; troverete la libertà davanti a Dio ed Egli esaudirà tutte le vostre richieste, come sta scritto (Sal 36,4; Mt 21,22)22.  

Ci sono tante altre cose che vorrei scriverti, ma questo poco vi ho scritto per il grande amore che ho per voi. Con tutto il cuore siate buoni nel Signore, onorevoli fratelli, amici di Dio23

NOTE:

9 È conservato in Siriaco (n. 2), georgiano (n. 1), greco (n. 2) e arabo (n. 9). 

10Siriaco e arabo: “E con tutte le sue forze acquista paura”. 

11 Vedi Lc 15,10; Antonio, Epistola 3,1. 

12 Il Siriaco dice: “Finché non sia entrato nel luogo della vita”. L’inizio di questa lettera è conservato in copto, in una raccolta di Apothegms: Annales du Musée Guimet, t. 25, pag. 25 (Lettres, p. 19, nota 2). 

13 Siriaco: “La dolcezza di Dio, per quanto è possibile, produrrà forza in te.” Greco: “Affinché la dolcezza della grazia progredisca e faccia crescere il suo frutto”.

14 Greco: “La maggior parte”.

15 Siriaco: “Dolcezza della divinità”; Arabo: “Dolcezza dell’amore divino”.

16 Greco: “Perché non hanno ricevuto la forza celeste”. 

17 Siriaco: “In modo che tu possa lavorare in ogni momento con facilità e gioia.” Il greco omette “gioia e letizia”. 

18 Siriaco: “Tutta l’opera di Dio”. 

19 Cfr Atanasio di Alessandria, Vita di Antonio 65. 

20 Siriaco: “L’effetto dell’opera divina”; Georgiano: “Le sue opere”. 

21 Il siriaco e l’arabo omettono “che sono considerati preziosi”. 

22 Il greco continua con la lettera 3, che è la 4 del siriaco. “Se dopo averlo ricevuto, il fervore divino si allontana e ci abbandona, domandatelo di nuovo e tornerà. Infatti il fervore divino è come fuoco e trasforma il freddo nella propria stessa potenza. Se vedete il vostro cuore ad un certo momento appesantito, mettete la vostra anima davanti a voi ed esaminatela mentalmente con un santo ragionamento, così che per forza si scalderà di nuovo e brucerà in Dio. Il profeta Davide stesso, quando vide il suo cuore appesantito disse: Ho versato la mia anima su di me (Sal 41,5), ho ricorsato i giorni passati e ho meditato su tutte le tue opere (Sal 142,5), e così via. In questo modo ha fatto si che il suo cuore si riscaldasse di nuovo ed ha ricevuto la dolcezza del Santissimo Spirito”

23 “Onorevoli fratelli, amici di Dio”, è la lezione del georgiano; Siriaco: “In ogni opera dell’amore di Dio”.

Le visite provvidenziali degli angeli custodi ai Padri del deserto

Lettera III 24 [Umiltà]  

 Agli onoratissimi fratelli nel Signore, un gioioso saluto!25 

1. Vi scrivo questa lettera come grandi amici di Dio, che lo cercano con tutto il cuore. È a loro, infatti, che Dio ascolta quando pregano, li benedice in tutto ed esaudisce tutte le richieste della loro anima quando lo invocano. Ma in quanto a coloro che si accostano a Lui, non con tutto il cuore, ma dubitando e compiendo le loro opere per essere glorificati dagli uomini (Mt 6,2), Dio non ascolta le loro richieste, ma anzi si adira con loro, perché sta scritto: Dio disperderà le ossa di coloro che cercano di piacere agli uomini (Sal 52,6)26.  2. Vedi come Dio è adirato con le loro opere e non esaudisce nessuna delle loro richieste; anzi, li resiste, poiché fanno le loro opere non con fede, ma secondo l’uomo. Per questo la forza divina non abita in loro, sono malati in tutte le opere che compiono. Per questo non conoscono la potenza della grazia, né la sua facilità né la sua gioia, ma la loro anima è ostacolata in tutte le sue opere come da un peso. Tale è la maggioranza dei monaci27, non hanno ricevuto la forza della grazia che anima l’anima, la dispone alla gioia e le dona ogni giorno quella gioia che fa ardere il suo cuore in Dio28. Perché quello che fanno, lo fanno secondo l’uomo; così la grazia non è scesa su di loro. La forza di Dio, infatti, odia chi opera per piacere agli uomini29.  

3. Perciò, diletti, che amate la mia anima e i cui frutti sono presi in considerazione da Dio, combattete in tutte le vostre opere lo spirito di vanagloria per vincerla in tutto. In modo che tutto il tuo corpo sia gradevole e rimanga vivo con il Creatore, e che tu riceva la forza della grazia, che supera tutte queste cose. Sono convinto, fratelli, che fate di tutto per questo, resistendo allo spirito di vanagloria e combattendolo sempre. Per questo il vostro corpo ha vita. Perché quello spirito maligno si manifesta davanti all’uomo in ogni opera di giustizia che l’uomo inizia, vuole corromperne il frutto e renderlo inutile, per non permettere30 che gli uomini compiano l’opera della giustizia secondo Dio. In effetti, questo spirito malvagio combatte coloro che vogliono essere fedeli. Se alcuni sono lodati dagli uomini come fedeli o umili o misericordiosi, immediatamente questo spirito malvagio si impegna contro di loro; e certamente è vittorioso, dissolve e distrugge i loro corpi31, perché li incita a compiere le loro azioni virtuose con la preoccupazione di piacere agli uomini e così perde i loro corpi32. Finché gli uomini credono di avere qualcosa, davanti a Dio non hanno nulla33. Per questo Dio non dà loro forza, ma li lascia vuoti, poiché non ha trovato i loro corpi pronti per essere saziati, e li priva della grandissima dolcezza della grazia.  

4. Ma voi, carissimi, combattete contro lo spirito di vanagloria e pregate sempre, per vincerlo in tutto; affinché la grazia di Dio sia sempre con voi. Chiederò a Dio, nella sua bontà, di darvi questa forza e questa grazia34 in ogni momento, perché niente è più eccellente di questo35. Se vedi il fervore divino allontanarsi e abbandonarti, chiedilo ancora e ti tornerà. Perché quel fervore è come un fuoco che cambia il freddo nella sua stessa natura. Se vedi il tuo cuore improvvisamente addormentato in certi momenti, poni la tua anima davanti a te, sottoponila alla prova di un pio interrogatorio, e così, necessariamente, sarà di nuovo calda e infiammata in Dio. Perché anche il profeta Davide, vedendo la sua anima travolta dal dolore, parlò così: Ho riversato l’anima su me stesso (Sal 41,6), ho ricordato i tempi antichi, ho meditato tutte le tue opere, ho disteso verso di te le mie mani L’anima mia, come terra arida, sospirò per te (Sal 142,5-6). Così agì Davide quando sentì il suo cuore sopraffatto e freddo, finché non restituì il calore e ricevette la dolcezza della grazia divina36.  

Notte e giorno osservava e supplicava. Fai anche tu questo, amatissimo, e crescerai e Dio ti rivelerà i suoi grandi misteri.  

 Il Signore ti conservi irreprensibile e sano nell’anima, nello spirito e nel corpo, finché non ti conduca alla sua propria dimora37 con i tuoi padri38 che hanno combattuto bene e hanno terminato la loro corsa in Cristo, al quale sia la gloria nei secoli dei secoli.  

NOTE:

 24 Questa epistola può essere letta nelle versioni siriaca (n. 3), georgiana (n. 2), greca (n. 6), araba (n. 10). 

25 Questo saluto manca in siriaco e arabo. In greco si legge solo: “Saluti”.

26 Nell’Epistola Arsenio (nº 68) si trova la stessa citazione biblica (tutto il versetto); vedere Lettere, pag. 112. 

27 Siriaco e arabo aggiungono: “Del nostro tempo”. 

28 Siriaco: “La dolcezza che rende il cuore ardente per Dio.”

29 Greco: “Fa le sue azioni per rispetto umano”. 

30 Siriaco aggiunge: “Per quanto può.” 

31Siriaco: “Ma come fa a distruggere (i loro corpi) e sottometterli in modo che perdano il loro modo di vivere e la loro virtù? Quando li incita…” 

32 Siriaco: “Quando pensano di possedere qualcosa dall’uomo.” 

33Da “prima”, questa frase manca in siriaco. 

34Invece di forza e grazia, il siriano porta “gioia”. 

35Questo pezzo da “Ma voi” a “eccellente” manca dal greco.

36Da: “Se vedi…”, la traduzione corrisponde all’epistola 2,3 del testo greco. Questa versione non include la citazione dal versetto 6 del Sal 142; e termina dicendo: “Così il suo cuore si infiammò di nuovo e ricevette la dolcezza dello Spirito santissimo”. Ciò che segue non si trova in greco. 

37Il siriaco aggiunge: “Nel regno”. 

38Il siriaco conclude così: “Che hanno posto fine alla loro vita per sempre. Amen”.

Sapienza spirituale: "I padri del deserto" - Hristos
Lettera IV 39 [Discernimento]  
Ai fratelli più cari in Cristo, un gioioso saluto!40 
1. Sapete che vi scrivo come figli carissimi, come figli della promessa41 e figli del Regno. Per questo ti ricordo notte e giorno, affinché Dio ti protegga da ogni male e tu abbia sempre la sollecitudine di ottenere da Dio che ti conceda il discernimento42 e la visione dall’alto43; per imparare a discernere in tutte le cose la differenza tra il bene e il male. Perché sta scritto: Il cibo solido è per i perfetti, per coloro le cui facoltà sono esercitate dall’abitudine di discernere il bene e il male (Eb 5,14). Questi sono diventati figli del Regno e sono annoverati nel rango dei figli44, di quelli ai quali Dio ha dato la visione dall’alto in tutte le loro opere, affinché nessuno li inganni, né uomo né demone45. Poiché i fedeli sono catturati dall’immagine del bene, e tanti sono ingannati, perché non hanno ancora ricevuto quella visione dall’alto. Per questo il beato Paolo, sapendo che questa è la grande ricchezza dei fedeli, disse: «Mi chino notte e giorno davanti al Signore Gesù Cristo per voi, perché vi conceda una rivelazione con la sua conoscenza,46 perché possa illuminare gli occhi dei vostri cuori, perché conoscano qual è l’ampiezza e la lunghezza, l’altezza e la profondità,47 per conoscere la carità di Cristo che supera ogni conoscenza, ecc. (Ef 3,14-19). Poiché il beato Paolo li amava con tutto il suo cuore, volle che tutta la grande ricchezza che conosceva, cioè la visione dall’alto in Cristo, fosse data ai suoi amati figli. Sapeva, infatti, che se fosse stata loro data, non si sarebbero più stanchi di nulla e non avrebbero avuto paura di nulla, ma che la gioia di Dio sarebbe stata in loro notte e giorno, che l’opera di Dio sarebbe stata per loro dolce in tutto, più del miele e del favo (Sal 18,11); e che Dio sarebbe sempre stato con loro per dare loro rivelazioni e insegnare loro grandi misteri, di cui non posso parlare con la mia lingua.  
2. Ora dunque, miei cari, poiché mi siete stati dati come figli, vi prego notte e giorno, con fede e lacrime, di ricevere il carisma della chiaroveggenza48, che non avete ancora ottenuto dopo essere entrati nella vita ascetica. Ed io, l’umile49, prego anche per voi, perché raggiungiate quel progresso e quella statura, che non molti monaci hanno raggiunto, ma solo alcune anime che qua e là sono amiche di Dio50. Se volete raggiungere quella perfezione, non prendete l’abitudine di ricevere un monaco che lo sia solo di nome51 e che è annoverato tra i negligenti, ma tenetelo lontano da voi52. Altrimenti non vi permetterà di progredire in Dio e spegnerà il vostro fervore. Perché i cuori negligenti non sono ferventi, ma seguono la propria volontà; e se vengono da te, ti parlano delle cose di questo mondo e attraverso quel discorso placano il tuo fervore e non ti permettono di progredire. Per questo sta scritto: Non spegnere lo Spirito (1Ts 5,19); poiché si spegne con parole vane e distrazioni. Quando vedete tali monaci, fate loro del bene, ma fuggite da loro e non associatevi a loro, poiché sono loro che non permettono agli uomini di camminare sulla via della perfezione in questi tempi.  
Comportatevi bene nel Signore, miei cari, nello Spirito di bontà.

NOTE:

39N. 4 in siriaco e georgiano, n. 3 in greco e n. 11 in arabo. 

40 Questo saluto manca in siriano. 

41Gal 4.28

42Cfr. l’ Apotegma, dalla serie alfabetica, Pastor 52; PG 65.333.

43Il siriaco porta: “E l’illuminazione degli occhi”. 

44Siriaco: “figli adottivi”; vedere Rm 8.15. 

45“Né uomo né diavolo” non si legge in georgiano e nemmeno in greco.

46Greco: “Conoscerlo”

47Siriaco: “Affinché conoscano le ricchezze dell’eredità dei santi.

48Siriaco: “Possa questa discrezione essere definitivamente radicata in te.”

49Il siriaco e l’arabo leggono: “tuo padre”, invece di “umile”.

50Greco: “Pochi numerosi benedetti da Dio”.

51Greco: “Dal menzionare tra voi il nome di un monaco…”. 

52Siriaco: “Dalla comunità.”

l´agpeya in lingua italiana - Benvenuti su anacoreta!

   

Lettera V 53 [Paternità spirituale]  

 All’amato nel Signore.  

1. Tu sai che l’amore di Dio esige l’amore del prossimo incessantemente. Ora, il prossimo è colui che è stato chiamato alla vocazione celeste. Il servo di Dio prega notte e giorno per il prossimo, come per se stesso. E poiché sei anche il mio prossimo, ti ricordo notte e giorno nelle mie preghiere, affinché la tua fede cresca e tu acquisisca maggiore forza54. Lo faccio per voi, perché in Dio siete considerati figli. Timoteo era considerato un figlio da Paolo, e gli scrisse quanto segue: Ti ricordo notte e giorno nelle mie preghiere e desidero vederti. Ricordo le tue lacrime e sono pieno di gioia, perché ricordo la fede sincera che hai55 (2 Tm 1,3-5).  2. Ora, mio carissimo, come fece Paolo con Timoteo, anche il mio cuore desidera vederti, ricordando i tuoi gemiti e il dolore del tuo cuore.

Ma so che anche tu vuoi vedermi e che è molto redditizio per te. Paolo, infatti, ha detto: voglio andare a vederli, per dare loro qualche grazia spirituale che li rafforzi (Rm 1,11). Perciò, sebbene siano molto istruiti dallo Spirito Santo, se vado a visitarli, li affermerò molto con la dottrina dello stesso Spirito, e farò loro conoscere anche altre cose che non posso scrivere loro con lettera.  

 Comportati bene nel Signore, nello Spirito di bontà.

NOTE:

53È conservato in siriaco (n. 5), georgiano (n. 5) e arabo (n. 12). 

54Cfr. Lettera 2 di Ammonas. 

55Siriaco: “Libero dal rispetto delle persone”.

Il combattimento nei Padri del deserto - Liberaci dal male

Lettera VI 56 [La paternità spirituale. Preghiera per i vostri figli]  

1. Notte e giorno prego perché cresca in voi la forza di Dio e vi riveli i grandi misteri della divinità, dei quali non posso parlare con la mia lingua, perché sono grandi; non sono di questo mondo e si rivelano solo a coloro il cui cuore è purificato da ogni macchia e da ogni vanità di questo mondo; coloro che hanno preso la loro croce e che insieme a questo si odiano e sono stati obbedienti a Dio in tutto. In questi dimora la divinità e lei nutre la sua anima. Infatti, come gli alberi non crescono se non sono raggiunti dalla forza dell’acqua, così l’anima non può crescere se non riceve la gioia celeste. E tra coloro che la ricevono, ve ne sono alcuni ai quali Dio rivela i misteri celesti, mostra loro il loro posto57, mentre sono ancora nel corpo, ed esaudisce tutte le loro richieste.  

2. Ecco dunque la mia preghiera notte e giorno: che tu raggiunga quel grado e che tu conosca le infinite ricchezze di Cristo (Ef 3,8), poiché sono pochi quelli che sono stati resi perfetti. E sono coloro per i quali sono stati preparati i troni, affinché siedano con Gesù per giudicare gli uomini58. Perché in ogni generazione ci sono uomini giunti a quella misura, per giudicare ciascuno della sua generazione59. Questo è ciò che ti chiedo incessantemente in virtù dell’amore che ho per te. Il beato Paolo disse a coloro che amava: Io voglio dare loro non solo il vangelo di Cristo, ma anche la nostra vita, perché ci sono diventati molto cari (1Ts 2,8 ). Ho mandato a te mio figlio, finché Dio non mi conceda di venire corporalmente a te, per aiutarti a progredire ancora di più. Perché quando i genitori ricevono figli, Dio è in mezzo a loro da entrambe le parti.  

Resta in pace e comportati bene nel Signore. 

NOTE:

56È conservato solo in siriaco (n. 6), georgiano (n. 6) e arabo (n. 13).

57 Nel senso di dimore celesti. 

58 Siriaco: “A chi sono le grandi promesse del Figlio; ricevono grazie e aiutano gli uomini”.

59 Siriaco: “E ciascuno di questi è un esempio per la sua generazione, affinché colui che è considerato perfetto sia un esempio per gli uomini”.

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Lettera VII 60 [Il carisma dei Padri]  

1. All’amato nel Signore, che ha una parte nel Regno dei cieli. Allo stesso modo in cui cerchi Dio imitando tuo padre61, credo che anche tu riceverai le stesse promesse, perché sei stato annoverato nel numero dei suoi figli. Perché i figli ereditano la benedizione dei genitori62, imitando il loro zelo. Per questo il beato Giacobbe, imitando in tutta la pietà63 dai suoi genitori ricevette da loro la benedizione; e quando fu benedetto dai genitori, vide subito alzarsi la scala e salire e scendere gli angeli (Gn 22,1-12). Ora, dal momento in cui alcuni sono benedetti dai genitori e vedono le forze divine, nulla può disturbarli. Perché il beato Paolo quando vide quelle stesse forze divine, rimase impassibile64 e gridò dicendo: «Chi mi separerà dall’amore di Cristo?65 La spada, la fame, la nudità? Ma né angeli né principati né potenze, né altezza né profondità, né altra creatura potrà separarmi dall’amore di Dio?».66 (Rm 8,35-39).  

2. Ora dunque, mio caro, preghiamo incessantemente notte e giorno affinché le benedizioni dei nostri padri e le mie67 vengano a te; e così le forze degli angeli restino con te68, affinché tu trascorra il resto dei tuoi giorni con tutta la gioia del cuore. Se, infatti, qualcuno raggiunge quel grado, la gioia di Dio sarà sempre con lui, e allora farà tutto senza fatica. Perché sta scritto: La luce dei giusti non si spegne mai, ma la luce degli empi si spegnerà (Pr 13,9)69. Chiedo anche che dovunque io vada, venga anche tu70, e lo faccio per la tua obbedienza. Quando il Signore vide l’obbedienza dei suoi discepoli71, pregò per loro il Padre dicendo: «Perché dove sono io siano anche questi, perché hanno ascoltato le mie parole» (Gv 17,24 ). E chiede ancora che siano preservati dal Maligno (Gv 17,15), fino a raggiungere il luogo di riposo. Anch’io prego e chiedo allo stesso Signore che siate preservati dal Maligno fino al vostro arrivo nel luogo del riposo di Dio, e che otteniate la benedizione. Giacobbe infatti dopo la scala vide il capo degli angeli faccia a faccia (Gn 28,12), (poi) combatté con l’angelo e lo sconfisse (Gn 32,24-29). Dio ha fatto questo per benedirlo ancora di più.  

Dio, che servo fin dalla mia giovinezza, ti benedica (ancora di più)72, e tu, mio prediletto, comportati bene.  

NOTE:

60È conservato in siriano (n. 7), georgiano (n. 7) e arabo (n. 14). 

61Siriano: “Ai loro padri nella fede”. 

62Siriaco: “I figli ricevono la benedizione dei genitori…” 

63Siriaco: “La misericordia di Dio”. 

64Siriaco: “E’ stato reso incapace di passione.” 

65Cfr Vita di Antonio 8 e 35. 

66Georgiano: “Dall’amore di Cristo”; Arabo: “Dall’amore di Dio nel Signore nostro Gesù Cristo”. Viene adottata la lettura siriaca.

67 Siriaco: “Le benedizioni dei miei padri…”
68 Siriaco: “Gli eserciti degli angeli si rallegreranno di te in ogni cosa”.
69 Il testo siriaco omette la seconda parte della citazione dei Proverbi (“ma la luce dei malvagi…”).
70Siraco: “Chiedo che anche tu possa raggiungere la magione della vita.”
71Siriaco: “Verso di Lui”.
72Da qui alla fine, disperso nel siriaco.

Lettera VIII 73 [Il carisma che abbiamo ricevuto dai nostri padri]  

All’amato nel Signore. 

1. Ti scrivo come a figlio carissimo, perché i genitori carnali amano più i figli che gli somigliano. Vedo anche te (così), perché tu progredisci imitando me; e chiedo a Dio che ciò che ha dato a me, tuo padre74, lo dia anche a te. Prego che75 possa comunicarti gli altri misteri che non mi è possibile scriverti per lettera. Siate forti nella pace della misericordia del Padre, affinché il carisma che hanno ricevuto i vostri padri, lo riceviate anche voi76. Se volete riceverlo77, dedicatevi all’opera del corpo e all’opera del cuore, rivolgete i vostri pensieri al cielo notte e giorno, chiedete con tutto il cuore lo Spirito di fuoco78, e vi sarà dato. Perché quello stesso Spirito si ha con Elia il Tesbita, con Eliseo e gli altri profeti. Ma guarda che pensieri di dubbio non si insinuano nel tuo cuore, dicendo: “Chi può riceverlo?” Non permettere che ci entrino79, ma chiedi con retta intenzione e riceverai.  2. Io stesso, tuo padre, prego per te80, perché tu riceva lo Spirito, perché so che hai dato la vita per riceverlo81. Chi lo coltiva di generazione in generazione lo riceverà, e questo Spirito abita nei retti di cuore. Ti assicuro82 che cerchi Dio con cuore retto. Quando riceverai quello Spirito, Egli ti rivelerà tutti i misteri celesti. Perché ti rivelerà molte cose che non posso scrivere su carta. Allora sarai libero da ogni paura, una gioia celeste ti circonderà e ti sentirai come se fossi già stato portato nel regno (dei cieli), mentre sei ancora nel corpo. Non avrai più bisogno di  pregare per te stesso, ma solo per il prossimo83. Perché Mosè, dopo aver ricevuto lo Spirito, pregò per il popolo, dicendo: «Se lo distruggi, cancellami dal libro dei viventi» (Es 32,32). Vedi quale preoccupazione che hanno dovuto pregare per gli altri, quando avevano raggiunto quel grado? Anche molti altri raggiunsero quel grado e pregarono per gli altri.  

3. Di tutto questo non posso scriverti ora, ma tu sei saggio e capirai tutto. Quando verrò a visitarti, ti spiegherò più approfonditamente lo Spirito di fuoco84, come deve essere realizzato e ti mostrerò tutte le ricchezze che ora non posso affidare alla carta.  

Comportati bene in quello Spirito di fuoco85, progredisci e affermati di giorno in giorno.  

NOTE:

73È conservato in siriaco (n. 8); georgiano, con n. 8-9; parzialmente in greco con n. 4; e in arabo col numero 8.

74Siriaco: “Ai nostri benedetti genitori.” 

75Siriaco aggiunge: “Posso farti visita in modo che…” 

76 Seguiamo la lettura siriaca. Il georgiano è ben diverso: “Sii forte nella pace di quel grande fuoco che ha acceso tuo padre, perché anche tu possa accenderlo”. 

77Georgiano: “Coprilo”. Qui inizia il testo greco (comma 8 della lettera IV), che recita: «Se vuoi acquistare la grazia spirituale…» 

78Il siriaco porta “Spirito Santo”. 

79Greco (lettera IV,9): “Non lasciarti dominare da questi pensieri…”

80Il greco omette “per te”; mentre il georgiano porta: “Prego sempre per te”. 

81Il siriaco dice letteralmente: “Hanno rinunciato all’anima…” La frase manca in greco e georgiano. 

82 Letteralmente: “Vi attesto…”

83Ciò che segue manca nel greco che pone qui la conclusione della lettera: “Gloria al buon Dio, che favorisce con tali misteri coloro che lo servono con sincerità; a Lui gloria eterna. Amen”. 

84Siriaco: “Spirito di allegria”. 

85 “Della vita”, porta il siriano. 

Lettera IX [La perseveranza nella vocazione monastica]  
1. So che soffrite pene nel vostro cuore, perché siete caduti nella tentazione86, ma se la sopporterete con coraggio, otterrete la gioia. Perché se non si sopporta alcuna tentazione, visibile o nascosta, non si potrà andare oltre la misura che si è raggiunta. Tutti i santi, infatti, quando chiedevano un accrescimento della fede, si trovavano di fronte a delle tentazioni; perché dal momento in cui ricevevano una benedizione da Dio, si aggiungeva loro una tentazione da parte dei nemici, che volevano privarli della benedizione con cui Dio li aveva gratificati. I demoni, vedendo che l’anima beata faceva progressi, la combatterono, segretamente o apertamente. Perché quando Giacobbe fu benedetto dal padre, la tentazione di Esaù lo colse subito (Gn 27,41). Il diavolo, infatti, eccitava il suo cuore contro Giacobbe e voleva cancellare la sua benedizione, ma non poteva prevalere contro i giusti, perché sta scritto: Il Signore non lascerà lo scettro del peccatore sulla sorte del giusto (Sal 124,3)87. Pertanto, Giacobbe non ha perso la benedizione che aveva ricevuto, ma è cresciuta con lui di giorno in giorno. Sforzatevi anche di vincere la tentazione, perché chi riceve una benedizione deve necessariamente sopportare la tentazione. Io stesso, vostro padre, ho sopportato grandi tentazioni, segretamente e apertamente, ma mi sono sottomesso alla volontà di Dio, ho avuto pazienza, ho pregato Dio ed Egli mi ha salvato88.  
2. Ora dunque anche voi, miei cari, avendo ricevuto la benedizione del Signore, accogliete anche voi le tentazioni e sopportatele89 finché non siano superate. Otterrete così un grande progresso e una crescita di tutte90 le vostre virtù; e riceverete un grande91 gioia celeste che ancora non conoscete. Il rimedio per vincere le tentazioni è non cadere nella negligenza e pregare Dio, ringraziandolo con tutto il cuore, avendo grande pazienza in tutto, così le tentazioni si allontaneranno da te. Perché Abramo92 fu così tentato e apparve più gradito93. Per questo sta scritto: Le prove dei giusti sono numerose, ma il Signore li libererà da tutte (Sal 33,20). Giacomo dice anche: Se qualcuno di voi soffre, preghi (Gc 5,13). Guardate come tutti i santi invocano Dio nelle tentazioni!  
3. Sta anche scritto: Dio è fedele, non permetterà che siate tentati oltre le vostre forze (1 Cor 10,13); Dio, dunque, agisce in voi per la rettitudine dei vostri cuori. Se non vi amasse, non manderebbe a voi tentazioni, perché sta scritto: Il Signore corregge colui che ama; colpisce il figlio che gli è gradito (Pr 3,12; Eb 12,6). Sono, quindi, i giusti che beneficiano delle tentazioni94, poiché coloro che non sono tentati non sono nemmeno figli legittimi95; indossano l’abito monastico, ma negano il suo potere96. Antonio, infatti, ci ha detto che «nessuno può entrare nel regno di Dio senza essere tentato»97. E il beato Pietro scrive nella sua lettera: In questo ora ti rallegrerai, tu che hai dovuto sopportare diverse tentazioni, affinché la tua fede provata sia trovata più preziosa dell’oro corruttibile provato dal fuoco (1Pt 1,6-7). Si dice anche che gli alberi scossi dai venti mettano radici migliori e crescano di più; così è con i giusti. In questo, quindi, e in tutto il resto, obbedisci ai tuoi maestri per progredire.  
4. Sapete che all’inizio lo Spirito Santo vi dà gioia nel lavoro spirituale, perché vede che i vostri cuori sono puri. E quando lo Spirito ti ha dato gioia e dolcezza, allora se ne va e ti lascia: è il suo segno. Lo fa con ogni anima che cerca Dio, all’inizio. Lascia e abbandona ogni uomo, per scoprire se lo cercheranno o meno. Alcuni, quando Egli li lascia e li abbandona, restano immobili98, restano nello sconforto99 e non pregano Dio che tolga loro quel peso, e mandi loro la gioia e la dolcezza che avevano conosciuto. Con la loro negligenza e con la loro volontà si rendono estranei alla dolcezza100 di Dio. Ecco perché diventano carnali; indossano l’abito, ma rinnegano la loro potenza (2 Tm 3,5). Questi sono ciechi nella loro vita101 e non conoscono l’opera di Dio.  
5. Se avvertono un peso insolito, contrario alla gioia precedente, preghino Dio con lacrime e digiuno; allora Dio, nella sua bontà, se vede che i loro cuori sono retti, che lo pregano con tutto il cuore e che rinnegano la propria volontà, dà loro una gioia più grande di prima e li rafforza ancora di più. Tale è il segno che compie con ogni anima che cerca Dio.  
5a. (=Siriaco X,1) Dopo aver scritto questa lettera, mi sono ricordato di una parola che mi ha spinto a scriverti delle tentazioni che si presentano all’anima dell’uomo, e che fanno scendere dal cielo nell’abisso dell’Ade102. Per questo il profeta grida e dice: Hai tratto la mia anima dalle profondità dell’Ade (Sal 85,13).  
6. Quando l’anima risorge dall’Ade, per il tempo che si accompagna allo Spirito di Dio, le tentazioni le giungono da ogni parte. Ma quando ha vinto le tentazioni, diventa chiaroveggente e riceve una nuova bellezza. Così, quando il profeta103 dovette essere portato (in cielo), arrivando al primo cielo104, rimase stupito dallo splendore; giunto al secondo, rimase stupito al punto da dire: “Pensavo che la luce del primo cielo fosse tenebra”105, e così per ogni cielo che è nei cieli106. L’anima del perfetto giusto avanza e progredisce fino a salire al cielo dei cieli107. Se ci arrivi, hai superato tutte le tentazioni e ora c’è un uomo108 sulla terra che ha raggiunto quel grado.  
7. (=Siriaco X,2) Vi scrivo, miei prediletti, affinché vi rafforziate e impariate che le tentazioni non fanno male ai fedeli ma ne approfittano e che, senza l’arrivo delle tentazioni nell’anima , non può salire alla dimora del suo Creatore109.  

NOTE:

86 Siriano: “In una grande tentazione”.

87 Siriaco: “Lo scettro del peccatore non rimarrà nella porzione del giusto” (Sal 124,3). 

88Siriaco: “Ho aspettato, ho pregato, ero forte e il mio Signore mi ha liberato”. Georgiano: “Ho sopportato la volontà di Dio nella speranza e nella preghiera, e mi ha salvato”.

89Dal siriano manca “Sopportatele”. 

90“tutte” manca dalla versione siriaca. 

91“grande” manca anche al siriano.  

92Il greco aggiunge: “E Giacobbe e Giobbe e molti altri furono tentati…”

93Siriaco: “E l’atleta è apparso come il vincitore”. 

94Greco: “Allora, quindi, è al giusto che sopraggiunge la comparsa delle tentazioni”.

95Il siriaco recita: “Non sono scelti (o: autenticati)”; e il georgiano: “Non sono saldi nella fede”.

96Dynamin (“virtutem”). Cfr 2 Tim 3.5. Questa stessa citazione è usata da sant’Antonio nelle sue Lettere, III,3; V,4; VI,3

97Apoftegma Antonio 5; HP 65.77. 

98Letterale: “pesante”. 

99 Il siriaco e il greco aggiungono: “senza movimento”. 

100 Georgiano: “Amare”. 

101 Siriano: “Sono ciechi ai loro occhi”.

102 Il siriaco dice: «Della tentazione dell’anima dell’uomo che è progredita, e che discende dal grado di perfezione spirituale…». 

103 Il georgiano e il greco aggiungono: “Elia”. 

104 Siriaco: “Primo grado” (o: ordine). 

105 Citazione dall’opera apocrifa chiamata Ascensione di Isaia, VIII,21. Il siriano aggiunge: “Rispetto a questo” (= il secondo cielo). 

106 Il siriaco recita: “Al più alto grado di perfezione”. 

107 Il siriaco legge ancora: “Al più alto grado di perfezione”. Nel testo greco manca quanto segue nel finale della frase. 

108 “Uomini”, dice il siriano. 

109 Siriaco: “Al palazzo della vita.”

I monasteri di Wadi al-Natrun

Lettera X 110 [La tentazione è segno di progresso]  

1. Lo Spirito soffia dove vuole (Gv 3,8). Soffia sulle anime pure e rette, e se gli obbediscono, dà loro, all’inizio 111, timore e fervore. Quando ha piantato questo in loro, fa loro odiare tutte le cose di questo mondo112, siano oro, argento, ornamenti; che si tratti di padre, madre, moglie o figlio. E l’opera di Dio rende l’uomo più dolce del miele e del favo (Sal 18,10), sia che si tratti dell’opera di digiuni, veglie, solitudine o elemosina. Tutto ciò è113 di Dio gli sembra dolce114, e gli insegna tutto (Gv 14,26).  

2. Quando gli ha insegnato tutto, allora concede all’uomo115 di essere tentato. Da quel momento in poi, tutto ciò che prima era dolce per lui diventa pesante. Ecco perché molti, quando sono tentati, rimangono nello sconforto116 e diventano carnali. Sono quelli di cui dice l’Apostolo: Tu cominciasti con lo spirito e ora finisci con la carne; patirono tutto ciò invano (Gal 3,3-4).  

3. Se l’uomo resiste a Satana117 nella prima tentazione, e la vince, Dio gli concede un fervore stabile, calmo e indisturbato118. Perché il primo fervore è agitato e instabile119, mentre il secondo fervore è migliore. Questo genera la visione delle cose spirituali e gli fa fare molta strada120 con implacabile pazienza. Come una nave con un buon vento è spinta forte dai suoi due remi e percorre una grande distanza, così che i marinai sono allegri e riposano, così il secondo fervore concede ampio riposo.  4. Ora dunque, figli miei prediletti, acquistate il secondo fervore per essere saldi in tutto. Perché il fervore divino estirpa tutte le passioni (che vengono) dalle seduzioni, distrugge la vetustà del vecchio uomo e fa diventare l’uomo il tempio di Dio, come sta scritto: Io abiterò e camminerò in essi (2 Cor 6,16).  5. Se vuoi che torni a te il fervore che è andato via, ecco cosa deve fare l’uomo: faccia un patto con Dio121 e dica davanti a lui: “Perdonami per ciò che ho fatto con negligenza, non sarò più disobbediente”. E quell’uomo non cammini più come vuole122, per soddisfare la propria volontà fisicamente o spiritualmente, ma perché i suoi pensieri siano vigili davanti a Dio notte e giorno, e che pianga in ogni momento davanti a Dio addolorandosi, rimproverandosi e dicendo: «Come sei stato (così) negligente fino ad ora e sterile ogni giorno?” Si ricordi tutti i tormenti e il regno eterno, rimproverandosi e dicendo: “Dio ti ha gratificato di tutto questo onore e sei negligente! Il mondo intero ti ha soggiogato e sei negligente! Quando qualcuno si accusa così notte e giorno e a tutte le ore, il fervore di Dio ritorna in quell’uomo, e il secondo fervore è migliore del primo.  

6. Il beato Davide quando vede arrivare lo sconforto123 dice:  “Ho ricordato gli anni eterni, ho meditato e ricordato i giorni dell’eternità, ho meditato su tutte le tue opere, ho meditato sulle opere delle tue mani. Ho alzato le mani verso di te. L’anima mia ha sete di te come terra asciutta» (Sal 76,6; 142,5-6)124. E dice anche Isaia: «Quando avrai di nuovo gemito, allora sarai salvato e tornerai come eri» (Is 30,15).  

NOTE:

110È conservato in siriaco (n. 10b), georgiano (n. 12), greco (n. 8), armeno (n. 1) ed etiope (n. 1). I traduttori francesi (Lettres, p. 12), danno questa epistola numero 10b, nel testo siriaco, poiché la lettera precedente (che sarebbe quindi IX e Xa) copre la prima parte di quella attuale (paragrafi 1, completo, e 2, fino alla citazione dal Vangelo di Gv, escluso). 

111 “All’inizio”: aggiunge il siriaco. 

112 Il siriaco suona un po’ più radicale: “Il mondo intero”. 

113 Siriaco: “Tutto ciò che è fatto per Dio”; Georgiano: “Ogni volontà di Dio”.

114 Passaggio citato in copto, sotto il nome di Antonio, dal Besa; CSCO 157, pag. 100 e CSCO 158, pag. 96-97 (Lettres, p. 35).  

115 “All’uomo”, aggiunge il siriaco. 

116 Siriaco: “Pesantezza”; vedere Lettera IX, 4-5 

117 Non si legge “Satana” in siriaco. 

118 Siriaco: “Pacifico, saggio (razionale) e paziente”; georgiano: “Tranquillo e una pazienza senza turbamento”; Etiope: “fermo, costante e senza turbamento”; Armeno: “fermo e una pazienza senza turbamento”. 

119Siriaco: “Senza saggezza.” 

120Siriaco: “Ingaggia una grande battaglia.”

121 Siriaco: “E ho gridato con il dolore nel cuore.” 

122 Il georgiano porta: “nel riposo del corpo”, invece di “a sua volontà”.

123Siriaco: “La pesantezza.” 

124 Il siriano omette l’aggettivo “asciutta” (o arida). 

Un consiglio di un monaco del deserto su come pregare continuamente  (Cassiano) – Nati dallo Spirito

Lettera XI125 [Discernere la volontà di Dio. Stabilità]

Ai carissimi nel Signore.

1. Voi sapete che quando la vita dell’uomo cambia e lui inizia
anche una nuova vita gradita a Dio e superiore alla precedente, cambia anche
il suo nome. Perché, infatti, quando i nostri santi padri andavano avanti
nella perfezione cambiava anche il loro nome e ad essi si aggiungeva un nome nuovo, scritto sulle tavole del cielo. Quando Sara progredì gli disse: Non ti chiamerai più Sara, ma Sarra (Gn 17,15), e Abram fu chiamato Abraham;; Isac, Isaac e Giacobbe, Israele; Saulo, Paolo; e Simone, Cefa, poiché le loro vite sono state cambiate e sono diventati più perfetti che prima. Per questo, anche voi siete cresciuti in Dio ed è necessario che i vostri nomi siano cambiati a causa del vostro progresso secondo Dio. Orbene, carissimi nel Signore, che amo di tutto cuore, io cerco il vostro profitto come il mio, perché mi siete stati dati come figli secondo Dio126.

Ho sentito dire che la tentazione li preme, e temo che derivi da una loro colpa: perché ho sentito che vogliono lasciare il loro posto127, e mi sono rattristato, anche se è passato molto tempo da quando mi sono sentito preso dalla tristezza. Perché so benissimo che se ora lasciate il vostro posto, non farete alcun progresso, perché non è la volontà di Dio. Se farete questo e ve ne andrete per vostra stessa decisione, Dio non vi aiuterà né uscirà con voi, e temo che cadrete in una moltitudine di mali. Se seguiamo la nostra volontà, Dio non ci manderà la sua forza, che fa prosperare tutte le vie degli uomini. Se un uomo fa qualcosa pensando che piace a Dio128, mentre ci mescola la sua volontà129, Dio non lo aiuta e il cuore dell’uomo è triste e senza forza in tutto ciò che intraprende. Perché i fedeli si sbagliano, lasciandosi catturare dall’illusione del progresso spirituale. All’inizio, Eva non fu ingannata se non con il pretesto del bene e del progresso. Infatti, avendo udito: Sarete come dèi (Gen 3,5), non ha fatto discernimento della voce di colui che gli parlava130, ha trasgredito il comandamento di Dio e non solo non ha ricevuto il bene, ma è anche caduta sotto la maledizione.

2. Salomone dice nei Proverbi: Ci sono modi che sembrano buoni agli uomini, e conducono negli abissi dell’Ades (Pr 14,12). Dice questo di coloro che non comprendono la volontà di Dio, ma seguono la propria volontà. Coloro che seguono la propria volontà131 e non comprendono la volontà di Dio132, ricevono da Satana, dapprima, un fervore simile alla gioia, ma che non è gioia; e poi porta tristezza e vergogna. Chi invece segue la volontà di Dio prova un grande dolore all’inizio e alla fine trova riposo e gioia. Quindi non fare niente133 finché non vengo a trovarti per parlarti.

3. Ci sono tre volontà che accompagnano costantemente l’uomo, ma pochi monaci le conoscono, tranne quelli che sono diventati perfetti; l’Apostolo dice di loro: Il cibo solido è per i perfetti, per coloro che attraverso la pratica134hanno i sensi allenati a discernere il bene e il male (Eb 5,14). Quali sono queste tre volontà? Una è quella suggerita dal Nemico; l’altra è quella che sgorga nel cuore dell’uomo; e la terza è quella che Dio semina nell’uomo. Ma di queste tre, Dio accetta solo la suo.

4. Esaminatevi dunque: quale di queste tre vi spinge a lasciare il vostro posto? Non partite prima che io vi visiti. Perché conosco la volontà di Dio in questa (materia)135 meglio di te. È difficile, infatti, conoscere in ogni momento la volontà di Dio136. Perché se l’uomo non rinuncia a tutte le sue volontà e si sottomette ai suoi padri secondo lo Spirito, non può comprendere la volontà di Dio. Anche se l’avesse capito, gli mancherebbe la forza per portarlo a termine.137

5. È cosa grande conoscere la volontà di Dio, ma è più grande adempierla. Giacobbe aveva quei punti di forza perché obbediva ai suoi genitori. Quando gli dissero: «Va’ in Mesopotamia, insieme a Labano» (Gn 27,43; 28,2), lui prontamente obbedì, sebbene non volesse lasciare i suoi genitori. Ma poiché ha obbedito, ha ereditato la benedizione dei suoi genitori138. E io, vostro padre, se prima non avessi obbedito ai miei genitori spirituali, Dio non mi avrebbe rivelato la sua volontà. Infatti sta scritto: La benedizione dei padri stabilisce la casa dei figli (Si 3,11). E poiché ho sopportati molti travagli nel deserto e sul monte139, chiedendo a Dio notte e giorno, finché Dio mi abbia rivelato la sua volontà; ora anche voi ascoltate vostro padre per ottenere riposo e progresso.

6. Ho sentito che dici: “Nostro padre non conosce il nostro dolore”, e: “Giacobbe fuggì da Esaù”; ma sappiamo che non è scappato ma è stato inviato dai genitori140. Quindi imita Giacobbe e aspetta che tuo padre ti mandi e ti benedica quando te ne vai, affinché Dio ti faccia prosperare.
Comportatevi bene nel Signore, miei cari.

NOTE:

125 Si conserva in siriaco (n. 11), georgiano (n. 10), greco (n. 5) e arabo (n. 20).

126 In siriaco e arabo manca questa prima parte del paragrafo.
127 Cfr. l’Apotegma Ammonas 1.
128 Siriaco: “Questo è da Dio”; Greco: “Se un uomo fa qualcosa per se stesso”; Arabo: “Questa è la volontà del Signore”.
129 Questa frase è omessa in greco e arabo.
130 Siriaco e arabo: “Quello che gli è stato detto”.
131 Questa frase non è né nel greco né nel georgiano né nell’arabo.

132 Questo non compare nel georgiano e arabo.
133 Il siriaco aggiunge: «Per sua propria volontà».
134 Il siriaco legge: A causa della sua coscienza.
135 Siriaco: “Su di te.”
136 “In ogni momento” non si legge in siriaco.
137 Greco: “Quando l’avrà capito, allora chiederà a Dio la forza per poterlo fare”.
138 “Dei suoi genitori” mancante in greco.

139 Cfr. apotegma Ammonas 9; Vita di Antonio 11, 12, 14, 41, ecc.: “l’associazione” deserto-montagna (Lettres, p. 38).
140 Il testo greco è piuttosto confuso su questa parte.

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Lettera XII 141[Solitudine]  

1. Agli amati nel Signore, un gioioso saluto!142

 Miei carissimi fratelli, sapete anche voi che dopo la caduta, l’anima non può conoscere Dio143, se non si allontana dagli uomini e da ogni distrazione. Perché allora potrà vedere l’attacco dei nemici che la combattono; ma quando vede il nemico combattere contro di lei e trionfa sui suoi attacchi, che di tanto in tanto le vengono addosso, allora lo Spirito di Dio dimorerà in lei e tutto il suo dolore si trasformerà in gioia ed esultanza. Se viene sconfitto di nuovo in combattimento, allora gli vengono la tristezza, il disgusto e molte altre varie afflizioni144.  

2. Perciò i Santi Padri145 vivevano solitari in luoghi deserti: Elia il Tesbita, Giovanni Battista e gli altri Padri. Non pensate che fu quando furono in mezzo agli uomini che i giusti progredirono, insieme a loro, nella virtù146, ma piuttosto che prima vivevano in grande solitudine, per far abitare in loro la potenza di Dio147. Allora Dio li mandò in mezzo agli uomini, quando già possedevano le virtù, a servire per l’edificazione degli uomini148 e curare le loro malattie, poiché erano i dottori delle anime e potevano curare le loro malattie 149. Per questo dunque, strappati dalla solitudine, furono mandati agli uomini; ma non furono mandati finché tutte le loro malattie non fossero guarite. È impossibile, infatti, che Dio li mandi a servire per l’edificazione degli uomini se sono ancora malati. Ma coloro che se ne vanno prima di essere perfetti, se ne vanno per volontà propria e non per volontà di Dio. E Dio dice di questi: «Io non li ho mandati, ma sono corsi» (Ger 23,21), ecc. Per questo non possono né custodire se stessi né servire l’edificazione di un’altra anima.  

3. Al contrario, coloro che sono inviati da Dio non vogliono abbandonare la solitudine150, perché sanno che è grazie ad essa che hanno acquisito la forza divina; ma per non disobbedire al loro Creatore, escono a servire per l’edificazione degli altri, imitando il Signore, perché il Padre ha mandato dal cielo il suo vero Figlio perché guarisse tutte le debolezze e tutte le malattie degli uomini151. Sta scritto: Ha preso le nostre debolezze e ha portato le nostre malattie (Is 53,4). Per questo tutti i santi che vanno dagli uomini per guarirli, imitano in tutto il Creatore, per diventare degni di farsi figli adottivi di Dio e per vivere, anche loro, come il Padre e il Figlio, nei secoli dei secoli152.  

4. Ecco, diletti, vi ho mostrato la forza153 della solitudine, come guarisce in tutti gli aspetti154 e come piace a Dio155. Ecco perché ho scritto loro per essere forti in ciò che intraprendono. Sappilo, è attraverso la solitudine che i santi progredirono e la forza divina abitò in loro, facendo loro conoscere i misteri celesti, e fu così che cacciarono tutta la vetustà di questo mondo. Chi vi scrive ha raggiunto anche quella meta lungo lo stesso cammino.

5. Siriaco 
Molti sono i monaci del nostro tempo che non hanno saputo perseverare in solitudine, perché non hanno potuto vincere la loro volontà. Per questo vivono sempre tra gli uomini, non potendo rinunciare, fuggire dalla compagnia degli uomini e impegnarsi in combattimento. Rinunciando alla solitudine, si accontentano di confortarsi con i loro simili per tutta la vita. Per questo non raggiungono la dolcezza divina né abita in loro la forza divina. Perché quando si presenta loro quella forza, li trova a cercare la loro felicità nel mondo presente e nelle passioni dell’anima e del corpo. E non può discendere su di loro. L’amore per il denaro, la vanagloria, tutte le altre malattie e distrazioni dell’anima impediscono alla forza divina di discendere su di loro.
5. Greco
La maggior parte non hanno potuto progredire in questo, perché sono rimasti in mezzo agli uomini e non sono riusciti, per questo, a vincere tutte le loro volontà. Non hanno voluto, infatti, superarsi fino a sfuggire alle distrazioni provocate dagli uomini, ma restano distratti l’uno con l’altro. Perciò non hanno conosciuto la dolcezza di Dio e non sono stati giudicati degni di far dimorare in loro la sua forza e di conferire loro il carattere celeste. Così, la forza di Dio non abita in loro, poiché sono monopolizzati dalle cose di questo mondo, arresi alle passioni dell’anima, 
alle glorie umane e alle volontà del vecchio uomo. È così che Dio ci testimonia ciò che deve accadere. 

6. Rafforzatevi, quindi, in quello che fate. Perché chi abbandona la solitudine non può vincere la propria volontà né prevalere nella lotta che si fa contro il proprio avversario. Per questo non hanno più la forza di Dio che abita in loro. Non si sofferma su coloro che servono le loro passioni156. Però avete vinto le passioni e la forza di Dio verrà da sola a voi157.  

 Comportati bene nello Spirito Santo. 

NOTE:

141 È conservato nel siriaco (n. 12), georgiano (n. 3), greco (n. 1), arabo (n. 18), armeno (n. 3) ed etiope (n. 2). 

142 Questo saluto manca in greco. 

143 Il greco aggiunge: “a seconda dei casi” (o: è necessario). Altre versioni aggiungono: “Facilmente”. 

144 Il greco porta un testo un po’ diverso: “Durante quelle lotte, ti infliggeranno afflizioni e dolori con molti altri vari guai, ma non temere, perché non prevarranno contro chi vive nella solitudine”.

145 Greco: “I nostri santi padri”; Georgiani ed etiopi aggiungono: “I primi santi padri”. 

146 La traduzione segue il testo greco, la versione siriaca sembra un po’ più cupa: “Non considerare che erano giusti perché facevano opere di giustizia dimorando tra gli uomini…”. 

147 “Se vuoi che la forza di Dio scenda su di te, ama il digiuno e fuggi dagli uomini”; Lettera di Arsenio, 32 (Lettres, p. 41). 

148 Il testo siriaco dice: “Essere dispensatori di Dio”; si segue la lettura del georgiano, del greco e dell’armeno. 

149 Cfr Vita di Antonio 87: Antonio “medico di tutto l’Egitto” (Lettres, p. 41). 

150 Vita di Antonio 85. 

151 Cfr. le Lettere di S. Antonio: III, 2; IV,2-3; V,2; VI,2.

152 Da “imitare il Signore” alla fine di questo paragrafo, il testo manca in georgiano, greco, armeno ed etiope. 

153 georgiano e armeno: “Il frutto”; Etiope: “I frutti”. 

154 Lettura siriaca, che manca in georgiano, greco, armeno ed etiope.

155 Quanto segue, fino alla fine del paragrafo, non si trova in georgiano, greco, armeno ed etiope.

156 Tale è il testo delle versioni georgiana, greca, armena ed etiope. Il siriaco recita: “Perché coloro che abbandonano la solitudine non possono vincere le loro volontà né prevalere nel combattimento che si fa contro il loro avversario, poiché sono soggetti alle loro passioni”. Invece di “passioni”, il georgiano porta: “Chi fa la propria volontà”; e l’etiope: “Che siano soggetti alla legge dei loro membri”. 

157 Siriano: “Lui è con te”; Etiope aggiunge: “E abiterà in te”.

Desert Fathers | The Modern Monastic Order Of Saint Simon of Cyrene

Lettera XIII158 [Lo Spirito di penitenza e lo Spirito Santo]  

1. Carissimi nel Signore, vi saluto nello Spirito di dolcezza, che è pacifico e profuma le anime159 dei giusti. Questo Spirito viene solo alle anime totalmente purificate dalla vecchiaia, perché è santo e non può entrare nell’anima impura (Sap 1,4-5)160.  2. Nostro Signore l’ha dato agli apostoli solo dopo che si sono purificati. Per questo ha detto loro: «Se vado, vi manderò il consolatore, lo Spirito di verità, ed Egli vi farà conoscere ogni cosa» (Gv 16,7.13). Perché questo Spirito, da Abele ed Enoc fino ad oggi, è dato alle anime dei giusti che sono totalmente purificate. Ma quello che raggiunge le altre anime non è quello, ma lo Spirito di penitenza161; arriva alle altre anime per chiamarle tutte alla purificazione dalla loro impurità. E quando li ha totalmente purificati, li consegna162 allo Spirito Santo, affinché incessantemente diffonda su di loro un soave profumo, come disse Levi: «Chi ha conosciuto il profumo dello Spirito se non coloro nei quali abita?».163. Pochi sono favoriti anche dallo Spirito di penitenza, ma lo Spirito di verità, di generazione in generazione, abita a malapena solo in poche anime.  

3. Come una perla preziosa non si trova in ogni casa, ma talvolta solo nei palazzi reali164, così questo Spirito si trova solo nelle anime dei giusti divenuti perfetti. Dal momento in cui Levi fu gratificato con Lui, offrì un grande ringraziamento a Dio e disse: «Ti canto, Signore, perché mi hai dato lo Spirito che dai ai tuoi servi»165. E tutti i giusti ai quali era stato mandato resero un grande ringraziamento a Dio. Perché è la perla di cui parla il vangelo, comprata da colui che ha venduto tutti i suoi averi (Mt 13,46). Ebbene, è il tesoro nascosto in un campo, che un uomo trovò e per il quale fu molto felice (Mt 13,44). Alle anime in cui abita, rivela grandi misteri; per loro la notte è come il giorno. Ecco, io ti ho fatto conoscere l’azione di quello Spirito.  4. Voglio166 far loro sapere che dal giorno in cui li ho lasciati, Dio mi ha fatto prosperare in ogni cosa, finché sono venuto al mio posto. E quando sono nella mia solitudine, Egli rende il mio cammino ancora più prospero167 e mi aiuta, segretamente o apertamente. E avrei voluto che tu mi fossi vicino per le rivelazioni che mi furono date168, perché ogni giorno ne concede nuove (rivelazioni)169​​​​.  

5. Quindi voglio che tu sappia qual è la tentazione. Sai che la tentazione non viene sull’uomo se non ha ricevuto lo Spirito. Quando ha ricevuto lo Spirito, viene consegnato al diavolo per essere tentato. Ma chi lo consegna se non lo Spirito di Dio? Perché è impossibile che il diavolo tenti un credente, se Dio non lo libera.  

6. Infatti, nostro Signore prendendo la carne è diventato per noi un esempio in tutto. Quando fu170 battezzato, lo Spirito Santo scese su di lui in forma di colomba (Mt 3,16), perché lo Spirito lo condusse nel deserto171 per essere tentato (Mt 4,1), e il diavolo non poteva fare nulla contro di Lui. Ma la potenza dello Spirito, dopo le tentazioni, aggiunge ai santi un’altra grandezza e una forza maggiore172.  

 È necessario che tu conosca173 la mia tentazione, che mi ha reso simile a nostro Signore. Quando discese dal cielo vide un’atmosfera diversa, tenebrosa, e di nuovo mentre stava per scendere nell’Ade, vide un’aria più densa e disse: “Ora l’anima mia è turbata” (Gv 12,27). Allo stesso modo io, in modo simile, ho subito recentemente questa tentazione che mi turbava da tutte le parti174. Tuttavia, ho lodato Dio, che servo con tutto il cuore fin dalla mia giovinezza e al quale obbedisco, sia in onore che in umiliazione. Mi ha portato fuori da quell’ariatenebrosa e mi ha riportato alla prima altezza. E penso che questa tentazione sia l’ultima175

7. Quando il beato Giuseppe sopportò l’ultima tentazione in carcere (Gn 29,20), fu più afflitto anche da tutte le altre tentazioni. Ma dopo la prigione, che è l’immagine dell’Ade, ricevette tutti gli onori, perché divenne re (Gn 41,40). Da quel momento in poi la tentazione non lo tentò più. Ti ho fatto conoscere quali tentazioni ho incontrato e come sono ora176.  

8. Dopo aver scritto questa lettera mi è venuta in mente la parola scritta in Ezechiele, che presenta l’immagine delle anime divenute perfette. Vide una creatura vivente sul fiume Chobar, che aveva quattro facce, quattro piedi e quattro ali. Un volto di cherubino, uno di uomo, uno di aquila e uno di toro (Ez 1,1-10). Il volto dei Cherubini è lo Spirito di Dio, che riposa in un’anima e la dispone a lodare con voce soave e bella177. E quando vuole, scende ed edifica gli uomini, poi assume il volto di un uomo. E quella del toro, è quando l’anima fedele è in combattimento: lo Spirito di Dio l’aiuta e le dà la forza di un toro, perché possa incornare il diavolo. E l’aquila, perché l’aquila vola più in alto di tutti gli altri uccelli. E quando l’anima dell’uomo vola in alto, lo Spirito Santo viene ad essa, insegnandole a stare in alto e ad essere vicino a Dio.  

9. Ti ho fatto sapere poco di questo essere. Ma se pregate e lo visitate, entrerò nella Betel, che è la casa di Dio (Gn 28,19), e adempirò i miei voti (Sal 65,13), quelli che le mie labbra hanno promesso178. Allora ti parlerò più chiaramente179 su questo180.  

10. Betel, infatti, significa la casa di Dio (Gn 28,19). Dio combatte, dunque, per la casa su cui è invocato il suo nome. E fu Ezechiele a vedere quell’essere vivente.  

Salutate tutti coloro che sono stati associati al lavoro e al sudore dei padri nella tentazione, come dice altrove Giovanni: «Dio è glorificato dal sudore dell’anima»181. Così, per il seme di sudore che semina, l’anima è associata a Dio. E anche quelli sono legati alla sua messe, poiché sta scritto: Se soffriamo con lui, vivremo con lui (Rm 8,17), ecc. Il Signore disse anche ai suoi discepoli: «Voi avete sofferto con me nelle mie tentazioni, io stabilirò con voi un contratto regale, come il Padre mi ha promesso che vi sareste seduti alla mia mensa» (Lc 22,29), ecc.  

11. Vedo che coloro che condividono le fatiche condividono anche il resto, e chi partecipa all’umiliazione, partecipa ugualmente all’onore. Sta scritto, infatti, nei Padri: «Il figlio buono eredita la primogenitura e le benedizioni paterne»182. È così con ciò che seminiamo. Sono i semi di Dio e i buoni figli che ereditano il diritto di primogenitura e le nostre benedizioni. Quando sarò via, al mio posto, l’arrivo dei frutti mi ricorderà questi raccolti.  

Ma tu, da buon maestro, esortali con cura. Dio ti conceda di lasciare questa dimora183 lasciando un buon raccolto! Perché sappiamo che sei un buon padre e un ottimo educatore. Tuttavia, vi ricordo che è a causa di questo raccolto che Dio vi ha lasciato in questa dimora.  

Comportatevi bene nel Signore, nello Spirito dolce e pacifico che abita le anime dei giusti.  

NOTE:

158 È conservato in siriaco (n. 13), georgiano (n. 11), greco (n. 7) e arabo (n. 19). 159 Invece di quanto segue (fino alla “vecchiaia”), il siriaco porta: “Di coloro che sono completamente purificati dalle loro passioni”. 

160 Cfr Lettere di S. Antonio, VII.

161 Anche sant’Antonio nelle sue Lettere (I,2 e 4) parla di spirito di penitenza o di conversione (Lettres, p. 45). 

162 È la lezione del georgiano; Il greco e l’arabo leggono: “trasmette”; il siriaco: “conduce” (o: guida). 

163 Citazione non identificata. 

164 Dice solo il greco: “Come una perla di gran prezzo…”.

165 Citazione non identificata. 

166 Questo paragrafo manca del tutto nella versione greca. 

167 Seguo il testo siriaco.

168 Georgiano: “Fai loro sapere quante rivelazioni ci sono”; Arabo: “Affinché io vi faccia conoscere tutto ciò che lo Spirito Santo mi ha rivelato in ogni momento”.

169 georgiano: “Poiché di giorno in giorno avranno una gioia ancora più grande”; L’arabo omette questa frase. 

170 Questa prima parte, fino a qui, manca nel georgiano. 

171 Il siriaco aggiunge: “E lo consegnò a Satana…” 

172 Al siriaco manca “E una forza maggiore”. 

173 È la lettura georgiana; dispersa nel siriaco. L’arabo porta: “Carissimi figli, vorrei che mi foste vicino perché sapeste…” 

174 Il testo greco omette “è necessario” fino a qui. 

175 Tutta quest’ultima parte è diversa nel greco: «In ogni cosa, dunque, lodiamo Dio e rendiamolo grazie, sia in onore che in umiliazione, perché Egli ci ha tratto da quell’aria oscura e ci ha restaurati nella nostra prima altezza. Quindi quanto segue non esiste nella versione greca curata da F. Nau. 

176 Georgiano: “Ecco, ti ho fatto conoscere la grandezza delle tentazioni che ho sopportato”. 

177 La versione francese in questa parte sembra seguire la versione georgiana; il testo siriaco è piuttosto vario: “Una faccia del Cherubino era quella di un leone, una di uomo, una di aquila e una di toro (Ez 1,1-10). Ora, la faccia leonina di Cherubino, che cos’è? Infatti, quando lo Spirito di Dio si posa sull’anima di un uomo, gli dona la forza di Dio, lo incoraggia fortemente e gli insegna un canto con una voce dolce e bella. 

178 Il siriaco dice: “Entreranno alla Betel e lì adempiremo i nostri voti e offriremo i nostri sacrifici di pace, che le nostre labbra hanno promesso”.

179 È la lettura georgiana. Il siriaco porta: “Per quanto possibile, vi diamo la spiegazione…”. 

180 Qui il georgiano sembra finire, aggiungendo solo il saluto: “Sii forte in Cristo e comportati bene”.

181 Citazione non identificata. 

182 Citazione non identificata. 

183 Il siriaco dice: “Questo mondo”.

Lettera XIV 184 [Giustizia]  
1. Ecco la lettera che tuo padre ti ha scritto; questa è l’eredità dei padri giusti185, che lasciano in eredità giustizia ai loro figli186. I genitori secondo la carne lasciano l’oro e l’argento in eredità ai loro figli; però i giusti187 lasciano questo ai loro figli: la giustizia188. I patriarchi erano ricchissimi d’oro e d’argento e, prossimi alla morte, non diedero loro alcun ordine, se non per quanto riguarda la giustizia, poiché essa rimane per sempre.  
2. L’oro e l’argento sono corruttibili (1P 1,18), appartengono alla misera scorta di questo breve tempo. Ma la giustizia appartiene alla dimora in alto e rimane con l’uomo per sempre. Perché l’eredità che danno loro i genitori è giustizia189.  
3. Comportati bene nel Signore e nella buona volontà della giustizia che Dio ti dona giorno dopo giorno, fino alla tua partenza da quaggiù.

NOTE:  
184 È conservato solo nel siriaco (n. 14) e nell’arabo (n. 19). 
185 L’arabo porta “spirituale”. 
186 Arabo: “La benedizione”. 
187 Arabo: “Padri spirituali”. 
188 Arabo: “La benedizione”. 
189 Arabo: “La benedizione”.




PADRI DEL DESERTO: AMMONAS (Ammone) – Introduzione

Biografia

Apoftegmi (detti)

Lettere

ORTHODOX CHRISTIANITY THEN AND NOW: Life and Sayings of Holy Abba Ammonas  the Bishop

Discepolo di Antonio il Grande che, alla morte di quest’ultimo, prima di diventare Vescovo, pare che passò a dirigere la colonia di monaci di Pispir. Non ci sono dati certissimi ed il dubitativo lo mettiamo perché all’epoca in Egitto il nome Ammonas era abbastanza diffuso. A lui sono state attribuite 14 lettere che rappresentano un’ottima fonte – una delle più importanti dopo gli Apoftegmi – per conoscere il monachesimo primitivo fiorito nel deserto egiziano.

Alcune brevi note biografiche possono essere tracciate esaminando gli scritti che ci sono pervenuti a suo nome. Abbracciò la vita monastica in gioventù (XIII,6)1, svolse «molti lavori nel deserto e sui monti» (XI,5); fu discepolo di sant’Antonio e come sia diventato anche un padre spirituale. Nelle lettere, infatti, si rivolge autorevolmente ai suoi corrispondenti, chiamandoli “figli carissimi” (IV,1). Visse per qualche tempo con i suoi discepoli, ma poi li lasciò per vivere in maggiore solitudine: «Voglio che tu sappia che dal giorno in cui ti ho lasciato, Dio mi ha fatto prosperare in ogni cosa, fino a quando sono venuto al mio posto. E quando sono solo, Egli rende il mio cammino ancora più prospero e mi aiuta, segretamente o apertamente». (XIII,4). Questo non gli ha impedito di continuare a mantenere uno stretto rapporto con loro e, a quanto pare, li visitava periodicamente: “ … Se vado a visitarli, li affermerò molto con la dottrina dello stesso Spirito, e farò conoscere loro anche altre cose che non posso scrivere loro per lettera» (V,2).  

L’ Historia Monachorum e gli Apotegmi della serie alfabetica attribuita ad Ammonas Offrono alcune informazioni che consentono di confermare e ampliare i dati sulla vita dell’autore delle lettere:  

– fu discepolo di Antonio (Ammonas 7 e 8; Historia Monachorum 15);  

– visse 14 anni nel deserto di Scete nell’ascesi (Ammonas 3);  

– dovette subire varie prove, per un tempo abbastanza lungo, nei deserti (Ammonas 9);  

– Alla morte di sant’Antonio, gli succedette alla guida della comunità da lui diretta a Pispir, sulla sponda destra del fiume Nilo, nel basso Egitto (cfr Historia Monachorum 15);  

– si distinse per la sua grande gentilezza, tranquillità e dolcezza (Ammona 6, 8 e 10);  

– ad un certo momento, che non possiamo precisare, lasciò il suo posto, a capo della comunità semianacoretica del Pispir, venendo succeduto in quel ministero da un certo Pityrion (cfr Historia Monachorum 15); forse è a lui che si rivolge nella lettera XIII.

– fu nominato vescovo.

– Non conosciamo la data precisa della morte di Ammonas. Dobbiamo comunque porla sicuramente prima della stesura dell’Historia Monachorum, cioè alla fine del IV secolo (396?). Ammonas quindi visse, molto presumibilmente, nella seconda metà del IV secolo.  

La Chiesa greca lo ricorda il 26 gennaio e il sabato prima del cinquantesimo (dedicato agli “asceti”). La Menologia della Chiesa siriana lo celebra il 10 giugno. 

GLI APOFTEGMI (detti)