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San Giovanni Crisostomo, Sul Vangelo di Matteo, Omelia 2

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Omelia 2

Matteo. I. 1.

“Il libro della generazione di Gesù Cristo, Figlio di Davide, Figlio di Abramo”.

Ricordate davvero l’invito che vi abbiamo rivolto di recente, supplicandovi di ascoltare tutte le cose che vengono dette con tutto il silenzio e la mistica quiete? Poiché oggi dobbiamo mettere piede nel santo vestibolo, perciò vi ho anche ricordato dell’invito fattovi.

Se i Giudei, quando dovevano avvicinarsi “al un monte che ardeva, al fuoco, al nero, alle tenebre e alla tempesta” (Es 19,1ss) – o meglio, quando non dovevano solo avvicinarsi, ma vedere e sentire queste cose da lontano – tre giorni prima avevano ricevuto l’ordine di astenersi dalle loro mogli e di lavare le loro vesti, ed erano in trepidazione e paura, sia loro che Mosè con loro; tanto più noi, quando dobbiamo ascoltare queste parole e non ci troviamo lontani dal monte fumante, ma entriamo nel cielo stesso, dovremmo mostrare una maggiore abnegazione; non lavare le nostre vesti, ma pulire la veste della nostra anima e liberarci da ogni mescolanza con le cose del mondo. Perché non vedrete il buio, né il fumo, né la tempesta, ma il Re stesso seduto sul trono di quella gloria indicibile, e gli angeli e gli arcangeli in piedi accanto a Lui, e le tribù dei santi, nelle loro miriadi interminabili.

Perché tale è la città di Dio, “la Chiesa dei primogeniti, gli spiriti dei giusti, l’assemblea generale degli angeli, il sangue dell’aspersione” (Eb 12,18ss), per cui tutti sono uniti in una sola cosa, e il cielo ha ricevuto le cose della terra e la terra le cose del cielo ed è venuta quella pace che anticamente era desiderata sia dagli angeli che dai santi.

Qui c’è il trofeo della croce, glorioso e cospicuo, le spoglie conquistate da Cristo, la primizia della nostra natura, il bottino del nostro Re; tutto questo, dico, lo conosceremo perfettamente dai Vangeli. Se ci seguite con calma, saremo in grado di condurvi dappertutto e di mostrarvi dove la morte è stata crocifissa e dove il peccato è stato impiccato, e dove si trovano le numerose e meravigliose offerte di questa guerra, di questa battaglia.

Vedrete anche il tiranno qui legato, e la moltitudine di prigionieri che lo segue, e la cittadella da cui quel demone empio ha invaso tutte le cose nel tempo passato. Vedrete i nascondigli e le tane dei briganti, ora smantellati e aperti, perché anche lì era presente il nostro Re.

Ma non vi stancate, beneamati, perché se qualcuno vi descrivesse una guerra visibile, trofei e vittorie, non vi sentireste affatto sazi; anzi, non preferireste né la bevanda né la carne a questa storia. Ma se questo tipo di narrazione è gradita, molto di più lo è questa. Considerate, infatti, che cosa c’è da ascoltare, come da una parte Dio dal cielo, che si è alzato dai troni reali, sia balzato giù (Sapienza 18,15) fino alla terra, e persino fino all’inferno stesso, e si sia schierato in battaglia; e come il diavolo, dall’altra parte, si sia schierato contro di Lui; o meglio, non contro il Dio svelato, ma contro il Dio nascosto nella natura dell’uomo.

E ciò che è meraviglioso è che vedrete la morte distrutta dalla morte, la maledizione estinta dalla maledizione e il dominio del diavolo abbattuto proprio da quelle cose per cui aveva prevalso. Svegliamoci dunque bene e non dormiamo, perché ecco, vedo le porte aprirsi per noi; ma entriamo con ordine e con tremore, mettendo subito piede nel vestibolo stesso.

2. Ma che cos’è questo vestibolo? Il libro della generazione di Gesù Cristo, figlio di Davide, figlio di Abramo.

Che cosa dici? Non avevi promesso di parlare dell’Unigenito Figlio di Dio, e fai riferimento a Davide, un uomo nato dopo mille generazioni, e dici che è padre e antenato?

Fermati, non cercare di imparare tutto in una volta, ma dolcemente e a poco a poco. Perché, è nel vestibolo che vi trovate, proprio davanti al portico; perché allora vi affrettate verso il santuario interno? Per ora non hai ancora ben segnato tutto quello che c’è all’esterno. Infatti, per un po’ di tempo non vi dichiarerò l’altra generazione, o meglio, nemmeno quella che viene dopo, perché è impronunciabile e inenarrabile. E prima di me ve l’ha detto il profeta Isaia, il quale, annunciando la Sua passione e la Sua grande cura per il mondo, e ammirando chi era, cosa divenne e dove discese, gridò forte e chiaro, dicendo: “Chi narrerà la Sua generazione?

Non è dunque di questo che dobbiamo parlare ora, ma al di sotto di questo, di quello che ebbe luogo sulla terra, che si realizzò tra diecimila testimoni. E di questo racconteremo ancora, nella misura in cui ci sarà possibile, avendo ricevuto la grazia dello Spirito. Infatti, nemmeno questo può essere raccontato in modo del tutto chiaro, perché anche questo è veramente terribile. Non pensate dunque che si tratti di cose di poco conto quando sentite parlare di questa nascita, ma risvegliate la vostra mente e tremate subito quando vi viene detto che Dio è venuto sulla terra. Infatti, è stato così meraviglioso e al di là di ogni aspettativa che, a causa di queste cose, gli stessi angeli hanno formato un coro e, a nome del mondo, ne hanno fatto l’elogio, e i profeti fin dal primo momento si sono meravigliati del fatto che Egli fosse visto sulla terra e conversasse con gli uomini (Baruc 3,37). Sì, perché è ben al di là di ogni pensiero sentire che Dio, l’Innominabile, l’Impronunciabile, l’Incomprensibile e Colui che è uguale al Padre, è passato attraverso il grembo di una vergine e ha concesso di nascere da una donna e di avere Abramo e Davide come antenati. Ma perché dico Abramo e Davide? Perché, cosa ancora più sorprendente, ci sono quelle donne di cui abbiamo parlato ultimamente.

3. Sentendo queste cose, alzatevi e non supponete nulla di basso; ma anzi, proprio per questo dovreste soprattutto meravigliarvi che, essendo Figlio del Dio senza origine e suo vero Figlio, abbia sofferto di essere chiamato anche Figlio di Davide, per farvi diventare Figli di Dio. Ha sofferto che uno schiavo fosse come un padre per Lui, per rendere il Signore e Padre schiavo, per voi.

Vedete subito, fin dall’inizio, di che natura sono i Vangeli? Se dubitate delle cose che vi riguardano, da quelle che appartengono a Lui credete anche a queste. Perché è molto più difficile, a giudicare dalla ragione umana, che Dio si faccia uomo, che un uomo sia dichiarato Figlio di Dio. Quando dunque ti viene detto che il Figlio di Dio è figlio di Davide e di Abramo, non dubitare più che anche tu, figlio di Adamo, sarai figlio di Dio. Perché non a caso, né invano, Egli si è abbassato così tanto, ma solo per esaltarci. Così Egli è nato secondo la carne, affinché tu possa nascere secondo lo Spirito; è nato da una donna, affinché tu possa cessare di essere figlio di una donna.

Perciò la nascita è stata duplice: è stato reso simile a noi, ma anche superiore a noi. Infatti, nascere da una donna è stata la nostra sorte, ma nascere non da sangue, né da volontà di carne, né da volontà di uomo, ma dallo Spirito Santo (Gv 1,13) significava annunciare in anticipo la nascita che ci supera, la nascita futura, che Egli stava per darci liberamente dallo Spirito. E anche tutto il resto fu così. Così anche il suo battesimo, fu dello stesso tipo, perché partecipava dell’antico e partecipava anche del nuovo. L’essere battezzati dal profeta segnava l’antico, ma la discesa dello Spirito ombreggiava il nuovo. E come se uno si mettesse nello spazio tra due persone separate e, tendendo le mani, le afferrasse da una parte e dall’altra e le legasse insieme, così ha fatto Lui, unendo l’antica alleanza con la nuova, la natura di Dio con quella dell’uomo, le cose che sono sue con le nostre.

Vedete il bagliore della città, con quale grande splendore vi ha abbagliato fin dall’inizio? Come ha mostrato subito il Re nelle vostre stesse sembianze, come in un accampamento? Perché anche lì il re non appare sempre con la sua dignità, ma, lasciati da parte la porpora e il diadema, si traveste spesso con le vesti di un comune soldato. Ma lì è per evitare che, facendosi conoscere, attiri il nemico su di sé; qui, al contrario, per evitare che, se si facesse conoscere, faccia fuggire il nemico dal conflitto con Lui e confonda tutto il suo popolo, perché il suo scopo era salvare, non spaventare.

4. Per questo motivo gli ha dato subito questo titolo, chiamandolo Gesù. Infatti, questo nome, Gesù, non è greco, ma nella lingua ebraica è chiamato così; il che significa, se lo traduciamo nella lingua greca, il Salvatore. Ed è chiamato Salvatore perché ha salvato il suo popolo.

Vedete come ha messo le ali all’uditore, parlando di cose familiari e indicandoci allo stesso tempo cose al di là di ogni speranza? Voglio dire che entrambi i nomi erano ben noti agli ebrei. Infatti, poiché le cose che dovevano accadere erano al di là di ogni aspettativa, i tipi anche dei nomi precedevano, affinché fin dall’inizio fosse tolto il potere inquietante della novità. Così viene chiamato Gesù, come colui che dopo Mosè portò il popolo nella terra della promessa. Avete visto il tipo? Osservate la verità. Quello conduceva nella terra della promessa, questo in cielo e alle cose belle del cielo; quello, dopo che Mosè era morto, questo dopo che la legge era cessata; quello come capo, questo come re.

Tuttavia, per evitare che, avendo sentito la parola Gesù, siate perplessi a causa dell’identità del nome, ha aggiunto: Gesù Cristo, Figlio di Davide. Ma quell’altro non era di Davide, bensì di un’altra tribù.

5. Ma perché lo chiama libro della generazione di Gesù Cristo, mentre in questo libro non c’è solo la nascita, ma l’intera dispensazione? Perché è la somma di tutta la dispensazione ed è l’origine e la radice di tutte le nostre benedizioni. Come Mosè lo chiama libro del cielo e della terra, (Genesi 2,4) sebbene non abbia parlato solo del cielo e della terra, ma anche di tutte le cose che si trovano in mezzo ad essi, così anche quest’uomo ha chiamato il suo libro da ciò che è la somma di tutte le grandi cose fatte. Infatti, ciò che suscita stupore, al di là di ogni speranza e di ogni aspettativa, è che Dio si sia fatto uomo. Ma poiché questo è avvenuto, tutto ciò che segue ne è la ragionevole conseguenza.

6. Ma perché non ha detto: il Figlio di Abramo e poi il Figlio di Davide? Non è, come alcuni suppongono, che intenda procedere verso l’alto dal punto più basso, perché in tal caso avrebbe fatto come Luca, ma ora fa il contrario. Perché allora ha menzionato Davide? Quell’uomo era sulla bocca di tutti, sia per la sua distinzione, sia per il tempo, poiché non era morto da molto tempo, come Abramo. E sebbene Dio abbia fatto promesse a entrambi, l’uno, in quanto antico, è passato sotto silenzio, mentre l’altro, in quanto fresco e recente, è stato ripetuto da tutti. Essi stessi, ad esempio, dicono: “Cristo non viene forse dal seme di Davide e da Betlemme, la città dove si trovava Davide? [E nessuno lo chiamava Figlio di Abramo, ma solo Figlio di Davide; e questo perché quest’ultimo era più presente nella memoria di tutti, sia per il tempo, come ho già detto, sia per la sua regalità. In base a questo principio, tutti i re che hanno avuto in onore dopo il suo tempo sono stati chiamati da lui, sia dal popolo stesso che da Dio. Infatti, sia Ezechiele che altri profeti parlano di Davide che viene e risorge, non intendendo lui che era morto, ma coloro che emulavano le sue virtù. E a Ezechia dice: “Io difenderò questa città, per il mio bene e per il bene del mio servo Davide”. [E anche a Salomone disse che per amore di Davide non avrebbe dato ad altri il regno durante la sua vita. Perché grande era la gloria di quell’uomo, sia presso Dio che presso gli uomini.

Per questo motivo inizia subito da colui che era più conosciuto, per poi risalire fino a suo padre, ritenendo superfluo, per quanto riguarda i Giudei, portare la genealogia più in alto. Infatti, queste erano principalmente le persone che venivano ammirate: l’una come profeta e re, l’altra come patriarca e profeta.

7. “Ma da dove si evince che Egli proviene da Davide?” Si potrebbe dire. Infatti, se non è nato da un uomo, ma solo da una donna, e la Vergine non ha una genealogia, come possiamo sapere che era della stirpe di Davide? Così, sono due le cose che si chiedono: sia perché non viene espressa la genealogia di Sua madre, sia perché viene menzionato Giuseppe, che non ha alcuna parte nella nascita; poiché l’ultimo sembra essere superfluo, e la prima in difetto.

Di che cosa è dunque necessario parlare prima? Di come la Vergine provenga da Davide. Come facciamo a sapere che è da Davide? Ascoltate Dio che dice a Gabriele di andare da una vergine promessa sposa di un uomo (il cui nome era Giuseppe), della casa e della stirpe di Davide. Cosa volete che sia più chiaro di questo, quando avete sentito che la Vergine era della casa e della stirpe di Davide?

È quindi evidente che anche Giuseppe era della stessa stirpe. Sì, perché c’era una legge che imponeva di non prendere moglie da un’altra stirpe, ma dalla stessa tribù. E il patriarca Giacobbe predisse anche che Egli sarebbe sorto dalla tribù di Giuda, dicendo: “Non mancherà un capo da Giuda, né un governatore dai suoi lombi, finché non venga Colui per il quale è stato stabilito; Egli è l’attesa dei Gentili” (Gn 49,10).

Ebbene, questa profezia chiarisce sì che Egli era della tribù di Giuda, ma non anche che era della famiglia di Davide. C’era dunque nella tribù di Giuda una sola famiglia, quella di Davide, o non ce n’erano anche molte altre? E non poteva accadere che uno fosse della tribù di Giuda, ma non anche della famiglia di Davide?

Anzi, per evitare che possiate dire questo, l’evangelista ha eliminato questo vostro sospetto, dicendo che Egli era della casa e della stirpe di Davide.

E se volete apprendere questo anche da un’altra prospettiva, non ci mancherà un’altra prova. Infatti, non solo non era permesso prendere moglie da un’altra tribù, ma nemmeno da un’altra stirpe, cioè da un’altra parentela. Perciò, se colleghiamo alla Vergine le parole “della casa e della stirpe di Davide”, ciò che è stato detto è valido; se lo colleghiamo a Giuseppe, anche questo fatto è provato. Infatti, se Giuseppe fosse stato della casa e della stirpe di Davide, non avrebbe preso moglie da un’altra stirpe che non fosse quella da cui lui stesso era stato generato.

E allora, si dirà, se ha trasgredito la legge? Ma è per questo motivo che si è testimoniato in anticipo che Giuseppe era giusto, affinché non si dicesse questo, ma si fosse certi che egli non avrebbe trasgredito la legge. Infatti, colui che era così benevolo e libero da passioni da non voler, anche se spinto dal sospetto, tentare di infliggere una punizione alla Vergine, come avrebbe potuto trasgredire la legge per lussuria? Colui che mostrò saggezza e autocontrollo al di là della legge (perché allontanarla, e per di più in segreto, significava agire con autocontrollo al di là della legge), come avrebbe potuto fare qualcosa di contrario alla legge; e questo quando non c’era alcun motivo che lo spingesse?

8. Ora, che la Vergine fosse della stirpe di Davide è evidente da queste cose; ma il perché non sia scritta la sua genealogia, ma quella di Giuseppe, richiede una spiegazione. Per quale motivo allora? Non era legge tra i Giudei che la genealogia delle donne dovesse essere tracciata. Affinché dunque si attenesse all’usanza e non sembrasse che facesse delle modifiche fin dall’inizio, e tuttavia ci facesse conoscere la Vergine, per questo motivo ha taciuto i suoi antenati e ha tracciato la genealogia di Giuseppe. Infatti, se avesse fatto questo nei confronti della Vergine, sarebbe sembrato che introducesse delle novità; e se avesse passato sotto silenzio Giuseppe, non avremmo conosciuto gli antenati della Vergine. Perciò, affinché potessimo sapere, a proposito di Maria, chi fosse e di quale origine, e affinché le leggi rimanessero indisturbate, ha tracciato la genealogia del suo sposo e ha mostrato che era della casa di Davide. Infatti, quando questo è stato chiaramente dimostrato, viene dimostrato anche l’altro fatto, cioè che anche la Vergine proviene da lì, perché quest’uomo giusto, come ho già detto, non avrebbe sopportato di prendere una moglie di un’altra stirpe.

C’è anche un’altra ragione, che si potrebbe citare, di natura più mistica, a causa della quale i progenitori della Vergine sono stati passati sotto silenzio; ma non è il caso di dirlo ora, perché tanto è già stato detto.

9. Rimaniamo dunque a questo punto del nostro discorso sulle questioni, e nel frattempo conserviamo con precisione ciò che ci è stato rivelato; come, ad esempio, perché ha menzionato Davide per primo; perché ha chiamato il libro “libro della generazione”; per quale motivo ha detto “di Gesù Cristo”; come la nascita è comune e non comune; perché è stato dimostrato che Maria proviene da Davide; e perché la genealogia di Giuseppe è tracciata, mentre i suoi antenati sono passati sotto silenzio.

Infatti, se conservate queste cose, ci incoraggerete maggiormente rispetto a ciò che verrà; ma se le respingete e le cancellate dalla vostra mente, ci troveremo ancora più arretrati rispetto al resto. Proprio come nessun coltivatore si preoccuperebbe di prestare attenzione a un terreno che ha distrutto il seme precedente.

Perciò vi prego di ritornare su queste cose. Perché dalla riflessione su queste cose scaturisce nell’anima un grande bene, che tende alla salvezza. Infatti, grazie a queste meditazioni saremo in grado di piacere a Dio stesso; la nostra bocca sarà pura dagli insulti, dal turpiloquio e dal vilipendio, mentre si esercita in discorsi spirituali; saremo temibili per i demoni, mentre armiamo la nostra lingua con tali parole; attireremo maggiormente su di noi la grazia di Dio e renderemo il nostro occhio più penetrante. Infatti, sia gli occhi, sia la bocca, sia l’udito, Egli li ha posti in noi a questo scopo, affinché tutte le nostre membra possano servirLo, affinché possiamo pronunciare le Sue parole e compiere le Sue azioni, affinché possiamo cantarGli inni continui, affinché possiamo offrire sacrifici di ringraziamento e con questi purificare completamente le nostre coscienze.

Infatti, come il corpo è più sano quando gode dei benefici di un’aria pura, così l’anima è più dotata di saggezza pratica quando si nutre di esercizi come questi. Non vedete anche gli occhi del corpo che, quando stanno nel fumo, piangono sempre; ma quando sono all’aria pura, in un prato, in fontane e giardini, diventano più luminosi e più sani? Così è anche l’occhio dell’anima, perché se si nutre nel prato degli oracoli spirituali, sarà limpido, penetrante e rapido di vista; ma se si allontana nel fumo delle cose di questa vita, piangerà senza fine e si lamenterà sia ora che in seguito. Infatti le cose di questa vita sono come il fumo. Anche per questo uno ha detto: “I miei giorni sono venuti meno come fumo”. In effetti si riferiva alla loro brevità e alla loro inconsistenza, ma direi che dobbiamo prendere ciò che viene detto non solo in questo senso, ma anche per quanto riguarda il loro carattere torbido.

Infatti, nulla ferisce e offusca così tanto l’occhio dell’anima come la folla delle ansie mondane e lo sciame dei desideri. Perché sono la legna che alimenta questo fumo. E come il fuoco, quando si appoggia a qualsiasi combustibile umido e saturo, genera molto fumo; così anche questo desiderio, così veemente e bruciante, quando si appoggia a un’anima che è (per così dire) umida e dissoluta, produce a sua volta abbondanza di fumo. Per questo c’è bisogno della rugiada dello Spirito e di quell’aria che spegne il fuoco, disperde il fumo e dà ali ai nostri pensieri. Perché non è possibile, non è possibile che uno appesantito da così grandi mali si innalzi verso il cielo; è bene che, senza impedimenti, possiamo aprirci la strada verso di esso; o meglio, non è possibile nemmeno così, se non otteniamo le ali dello Spirito.

Ora, se c’è bisogno di una mente libera e di una grazia spirituale per salire a quell’altezza, cosa succede se non c’è nessuna di queste cose, ma attiriamo su di noi tutto ciò che è opposto ad esse, persino un macigno satanico? Come potremo salire verso l’alto, se siamo trascinati da un carico così grande? Infatti, se qualcuno cercasse di pesare le nostre parole come in una giusta bilancia, in diecimila talenti di discorsi mondani non troverebbe nemmeno cento penny di parole spirituali, anzi, direi, nemmeno dieci quattrini. Non è dunque una vergogna e un’estrema beffa che, se abbiamo un servo, ci serviamo di lui per lo più nelle cose necessarie, ma essendo in possesso di una lingua, non trattiamo il nostro membro così bene nemmeno come uno schiavo, ma al contrario lo usiamo per cose non redditizie o eccessive? E se fosse solo per eccesso: lo fa per cose contrarie e dannose e per nulla vantaggiose per noi. Infatti, se le cose che abbiamo detto fossero vantaggiose per noi, sarebbero certamente anche gradite a Dio. Invece, qualsiasi cosa il diavolo ci suggerisca, noi la diciamo tutta, ora ridendo, ora parlando in modo spiritoso; ora maledicendo e insultando, ora imprecando, mentendo e facendo falsi giuramenti; ora mormorando, ora facendo vane ciance, e parlando di sciocchezze più che di vecchie mogli; dicendo tutte cose che non ci riguardano.

Perché, ditemi, chi di voi qui presenti, se fosse richiesto, potrebbe ripetere un solo Salmo o qualsiasi altra parte delle Scritture divine? Non ce n’è uno.

E non è solo questo l’aspetto doloroso, ma il fatto che, mentre siete diventati così arretrati per quanto riguarda le cose spirituali, per quanto riguarda quelle che appartengono a Satana siete più impetuosi del fuoco. Così, se a qualcuno venisse in mente di chiedervi canzoni diaboliche e impure melodie effeminate, troverà molti che le conoscono perfettamente e le ripetono con molto piacere.

10. Ma qual è la risposta a queste accuse? Non sono, direte, uno dei monaci, ma ho moglie e figli, e la cura di una casa. Ecco, questo è ciò che ha rovinato tutto, il tuo supporre che la lettura delle Scritture divine appartenga solo a quelli, mentre tu ne hai bisogno molto più di loro. Infatti, coloro che abitano nel mondo e ogni giorno ricevono ferite, hanno più bisogno di medicine. Perciò è molto peggio non leggere e considerare la cosa addirittura superflua; perché queste sono parole di invenzione diabolica. Non sentite Paolo che dice che tutte queste cose sono state scritte per ammonirci? (1 Corinzi 10,11)

E voi, se doveste prendere in mano un Vangelo, non scegliereste di farlo con le mani non lavate; ma le cose che sono contenute in esso, non vi sembrano altamente necessarie? È per questo motivo che tutte le cose sono capovolte.

Infatti, se volete imparare quanto sia grande l’utilità delle Scritture, esaminate voi stessi come diventate ascoltando i Salmi e come ascoltando un canto di Satana; e come siete disposti quando state in una Chiesa e come quando siete seduti in un teatro; e vedrete che grande è la differenza tra lo stato di quest’anima e di quella, anche se entrambe sono una. Per questo Paolo disse: “Le comunicazioni cattive corrompono le buone maniere”. (1 Cor 15,33) Per questo motivo abbiamo continuamente bisogno di quei canti che servono come incantesimi dello Spirito. Sì, è per questo che primeggiamo sulle creature irrazionali, dato che rispetto a tutte le altre cose siamo addirittura estremamente inferiori a loro.

Questo è il cibo dell’anima, questo il suo ornamento, questa la sua sicurezza, mentre non ascoltare è penuria e spreco; perché io darò loro, dice Lui, non una fame di pane, né una sete d’acqua, ma una fame di ascoltare la parola del Signore. (Am 8,11)

Cosa può esserci di più miserabile? Quando il male stesso, che Dio minaccia come punizione, ve lo tirate addosso di vostra iniziativa, portando nella vostra anima una sorta di grave carestia e rendendola la cosa più debole del mondo? Perché la sua natura è quella di essere persa o di essere salvata dalle parole. Tutto ciò la porta all’ira, e lo stesso tipo di cose la rende mansueta: un’espressione sconcia è solita accendere la lussuria, e viene educata alla temperanza da discorsi pieni di gravità.

Ma se una parola ha semplicemente un potere così grande, dimmi, come mai disprezzi le Scritture? E se un ammonimento può fare cose così grandi, molto di più se l’ammonimento è fatto con lo Spirito. Sì, perché una parola delle Scritture divine, fatta risuonare all’orecchio, più che il fuoco ammorbidisce l’anima indurita e la rende adatta a tutte le cose buone.

11. Così anche Paolo, quando trovò i Corinzi gonfi e infiammati, li ricompose e li rese più premurosi. Infatti si vantavano proprio di quelle cose di cui avrebbero dovuto vergognarsi, nascondendo la faccia. Ma dopo che ebbero ricevuto la lettera, ascoltate il cambiamento che avvenne in loro, di cui il Maestro stesso ha reso testimonianza, dicendo: “Per questo stesso fatto, che vi siete afflitti per un destino divino, quale prudenza ha prodotto in voi, sì, quale pulizia di voi stessi, sì, quale indignazione, sì, quale zelo, sì, quale vendetta”. In questo modo riportiamo all’ordine servi e figli, mogli e amici, e rendiamo amici i nostri nemici.

In questo modo anche i grandi uomini, quelli che erano cari a Dio, divennero migliori. Davide, per esempio, dopo il suo peccato, quando ebbe il beneficio di certe parole, giunse al più eccellente pentimento; e anche gli apostoli, per questa via, divennero ciò che divennero, e attirarono dietro di loro il mondo intero.

E qual è il vantaggio, si dirà, quando uno ascolta ma non fa ciò che gli viene detto? Non sarà di poco conto nemmeno l’ascolto. Infatti, egli continuerà a condannare sé stesso e a gemere interiormente, e arriverà a tempo debito a fare le cose di cui si parla. Ma colui che non sa nemmeno di aver peccato, quando cesserà dalla sua negligenza? Quando condannerà sé stesso?

Non disprezziamo dunque l’ascolto delle Scritture divine. Perché questa è un’invenzione di Satana, che non ci permette di vedere il tesoro per non guadagnare le ricchezze. Per questo dice che l’ascolto delle leggi divine non è nulla, per non vedere che dall’ascolto acquisiamo anche la pratica.

Conoscendo dunque questa sua arte malvagia, fortifichiamoci contro di lui da tutte le parti, affinché, essendo recintati con questa armatura, possiamo sia rimanere inespugnati, sia colpirlo alla testa; e così, dopo esserci coronati con le gloriose corone della vittoria, potremo raggiungere i beni futuri, per la grazia e l’amore verso l’uomo del nostro Signore Gesù Cristo, al quale sia gloria e potenza nei secoli dei secoli.

Amen.




San Giovanni Crisostomo, Sul Vangelo di Matteo, Omelia 1

Omelia 2 (in traduzione)

Omelia 1

In effetti, sarebbe opportuno che non avessimo affatto bisogno dell’aiuto della Parola scritta, ma che mostrassimo una vita così pura, che per le nostre anime la grazia dello Spirito fosse al posto dei libri e che come questi sono scritti con l’inchiostro, anche i nostri cuori lo fossero con lo Spirito. Ma poiché abbiamo completamente allontanato da noi questa grazia, veniamo, in ogni caso, ad abbracciare la seconda via migliore.

Perché che la prima via fosse migliore, Dio lo ha dimostrato sia con le sue parole che con le sue azioni. Da quando a Noè, ad Abramo e alla sua discendenza, a Giobbe e anche a Mosè, non parlò per mezzo di scritti, ma direttamente da Sé di Sé stesso, trovando la loro mente pura. Ma dopo che l’intero popolo ebraico era caduto nel baratro della malvagità, allora e in seguito si ebbe una parola scritta, delle tavole e l’ammonimento che viene dato da queste.

E questo si può intuire non solo per i santi dell’Antico Testamento, ma anche per quelli del Nuovo. Infatti, né agli apostoli Dio diede nulla per iscritto, ma invece di parole scritte promise che avrebbe dato loro la grazia dello Spirito, perché Egli, dice nostro Signore, vi farà ricordare ogni cosa. E perché possiate capire che questo era molto meglio, ascoltate ciò che dice il profeta: “Farò con loro una nuova alleanza, metterò le mie leggi nella loro mente, le scriverò nel loro cuore e saranno tutti ammaestrati da Dio” (Ger 31,33). E anche Paolo, sottolineando la stessa superiorità, disse che avevano ricevuto la legge non su tavole di pietra, ma su tavole di carne del cuore (2 Cor 3,2).

Ma poiché col passare del tempo fecero naufragio, alcuni per quanto riguarda le dottrine, altri per quanto riguarda la vita e le maniere, c’era di nuovo bisogno che fossero ricordati con la parola scritta.

2. Riflettete dunque su quanto sia grande il male per noi, che dovremmo vivere in modo così puro da non aver bisogno nemmeno di parole scritte, ma solo di consegnare i nostri cuori, come libri, allo Spirito; ora che abbiamo perso questo onore e siamo arrivati ad aver bisogno di queste ultime, veniamo meno al dovere di impiegare anche questo secondo rimedio. Infatti, se è una colpa avere bisogno di parole scritte e non aver fatto scendere su di noi la grazia dello Spirito, considerate quanto sia pesante l’accusa di non aver scelto di trarre profitto anche da questo aiuto, ma di trattare ciò che è scritto con negligenza, come se fosse stato gettato senza scopo e a caso, facendo così ricadere su di noi, aumentata, la nostra punizione.

Ma affinché non si verifichi un simile effetto, prestiamo rigorosa attenzione alle cose scritte e impariamo come sia stata data l’Antica Legge da un lato e la Nuova Alleanza dall’altra.

3. Come fu data la legge nel passato, quando e dove? Dopo la distruzione degli Egiziani, nel deserto, sul monte Sinai, quando dal monte si levavano fumo e fuoco, una tromba suonava, tuoni e fulmini, e Mosè entrava nella profondità della nube. Ma nella nuova alleanza non è così: né nel deserto, né su un monte, né con fumo e tenebre, né con nubi e tempeste; ma all’inizio del giorno, in una casa, mentre tutti erano seduti insieme, con grande tranquillità, tutto ebbe luogo. Infatti, per quelli che erano più irragionevoli e difficili da guidare, c’era bisogno di una magnificenza esteriore, come un deserto, un monte, un fumo, un suono di tromba e altre cose simili: ma coloro che erano di carattere più elevato e sottomesso, e che si erano elevati al di sopra della mera immaginazione corporea, sì, perché si trattava della rimozione della punizione, della remissione dei peccati, della giustizia, della santificazione, della redenzione, dell’adozione, dell’eredità del cielo e della relazione con il Figlio di Dio, che egli venne a dichiarare a tutti; ai nemici, ai perversi, a coloro che sedevano nelle tenebre. Che cosa potrebbe mai essere all’altezza di questa buona novella?

4. Dio sulla terra, l’uomo in cielo; e tutti si mescolarono, gli angeli si unirono ai cori degli uomini, gli uomini ebbero comunione con gli angeli e con le altre potenze in alto: e si poteva vedere la lunga guerra terminata e la riconciliazione tra Dio e la nostra natura, il diavolo svergognato, i demoni in fuga, la morte distrutta, il Paradiso aperto, la maledizione cancellata, il peccato eliminato, l’errore scacciato, la verità ritornata, la parola di Dio seminata ovunque e fiorente nella sua crescita, la polarità di coloro che sono in alto piantata sulla terra, quelle potenze in rapporti sicuri con noi, e sulla terra gli angeli continuamente perseguitati, e la speranza abbondante riguardo alle cose a venire.

Per questo ha chiamato questa storia “buona novella”, perché tutte le altre cose sono sicuramente solo parole senza sostanza, come, ad esempio, l’abbondanza di ricchezze, la grandezza del potere, i regni, le glorie e gli onori e qualsiasi altra cosa tra gli uomini sia considerata buona; ma quelle manifestate dai pescatori sarebbero legittimamente e propriamente chiamate buone novelle, non solo in quanto benedizioni sicure e inamovibili, e al di là dei nostri meriti, ma anche in quanto ci vengono date con ogni facilità. Infatti, non con fatica e sudore, non con fatica e sofferenza, ma semplicemente in quanto amati da Dio, abbiamo ricevuto ciò che abbiamo ricevuto.

5. E perché mai, quando c’erano tanti discepoli, due soli scrissero tra gli apostoli e due tra i loro seguaci? (Perché uno che era discepolo di Paolo e un altro di Pietro, insieme a Matteo e Giovanni, scrissero i Vangeli). Perché non facevano nulla per vanagloria, ma tutto per l’uso.

E allora? Non bastava un solo evangelista per raccontare tutto? Uno solo era sufficiente; ma se ci sono quattro che scrivono, non negli stessi tempi, né negli stessi luoghi, né dopo essersi riuniti e aver conversato tra loro, e poi dicono tutto come se uscissero da una sola bocca, questa diventa una grandissima dimostrazione della verità.

6. Ma si può dire che si è verificato il contrario, perché in molti punti sono stati condannati per discordanza. Anzi, proprio questo è una prova molto grande della loro verità. Infatti, se si fossero trovati d’accordo in tutto e per tutto, anche per quanto riguarda il tempo, il luogo e le parole stesse, nessuno dei nostri nemici avrebbe creduto se non che si fossero riuniti e avessero scritto ciò che hanno scritto con un accordo umano, perché un accordo così completo non viene dalla semplicità. Ma ora anche quella discordanza che sembra esistere in piccole questioni li libera da ogni sospetto e parla chiaramente a favore del carattere degli scrittori.

Ma se c’è qualcosa che riguarda i tempi o i luoghi, che essi hanno raccontato in modo diverso, questo non pregiudica la verità di ciò che hanno detto. E anche queste cose, per quanto Dio ce lo permetterà, cercheremo di farle notare man mano che procediamo, chiedendovi, insieme a ciò che abbiamo menzionato, di osservare che nei punti principali, quelli fondamentali per la nostra vita e che forniscono i capisaldi della nostra dottrina, in nessun luogo si trova che qualcuno di loro sia in disaccordo, e nemmeno di una qualche seppur piccola misura.

Ma quali sono questi punti? Quelli che seguono: Che Dio si è fatto uomo, che ha compiuto miracoli, che è stato crocifisso, che è stato sepolto, che è risorto, che è asceso, che giudicherà, che ha dato comandamenti che tendono alla salvezza, che ha introdotto una legge non contraria all’Antico Testamento, che è un Figlio, che è unigenito, che è un vero Figlio, che è della stessa sostanza del Padre, e tutte le cose simili; perché su queste troveremo un pieno accordo.

E se i miracoli non sono stati citati tutti, ma uno ha citato questi, l’altro quelli, non è un fatto che debba procurarvi turbamento. Infatti, se uno avesse parlato di tutti, il numero degli altri sarebbe stato superfluo; e se anche tutti avessero scritto cose nuove e diverse l’una dall’altra, la prova del loro accordo non sarebbe stata evidente. Per questo motivo tutti hanno trattato di molte cose in comune, e ognuno di loro ha anche ricevuto e dichiarato qualcosa di proprio; affinché, da un lato, non sembrasse superfluo e gettato nel mucchio senza scopo; dall’altro, rendesse perfetta la nostra prova della verità delle loro affermazioni.

7. Ora Luca ci dice anche il motivo per cui procede a scrivere: “perché ti possa rendere conto”, dice, “della solidità degli insegnamenti che hai ricevuto”; (Luca 1,4) cioè, affinché, ricordandovi continuamente, manteniate la certezza e rimaniate nella certezza.

Ma per quanto riguarda Giovanni, egli stesso ha mantenuto il silenzio sulla causa; tuttavia, (come dice una tradizione che ci è giunta fin dai primi Padri) non ha scritto senza scopo; ma poiché era stata cura dei tre soffermarsi sul resoconto della dispensazione e le dottrine della Divinità stavano per essere lasciate in silenzio, egli, mosso da Cristo, si mise allora, e non prima di allora, a comporre il suo Vangelo. E questo è evidente sia dalla storia stessa, sia dall’incipit del suo Vangelo. Infatti, non inizia come gli altri dal basso, ma dall’alto, dallo stesso punto a cui mirava, ed è in vista di questo che compose l’intero libro. E non solo all’inizio, ma in tutto il Vangelo, egli è più elevato degli altri.

Di Matteo si dice ancora che quando coloro che tra i Giudei, avendo creduto, venivano da lui e lo pregavano di lasciare loro per iscritto quelle stesse cose che aveva detto loro a voce, egli compose anche il suo Vangelo nella lingua degli Ebrei. E anche Marco, in Egitto, si dice che abbia fatto la stessa cosa su richiesta dei discepoli.

Per questo motivo Matteo, scrivendo agli Ebrei, non volle mostrare altro se non che Egli proveniva da Abramo e da Davide; Luca, invece, parlando a tutti in generale, traccia un resoconto più alto, arrivando fino ad Adamo. L’uno inizia con la sua generazione, perché nulla era così rassicurante per il Giudeo come il fatto che Cristo fosse la discendenza di Abramo e di Davide; l’altro non fa così, ma menziona molte altre cose, e poi procede alla genealogia.

8. Ma l’armonia tra loro sarà stabilita sia dal mondo intero, che ha accolto le loro affermazioni, sia dagli stessi nemici della verità. Dal loro tempo, infatti, sono nate molte sette che sostengono opinioni opposte alle loro parole; alcune hanno accolto tutto ciò che hanno detto, mentre altre hanno tagliato via dal resto alcune parti delle loro affermazioni, tenendole così per sé. Ma se ci fosse stata contraddizione nelle loro affermazioni, le sette che sostengono la parte contraria non avrebbero ricevuto tutto, ma solo ciò che sembrava armonizzarsi con loro stesse; né quelle che hanno tagliato una parte, sarebbero state completamente confutate da quella parte; così che i frammenti stessi non possono essere nascosti, ma dichiarano ad alta voce la loro connessione con l’intero corpo. E come se si prendesse una parte qualsiasi del fianco di un animale, anche in quella parte si troverebbero tutte le cose di cui è composto l’intero corpo – nervi e vene, ossa, arterie e sangue, e un campione, come si direbbe, dell’intera massa – così anche per quanto riguarda le Scritture: in ogni porzione di ciò che vi è scritto, si può vedere chiaramente la connessione con l’intero. Se invece fossero stati in disaccordo, non sarebbe stato possibile evidenziarlo, e la dottrina stessa sarebbe stata da tempo vanificata: perché ogni regno, dice Egli, diviso contro sé stesso non può restare in piedi (Mc 3,24). Ma anche in questo risplende la forza dello Spirito, cioè nel vedere che ha fatto sì che questi uomini, impegnati com’erano nelle cose più necessarie e urgenti, non si facessero scrupolo di queste piccole questioni.

Ora, dove si trovasse ciascuno di loro quando scriveva, non è corretto per noi affermarlo in modo positivo. Ma che non si oppongano l’uno all’altro, cercheremo di dimostrarlo in tutta l’opera. E tu, accusandoli di disaccordo, fai proprio come se insistessi sul fatto che usano le stesse parole e le stesse forme di linguaggio.

9. E non dico ancora che coloro che si gloriano molto di retorica e filosofia, avendo molti di loro scritto molti libri che toccano gli stessi argomenti, non solo si sono espressi in modo diverso, ma hanno addirittura parlato in opposizione l’uno all’altro (perché una cosa è parlare in modo diverso e un’altra è parlare in modo opposto); nessuna di queste cose dico. Lungi da me l’idea di inquadrare la nostra difesa dal punto di vista della frenesia di quegli uomini, ne sono disposto a fare raccomandazioni per la verità a partire dalla falsità.

Ma sarei lieto di chiedere: come sono stati creduti i diversi resoconti? Come hanno prevalso? Come mai, pur dicendo cose opposte, furono ammirati, creduti, celebrati ovunque nel mondo?

Eppure i testimoni di ciò che dicevano erano molti, e molti erano anche gli avversari e i nemici. Infatti, non scrissero queste cose in un angolo e le seppellirono, ma dappertutto, per mare e per terra, le dispiegarono alle orecchie di tutti, e queste cose furono lette in presenza dei nemici, proprio come avviene ora, e nessuna delle cose che dissero offese nessuno. Questo avvenne, naturalmente, perché era una potenza divina che pervadeva tutto e lo faceva prosperare presso tutti gli uomini.

10. Infatti, se così non fosse, come avrebbero potuto il pubblicano, il pescatore e l’ignorante giungere a tale filosofia? Infatti, le cose che i non addetti ai lavori non hanno mai potuto immaginare, neppure in sogno, sono da questi uomini con grande sicurezza rese pubbliche e convincenti, e non solo in vita, ma anche dopo la morte: né a due uomini, né a venti uomini, né a cento, né a mille, né a diecimila, ma a città, nazioni e popoli, sia per terra che per mare, sia in terra di Greci che di barbari, sia abitata che deserta; e tutto ciò riguarda cose molto al di là della nostra natura. Infatti, lasciando la terra, tutti i loro discorsi riguardano le cose del cielo, mentre ci portano un altro principio di vita, un altro modo di vivere: ricchezza e povertà, libertà e schiavitù, vita e morte, il nostro mondo e la nostra politica, tutto cambiato.

Non come Platone, che ha composto quella ridicola Repubblica, o Zenone, o se c’è qualcun altro che ha scritto un’opera politica o ha elaborato leggi. Infatti, per quanto riguarda tutti questi, è stato reso manifesto da loro stessi che uno spirito malvagio, un demone crudele in guerra con la nostra razza, nemico del pudore e del buon ordine, che sovrasta ogni cosa, ha fatto sentire la sua voce nella loro anima. Quando, per esempio, rendono le loro donne comuni a tutti, e spogliano le vergini nella Palæstra, portandole sotto gli occhi degli uomini; e quando istituiscono matrimoni segreti, mescolando tutte le cose insieme e confondendole, e rovesciando i limiti della natura, che altro c’è da dire? Il fatto che questi loro detti siano tutte invenzioni diaboliche e contrarie alla natura, lo testimonierebbe anche la natura stessa, che non tollera ciò che abbiamo menzionato; e questo, anche se essi scrivono non in mezzo a persecuzioni, né a pericoli, né a lotte, ma in tutta sicurezza e libertà, e lo adornano con molti ornamenti di varia provenienza. Ma queste dottrine dei pescatori, inseguiti come erano, flagellati e in pericolo, sia i dotti che i non dotti, sia gli schiavi che i liberi, sia i re che i soldati semplici, sia i barbari che i greci, le hanno accolte con tutta la buona volontà.

11. E non si può dire che, poiché queste cose sono insignificanti e basse, fossero facilmente ricevibili da tutti gli uomini; anzi, queste dottrine sono molto più elevate di quelle altre. Infatti, per quanto riguarda la verginità, non ne hanno mai immaginato il nome nemmeno in sogno, né la povertà volontaria, né il digiuno, né altre cose elevate.

Ma quelli che sono dalla nostra parte non solo sterminano la lussuria, ma castigano non solo l’atto, ma anche lo sguardo non casto, il linguaggio ingiurioso, il riso disordinato, il vestito, l’andatura e il clamore, e portano avanti la loro esattezza anche nelle cose più piccole, e hanno riempito tutta la terra con la pianta della verginità. E anche per quanto riguarda Dio e le cose del cielo, convincono gli uomini di essere sapienti con una conoscenza che nessuno di loro è mai riuscito a concepire nella propria mente. Come avrebbero potuto, infatti, coloro che hanno creato per gli dei immagini di bestie, di mostri che strisciano sulla terra e di altre cose ancora più vili?

Eppure queste alte dottrine sono state accettate e credute, e fioriscono ogni giorno e aumentano mentre le altre sono passate e scomparse, più facilmente delle ragnatele.

Naturalmente, perché erano demoni quelli che manifestavano queste cose; perciò, oltre alla loro impurità, la loro oscurità è grande e il lavoro che richiedono maggiore. Infatti, cosa c’è di più ridicolo di quella repubblica in cui, oltre a ciò che ho menzionato, il filosofo, dopo aver speso righe a non finire per poter mostrare cos’è la giustizia, ha riempito il suo discorso di molta indistinzione oltre a questa prolissità? Questo, anche se contenesse qualcosa di utile, dovrebbe essere considerato di fatto inutile per la vita dell’uomo. Infatti, se il contadino e il fabbro, il costruttore e il pilota e tutti coloro che vivono del lavoro delle proprie mani, devono abbandonare il loro mestiere e le loro oneste fatiche e trascorrere un certo numero di anni per imparare che cos’è la giustizia, prima di averla imparata saranno distrutti dalla fame e moriranno a causa di questa giustizia, non avendo imparato nient’altro di utile da conoscere e avendo terminato la propria vita con una morte crudele.

12. Ma le nostre lezioni non sono tali; piuttosto Cristo ci ha insegnato ciò che è giusto, ciò che è opportuno, ciò che è conveniente e tutte le virtù in generale, comprendendole in poche e semplici parole: a volte dicendo che su due comandamenti si fondano la Legge e i Profeti; (Mt 22,40) cioè sull’amore di Dio e sull’amore del prossimo; a volte dicendo: “Tutto ciò che volete che gli uomini facciano a voi, fatelo anche voi a loro, perché questa è la Legge e i Profeti”. (Mt 7,12)

E queste cose, anche per un operaio, per un servo, per una donna vedova, per un bambino e per colui che sembra essere estremamente lento di comprendonio, sono tutte chiare da capire e facili da imparare. Perché le lezioni della verità sono così, e il risultato concreto ne è testimone. Tutti hanno imparato le cose che devono fare, e non solo le hanno imparate, ma ne sono stati anche emuli; e non solo nelle città o in mezzo ai mercati, ma anche sulle cime dei monti.

Sì, perché lì vedrete la vera saggezza abbondare, cori di angeli risplendere in un corpo umano e la comunità del cielo manifestarsi qui sulla terra. Anche questi pescatori descrissero per noi una comunità, non ordinando di abbracciarla fin dall’infanzia, come gli altri, né imponendo come legge che l’uomo virtuoso debba avere tanti anni, ma rivolgendo il loro discorso in generale a tutte le età. Perché quelle altre lezioni sono giocattoli per bambini, mentre queste sono la verità delle cose.

E come luogo per questa loro comunità hanno scelto il cielo, e Dio l’hanno introdotto come artefice e legislatore degli statuti che vi sono stabiliti, come del resto era loro dovere. E le ricompense del loro paese non sono foglie di alloro o di ulivo, né una porzione di carne nella sala pubblica, né statue di ottone, queste cose fredde e ordinarie, ma una vita che non ha fine, e diventare figli di Dio, unirsi al coro degli angeli, stare accanto al trono reale e stare sempre con Cristo. Le guide del popolo di questa comunità sono pubblicani, pescatori e fabbricanti di tende, non quelli che hanno vissuto per un breve periodo, ma quelli che vivranno per sempre. Per questo, anche dopo la loro morte, possono fare il massimo bene ai governati.

Questa repubblica non è in guerra con gli uomini, ma con i diavoli e le potenze incorporee. Perciò anche il loro capitano non è un uomo, né un angelo, ma Dio stesso. Anche l’armatura di questi guerrieri si adatta alla natura della guerra, perché non è formata da pelli e acciaio, ma dalla verità, dalla rettitudine, dalla fede e da ogni vero amore per la saggezza.

13. Poiché la suddetta repubblica è l’argomento su cui è stato scritto questo libro e ora ci viene proposto di parlarne, prestiamo attenzione a Matteo, che parla chiaramente di questo, perché ciò che dice non è suo, ma tutto di Cristo, che ha fatto le leggi per questa città. Prestiamo attenzione, dico, per essere in grado di iscriverci in essa e di brillare tra coloro che ne sono già diventati cittadini e attendono le corone incorruttibili. A molti, però, questo discorso sembra facile, mentre gli scritti profetici sono difficili. Ma questa è l’opinione di coloro che non conoscono la profondità dei pensieri in essi contenuti. Perciò vi prego di seguirci con molta diligenza, in modo da entrare nell’oceano stesso delle cose scritte, con Cristo come guida in questo nostro ingresso.

Ma affinché la parola sia più facile da imparare, vi preghiamo e vi scongiuriamo, come abbiamo fatto anche per le altre Scritture, di prendere in anticipo la parte della Scrittura che stiamo per spiegare, in modo che la vostra lettura possa preparare la strada per la vostra comprensione (come avvenne anche per l’eunuco – At 8,28), e così facilitare molto il nostro compito.

14. E questo perché le domande sono molte e frequenti. Si veda, ad esempio, subito all’inizio del suo Vangelo, quante difficoltà potrebbero essere sollevate una dopo l’altra. In primo luogo, perché viene tracciata la genealogia di Giuseppe, che non era il padre di Cristo. In secondo luogo, da dove si evince che Egli trae la sua origine da Davide, mentre non si conoscono gli antenati di Maria, che lo ha partorito, poiché la genealogia della Vergine non è tracciata? In terzo luogo, per quale motivo viene tracciata la genealogia di Giuseppe, che non ha nulla a che fare con la nascita; mentre per quanto riguarda la Vergine, che era la madre stessa, non si sa da quali padri, nonni o antenati sia stata generata.

E oltre a queste cose, vale la pena di chiedersi come mai, nel tracciare la genealogia attraverso gli uomini, abbia menzionato anche le donne; e perché, avendo deciso di farlo, non le abbia menzionate tutte, ma, tralasciando le più eminenti, come Sara, Rebecca e tutte le altre simili, abbia menzionato solo quelle famose per qualche malefatta, come, ad esempio, se qualcuna fosse stata una prostituta o un’adultera, o una madre nata da un matrimonio illecito, se qualcuna fosse stata una straniera o una barbara. Infatti, ha menzionato la moglie di Uria, di Thamar, di Rahab e di Ruth, di cui una era di razza straniera, un’altra una prostituta, un’altra ancora era stata contaminata da un suo parente prossimo, e non in un rapporto matrimoniale, ma con un rapporto rubato, quando aveva indossato la maschera della prostituta; e della moglie di Uria nessuno ignora nulla, a causa della notorietà del crimine. Eppure l’evangelista ha tralasciato tutte le altre e ha inserito nella genealogia solo queste. Al contrario, se le donne dovevano essere menzionate, dovevano esserlo tutte; se non tutte, ma solo alcune, allora quelle famose per le virtù e non per le azioni malvagie.

Vedete quanta cura ci viene richiesta subito all’inizio? Eppure l’inizio sembra essere più semplice del resto; per molti forse addirittura superfluo, essendo una mera numerazione di nomi.

Dopo questo, un altro punto merita di essere indagato: perché ha omesso tre re? Se, infatti, a causa della loro empietà, avesse taciuto i loro nomi, non avrebbe dovuto menzionare neanche gli altri che erano come loro. E questa è un’altra domanda: perché, dopo aver parlato di quattordici generazioni, non ha mantenuto il numero nella terza divisione?

E per questo Luca ha menzionato altri nomi, e non solo non tutti uguali, ma anche molti di più, mentre Matteo ne ha di meno e di diversi, pur avendo concluso anch’egli con Giuseppe, con cui anche Luca ha concluso.

Vedete quanto sia necessaria una vigile attenzione da parte nostra, non solo per spiegare, ma anche per imparare quali cose dobbiamo spiegare. Non è una cosa da poco, infatti, riuscire a scoprire le difficoltà; c’è anche un altro punto difficile, ovvero come Elisabetta, che era della tribù levitica, fosse parente di Maria.

15. Ma per non sovraccaricare la vostra memoria, mettendo insieme molte cose, fermiamo qui il nostro discorso per un po’ di tempo. Perché è sufficiente per voi, affinché siate ben svegliati, che impariate solo le domande. Ma se desiderate anche la loro soluzione, anche questo dipende da voi stessi, prima di parlare nuovamente. Infatti, se vi vedo ben svegli e desiderosi di imparare, mi sforzerò di aggiungere anche la soluzione; ma se siete a bocca aperta e non partecipate, nasconderò sia le difficoltà che la loro soluzione, in obbedienza a una legge divina. Infatti, Egli dice: “Non date le cose sante ai cani e non gettate le vostre perle davanti ai porci, perché non le calpestino” (Mt 7,6).

Ma chi è che le calpesta? Colui che non considera queste cose preziose e venerabili. E chi è così miserabile da non considerare queste cose venerabili e più preziose di tutte? Colui che non vi dedica tanto tempo libero quanto alle prostitute nei teatri di Satana. Lì, infatti, la moltitudine passa l’intera giornata e rinuncia a non poche delle proprie faccende domestiche per questo impiego fuori dai normali schemi, e conserva con esattezza tutto ciò che ha ascoltato, anche se a danno della propria anima. Ma qui, dove Dio sta parlando, non sopportano di indugiare nemmeno un po’.

Perciò, vi avverto, non abbiamo nulla in comune con il Cielo, infatti la nostra cittadinanza non va oltre le parole. Eppure, per questo motivo, Dio ha minacciato persino l’inferno, non per gettarci lì, ma per convincerci a fuggire da questa terribile tirannia. Ma noi facciamo il contrario e percorriamo ogni giorno la strada che ci porta lì, e mentre Dio ci ordina non solo di ascoltare, ma anche di fare ciò che dice, noi non ci sottomettiamo nemmeno ad ascoltare.

Quando dunque, vi prego, faremo ciò che ci è stato comandato e metteremo mano alle opere, se non sopportiamo nemmeno di ascoltare le parole che le riguardano, ma siamo impazienti e inquieti per il tempo che restiamo qui, anche se è molto breve?

16. E poi, quando parliamo di cose indifferenti, se vediamo che quelli che sono in compagnia non partecipano, chiamiamo ciò che fanno un insulto; ma riteniamo forse di provocare Dio se, mentre Egli parla di queste cose, disprezziamo ciò che viene detto e guardiamo da un’altra parte? Chi è ormai vecchio e ha viaggiato per molti paesi, ci riferisce con esattezza il numero di stadi, la posizione delle città, i loro piani, i loro porti e mercati; ma noi stessi non sappiamo nemmeno quanto siamo lontani dalla città che è in cielo. Se avessimo conosciuto la distanza, avremmo cercato di accorciarla. Quella città non solo è lontana da noi come il cielo dalla terra, ma anche molto di più, se siamo negligenti; come, d’altra parte, se facciamo del nostro meglio, anche in un solo istante arriveremo alle sue porte. Infatti, queste distanze non sono definite dallo spazio locale, ma dalla disposizione morale.

Ma voi conoscete esattamente gli affari del mondo, sia quelli nuovi che quelli vecchi, e anche quelli più antichi; potete elencare i principi sotto i quali avete servito in passato, e i capi dei giochi, e quelli che hanno vinto il premio, e i capi degli eserciti, cose che non vi interessano; ma chi è diventato il capo di questa città, il primo o il secondo o il terzo, e per quanto tempo, ognuno di loro; e ciò che ognuno ha compiuto e portato a termine, non l’avete immaginato nemmeno in sogno. E le leggi che sono state stabilite in questa città non sopportate di sentirle, né le osservate, anche quando altri ve le raccontano. Come pensi dunque, ti prego, di ottenere le benedizioni promesse, se non ascolti nemmeno ciò che ti viene detto?

17. Ma anche se mai prima d’ora, ora, in ogni caso, facciamolo. Sì, perché stiamo per entrare in una città (se Dio lo permette) d’oro e più preziosa di qualsiasi altro oro. Segniamo allora le sue fondamenta, le sue porte costituite da zaffiri e perle; perché in effetti abbiamo in Matteo una guida eccellente. Infatti, attraverso la sua porta entreremo ora, ed è richiesta molta diligenza da parte nostra. Perché se vede qualcuno non attento, lo caccia dalla città. Sì, perché la città è molto regale e gloriosa; non come le nostre città, divise in una piazza del mercato e in corti reali, perché lì tutto è la corte del Re. Apriamo dunque le porte della nostra mente, apriamo le nostre orecchie e con grande tremore, quando siamo sul punto di mettere piede sulla soglia, adoriamo il Re che è lì. Infatti, il primo approccio ha il potere di confondere subito l’osservatore.

Per ora troviamo le porte chiuse; ma quando le vedremo aperte (perché questa è la soluzione delle difficoltà), allora percepiremo la grandezza dello splendore all’interno. Perché anche lì, guidandovi con gli occhi dello Spirito, c’è uno che si offre di mostrarvi tutto: questo pubblicano. Dove siede il Re e chi della sua schiera sta accanto a Lui; dove sono gli angeli, dove gli arcangeli; e quale posto è riservato ai nuovi cittadini in questa città, e che tipo di strada è quella che vi conduce, e che tipo di porzione hanno ricevuto, i primi che vi sono stati cittadini, e quelli dopo di loro, e quelli che li hanno seguiti. E quanti sono gli ordini di queste tribù, quanti quelli del senato, quante le distinzioni di dignità.

Non entriamo dunque con rumore o tumulto, ma con un mistico silenzio. Perché se in un teatro, quando si fa un grande silenzio, si leggono le lettere del re, tanto più in questa città tutti devono essere composti e stare con l’anima e l’orecchio eretti. Perché non sono le lettere di un maestro terreno, ma del Signore degli angeli, che stanno per essere lette.

Se ci ordiniamo in questo modo, la grazia stessa dello Spirito ci condurrà a una grande perfezione, e arriveremo al trono regale e raggiungeremo tutti i beni, per la grazia e l’amore verso l’uomo del nostro Signore Gesù Cristo, al quale sia la gloria e la potenza, insieme al Padre e allo Spirito Santo, ora e sempre e nei secoli dei secoli.

Amen.