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BESSARIONE

ἀββᾶ Βισαρίωνος

I detti di Bessarione qui registrati sono riportati in prima persona dal suo discepolo Doulas. Il n. 4 lo ritrae in visita a Giovanni di Licopoli al momento della distruzione dei templi pagani di Alessandria nel 391, quando il Serapione fu rovesciato. Teofilo di Alessandria, sembra che abbia usato i monaci copti più semplici come truppe d’assalto nei suoi conflitti contro il paganesimo e l’eresia. Nello stesso detto n. 4 si apprende la presenza nel deserto anche di donne ascete.

1. Abba Doulas, discepolo di Abba Bessarione, disse: “Un giorno, mentre camminavamo lungo il mare, ebbi sete e dissi ad Abba Bessarione: “Padre, ho molta sete”. Egli fece una preghiera e mi disse: “Bevi un po’ di acqua del mare”. L’acqua si rivelò dolce quando ne bevvi. Ne versai anche un po’ in una bottiglia di cuoio per paura di avere sete più tardi. Vedendo questo, il vecchio mi chiese perché ne prendevo un po’. Gli ho detto: “Perdonami, è per paura di avere sete più tardi”. Allora il vecchio disse: “Dio è qui, Dio è ovunque”.

2. Un’altra volta, quando Abba Bessarione ebbe l’occasione di farlo, disse una preghiera e attraversò il fiume Chrysoroas a piedi e poi continuò il suo cammino. Pieno di meraviglia, chiesi perdono e gli dissi: “Come sentivi i tuoi piedi mentre camminavi sull’acqua?”. Egli rispose: “Sentivo l’acqua solo fino ai talloni, ma il resto era asciutto”.

3. Un altro giorno, mentre andavamo a trovare un anziano, il sole stava tramontando. Allora Abba Bessarione disse questa preghiera: “Ti prego, Signore, che il sole si fermi finché non raggiungiamo il tuo servo”. E questo è ciò che accadde.

4. Un altro giorno, quando arrivai alla sua cella, lo trovai in piedi a pregare con le mani alzate verso il cielo. Per quattordici giorni rimase così. Poi mi chiamò e mi disse di seguirlo. Andammo nel deserto. Avendo sete, gli dissi: “Padre, ho sete”. Allora, prendendo la mia pelle di pecora, il vecchio andò lontano quanto un tiro di sasso, dopo aver pregato, la riportò indietro, piena d’acqua. Poi ci incamminammo e arrivammo a una grotta dove, entrando, trovammo un fratello seduto, impegnato a intrecciare una corda. Egli non alzò gli occhi verso di noi, né ci salutò, poiché non voleva conversazione con noi. Allora il vecchio mi disse: “Andiamo; senza dubbio l’anziano non è sicuro di dover parlare con noi”. Continuammo il nostro viaggio verso Licopoli, fino a raggiungere la cella di Abba Giovanni. Dopo averlo salutato, pregammo, poi il vecchio si sedette per parlare della visione che aveva avuto. Abba Bessarione disse che gli era stato comunicato che i templi sarebbero stati abbattuti. E così è stato: sono stati abbattuti. Al nostro ritorno, tornammo alla grotta dove avevamo visto il fratello. Il vecchio mi disse: “Entriamo a vederlo; forse Dio gli ha detto di parlarci”. Quando entrammo, lo trovammo morto. Il vecchio mi disse: “Vieni, fratello, prendiamo il corpo; è per questo motivo che Dio ci ha mandato qui”. Quando prendemmo il corpo per seppellirlo, ci accorgemmo che era una donna. Pieno di stupore, il vecchio disse: “Vedi come le donne trionfano su Satana, mentre noi ci comportiamo ancora male nelle città”. Dopo aver reso grazie a Dio, che protegge coloro che lo amano, ce ne andammo.

5. Un giorno giunse a Scete un uomo posseduto da un demonio; si pregò su di lui, ma il demonio non lo lasciava, perché era ostinato. I sacerdoti dissero: “Cosa possiamo fare contro questo demonio? Nessuno può scacciarlo, eccetto Abba Bessarione, ma se lo chiamiamo, non verrà nemmeno in Chiesa. Allora facciamo così: visto che viene in chiesa presto, prima di tutti gli altri, facciamo dormire il posseduto qui e quando viene, manteniamo la nostra preghiera e diciamogli: “Abba, sveglia il fratello”. Questo è ciò che fecero. Quando il vecchio arrivò di buon’ora, si attennero alla loro preghiera e gli dissero: “Sveglia il fratello”. Il vecchio gli disse: “Alzati e vai”. Immediatamente il demonio si allontanò da lui e da quel momento fu guarito.

6. Abba Bessarione disse: “Per quattordici giorni e notti sono rimasto in piedi in mezzo ai cespugli di spine, senza dormire”.

7. Un fratello che aveva peccato fu allontanato dalla Chiesa dal sacerdote. Abba Bessarione si alzò e andò con lui, dicendo: “Anch’io sono un peccatore”.

8. Lo stesso Abba Bessarione disse: “Per quattordici anni non mi sono mai sdraiato, ma ho sempre dormito seduto o in piedi”.

9. Lo stesso Abba disse: “Quando sei in pace, senza dover lottare, umiliati per paura di essere sviato dalla gioia, che è inopportuna; noi ci magnifichiamo e siamo così consegnati alla guerra. Spesso, infatti, a causa della nostra debolezza, Dio non permette che siamo tentati, per paura che veniamo sopraffatti”.

10. Un fratello che condivideva l’alloggio con altri fratelli chiese a Abba Bessarione: “Cosa devo fare?”. L’anziano rispose: “Stai in silenzio e non fare paragoni con gli altri”.

11. Abba Bessarione, in punto di morte, disse: “Il monaco deve essere come i Cherubini e i Serafini: tutto occhio”.

12. I discepoli di Abba Bessarione raccontarono che la sua vita era stata come di un uccello dell’aria, o di un pesce, o di un animale che vive sul terreno, passando tutto il tempo della sua vita senza problemi o inquietudini. La cura di una casa non lo turbava e il desiderio di un luogo particolare non sembrava mai dominare la sua anima, così come non lo faceva l’abbondanza di piaceri, o il possesso di case o la lettura di libri. Ma sembrava completamente libero da tutte le passioni del corpo. Sostenendosi con le cose buone a venire, saldo nella forza della sua fede, viveva nella pazienza, come un prigioniero che viene condotto dappertutto, soffre sempre il freddo e la nudità, bruciato dal sole e sempre all’aria aperta, affliggendosi ai margini del deserto come un vagabondo. Trovava il suo piacere ad essere trasportato nelle vaste estensioni delle sabbie inabitate come davanti ad un mare. Quando gli capitava di arrivare in luoghi più piacevoli, dove i fratelli vivevano una vita in comune, si sedeva fuori dal cancello, piangendo e lamentandosi come un naufrago che viene scaraventato dai flutti sulla terra. Così, se uno dei fratelli che usciva lo trovava lì, seduto come uno dei poveri mendicanti che vivono nel mondo e pieno di compassione si avvicinasse a lui, chiedendogli: “Uomo, perché piangi? Se hai bisogno di qualcosa per quanto ci è possibile faremo in modo che tu la riceva. Entra, condividi la nostra tavola e riposati”, lui rispondeva: “Non posso vivere sotto un tetto finché non avrò ritrovato le ricchezze della mia casa”, aggiungendo che aveva perso grandi ricchezze in vari modi. Sono caduto tra i pirati, ho subito un naufragio, ho disonorato il mio rango, passando dalla gloria all’ignominia”. Il fratello, commosso da queste parole, tornò indietro, portando un boccone di pane e glielo diede, dicendo: “Prendi questo, padre, tutto il resto, come dici tu, te lo restituirà Dio: la casa, l’onore e le ricchezze di cui parli”. Ma egli, lamentandosi ancora di più, sospirò profondamente e aggiunse: “Non posso dire se ritroverò le cose buone perdute che cerco, ma preferisco ancora di più ogni giorno rischiare di morire, senza avere tregua a causa delle mie grandi calamità: così devo sempre vagare, per terminare la mia corsa”.