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06 MAGGIO

Dal Prologo di Ohrid opera di Nikolaj Velimirovic

06 Maggio secondo l’antico calendario della Chiesa

  1. IL SANTO GIUSTO E LUNGAMENTE PROVATO GIOBBE

Giobbe era un discendente di Esaù, nipote di Abramo, e visse in Arabia circa 2.000 anni prima di Cristo. Suo padre si chiamava Zareth e sua madre Bosora. Tuttavia, il suo nome completo era Jobab. Giobbe era un uomo onorato, timorato di Dio e molto ricco. Nel settantanovesimo anno della sua vita, Dio permise che, attraverso Satana, gli venissero inflitte difficili tentazioni, come è scritto dettagliatamente nel Libro di Giobbe. In un solo giorno, Giobbe perse tutte le sue enormi proprietà, i suoi figli e le sue figlie. In seguito, una terribile malattia lo colpì e tutto il suo corpo si coprì di piaghe, dalla testa ai piedi; Giobbe si sdraiò sul mucchio di rifiuti fuori dalla città e con un pezzo di coccio raschiava via il pus dalle sue ferite. Giobbe non mormorò contro Dio, ma sopportò pazientemente tutte le sofferenze fino alla fine. Per questo motivo Dio gli restituì la salute, gli diede ricchezze molto più grandi di quelle che aveva prima e gli nacquero sette figli e tre figlie, tanti quanti ne aveva prima. Giobbe visse per un totale di duecentoquarantotto anni, sempre glorificando e lodando Dio. Giobbe è considerato il modello di sopportazione paziente di ogni sofferenza che Dio ci manda e Giobbe è un prototipo della sofferenza del Signore Gesù.

  1. IL SANTO MARTIRE BARBARO

Barbaro era un soldato durante il regno di Giuliano l’Apostata. Quando Bacco, il comandante dell’Imperatore, guidava l’esercito romano contro i Franchi, Barbaro, che era segretamente cristiano, prestava servizio nell’esercito. In battaglia apparve un certo eroe dalla parte dei Franchi, simile all’antico Golia, che sfidò i Romani a mandare uno dei loro uomini a combattere. Il comandante Bacco consigliò a Barbaro di andare. Barbaro pregò in cuor suo il Signore vivente, uscì e sconfisse quel gigante. Di conseguenza, l’esercito franco si confuse e fuggì. Poi il comandante preparò una grande festa e ordinò di offrire sacrifici agli idoli. Durante le offerte sacrificali, il comandante venne a sapere che Barbaro si teneva in disparte. Interrogato in proposito, Barbaro dichiarò di essere cristiano. Il comandante informò l’imperatore, il quale ordinò che Barbaro fosse sottoposto alle più dure torture. Ma Barbaro sopportò tutto con raro coraggio e compostezza. Durante le sue torture, si manifestarono molti miracoli e molti soldati, testimoni di ciò, accettarono la fede di Cristo. Tra questi c’era il comandante Bacco insieme a Callimaco e Dionigi. Tutti e tre furono decapitati per il Nome di Cristo e, dopo di loro, anche Barbaro fu decapitato nell’anno 362 d.C. Le loro anime presero dimora nel regno di Cristo Re Immortale.

  1. SAN BARBARO IL LADRO

Dopo aver commesso molti crimini, Barbaro si pentì e si condannò dapprima a strisciare a quattro zampe per tre anni e a mangiare con i cani e, in secondo luogo, a vivere dodici anni nella foresta senza vestiti, senza un tetto e senza cibo se non erba e foglie. Ricevette dagli angeli la notizia che i suoi peccati erano stati perdonati. Alcuni mercanti che attraversavano la foresta e che vedevano Barbaro da lontano pensarono che fosse un animale e non un uomo, gli puntarono contro le loro frecce e lo trafissero. Morente, Barbaro li pregò di informare di lui il sacerdote più vicino. Il sacerdote arrivò e lo seppellì onorevolmente. Dal suo corpo sgorgò la mirra (olio) curativa che guarì diverse malattie e dolori degli uomini.

Inno di lode
GIOBBE, IL SERVO SOFFERENTE

Dimmi, fratello, cosa sei in grado di sopportare,
e ti dirò quanto sei uomo.
Giobbe, il giusto, ricco e tutto glorioso
da Satana, fu gettato su un letamaio,
e ricoperto di pus e piaghe,
Per i cani e per gli uomini, uno spettacolo orribile!
Tutto ciò che aveva, in un giorno perì
tranne la fede e la pazienza.
Ma con l’arma della fede e della pazienza
Giobbe vinse l’orribile Satana.
Dio guardava la lotta impari,
e al giusto diede la vittoria.
Con la vittoria, tutte le altre ricchezze,
E il diavolo invidioso si vergognò.

Riflessione
Abba Isaia disse di sé stesso: “Mi vedo simile a un cavallo che vaga senza cavaliere. Chi lo trova, si siede su di lui e lo cavalca a suo piacimento. Quando un cavaliere smonta dal cavallo, un altro lo monta e fa lo stesso, e così il terzo e così via”. Questo grande asceta, di cui tutti parlavano con stupore del fatto che avesse raggiunto la perfezione, diceva questo di sé stesso o per umiltà o per il ricordo del suo periodo di imperfezione. L’importante è che queste parole siano vere per ogni cristiano che cammina spiritualmente senza freni e senza remore. Non appena una passione lo abbandona, un’altra lo monta. Appena una passione lo stanca e lo lascia nella disperazione, un’altra lo monta con l’illusoria speranza di renderlo felice. Un uomo del genere non ha un cavaliere che lo indirizzi verso il vero sentiero senza divagare a destra o a sinistra. L’unico cavaliere amichevole che dovrebbe essere salutato con favore è il santo e potente spirito cristiano.

Contemplazione
Contemplare l’Ascensione del Signore Gesù:

  1. Come Egli sia prima risorto corporalmente e poi sia asceso corporalmente;
  2. Come le anime degli uomini giusti dopo la morte salgono prima in cielo, mentre il corpo attende la resurrezione generale, la trasfigurazione generale e l’ascensione generale.

Omelia
Sulla potenza che Dio ha dato alle parole dei profeti

“Ecco, io ho fatto delle mie parole, nella tua bocca, un fuoco. E questo popolo è la legna che esso divorerà!”. (Geremia 5,14).

Vedete, fratelli, che l’effetto della parola di Dio è diverso a seconda delle persone. La parola di Dio è come un fuoco, in cui il giusto si rallegra, come chi è congelato nel freddo di questo mondo; e la parola di Dio è come un fuoco che brucia l’ingiusto che questo mondo materiale ha troppo riscaldato. I padri spirituali esperti ci hanno lasciato la prova che solo il Nome di Gesù porta forza, gioia e ristoro ai fedeli – e questo Nome consuma gli spiriti maligni come un fuoco vivo. È così per ogni parola di Dio. Con alcuni crea conforto, con altri irritazione, con alcuni placa l’ira, con altri aumenta la rabbia, con alcuni provoca rispetto e timore e con altri disprezzo. Per i sani è miele; per i non sani è miele di assenzio.

Ma perché il popolo dovrebbe essere come legno che si consuma? Perché, è forse da biasimare il popolo se gli anziani senza Dio e i falsi profeti lo portano fuori strada? Il popolo non è da biasimare fino al punto in cui lo sono i suoi anziani e i suoi falsi profeti, ma è comunque da biasimare in una certa misura. Dio, infatti, ha dato al popolo anche la possibilità di conoscere la retta via attraverso la coscienza e la predicazione della Parola di Dio e il popolo non dovrebbe seguire ciecamente i suoi capi ciechi quando questi li conducono su false vie e li allontanano da Dio e dalla Legge di Dio. Fratelli, Dio è giusto e conosce la misura delle colpe di ognuno, e non permetterà che l’analfabeta e il più piccolo soffrano quanto l’alfabetizzato e il più grande.

O Dio onniveggente, salvaci affinché non siamo né leader ciechi né seguaci ciechi. Rafforza i nostri cuori affinché, come capi e come seguaci, siamo sempre e solo tuoi servi.

A Te sia gloria e grazie sempre. Amen.