1

La Chiesa ortodossa russa esprime il suo sostegno alla Chiesa ortodossa ucraina canonica

Il Santo Sinodo della Chiesa ortodossa russa ha nuovamente espresso il suo sostegno al popolo sofferente della Chiesa ortodossa ucraina canonica. Ha inoltre approvato i testi di varie preghiere per i soldati.

Considerando il recente ordine presidenziale e vari progetti di legge contro l’UOC, le perquisizioni e gli “arresti della Chiesa con pretesti inverosimili” e le sanzioni personali contro i gerarchi e il clero dell’UOC , l’ aumento dei sequestri di chiese da parte degli scismatici e la campagna mediatica sovietica contro la Chiesa, il Sinodo russo, presieduto da Sua Santità il Patriarca Kirill, ha deliberato:

  1. “Esprimere sostegno ai vescovi, ai chierici, ai monaci e ai laici che si sforzano di preservare l’unità e la struttura canonica della Chiesa ortodossa ucraina anche nelle attuali difficili circostanze.
  2. “Consideriamo importante richiamare l’attenzione delle Chiese ortodosse locali, dei rappresentanti delle denominazioni cristiane e della comunità religiosa mondiale, nonché delle organizzazioni internazionali per i diritti umani sulle violazioni dei diritti dei fedeli in Ucraina”.

Le risoluzioni di ieri ripetono sostanzialmente le dichiarazioni di sostegno delle riunioni sinodali del 29 maggio e del 7 giugno .

Allo stesso tempo, mentre l’UOC, nelle parole di Sua Beatitudine il Metropolita Onufrij di Kiev e di tutta l’Ucraina , si è separata dal Patriarcato di Mosca, il Sinodo russo ha sottolineato che, secondo gli statuti della Chiesa russa, solo un Consiglio locale (gerarchi, clero, monaci, laici) possono modificare lo statuto della UOC.

Pertanto, agli occhi della Chiesa russa, l’UOC rimane una Chiesa autonoma del Patriarcato di Mosca. Di conseguenza, il Sinodo russo ha deciso ieri di includere l’arciprete Vladimir Saveliev, presidente del dipartimento editoriale dell’UOC, nel Consiglio editoriale della ROC, sebbene p. Vladimir rifiuta questa nomina .

Il Sinodo ha anche approvato per l’uso domestico il testo di diverse preghiere al Signore Gesù Cristo e alla Santissima Theotokos per i soldati sul campo di battaglia e per i soldati feriti, catturati e dispersi.

FONTE: https://orthochristian.com/150271.html




“Appello” del Patriarca di Gerusalemme all’Arcivescovo di Cipro per preservare l’unità della Chiesa ortodossa

La mattina di sabato 24 dicembre 2022, dopo una Divina Liturgia nella Chiesa Cattedrale del Santo Apostolo Barnaba della Santa Arcidiocesi di Cipro e seguendo una procedura elettorale standard in conformità con la nuova legge statutaria della Chiesa di Cipro, il ha avuto luogo l’elezione dell’ex metropolita Georgios di Paphos ad arcivescovo di Nuova Giustiniana e di tutta Cipro.

In occasione di questa elezione, il Patriarca Teofilo III di Gerusalemme ha inviato all’Arcivescovo eletto la seguente Lettera di congratulazioni:

Vostra Beatitudine Arcivescovo di Nuova Giustiniana e di tutta Cipro, in Cristo Dio, carissimo e profondo fratello e co-ministro della Nostra Mediocrità Signor Georgios. Abbracciando in un santo bacio la Tua Beatitudine, invochiamo umilmente la suprema benedizione.

Con piacere, siamo stati informati dell’ascensione di Sua lodatissima e ampiamente studiata Beatitudine all’Arcivescovado e al Trono Nazionale della Santissima Chiesa Apostolica di Cipro in successione al beato Arcivescovo Chrysostomos.

Ci affrettiamo anche di là, dalla Terra Santa, a congratularci di cuore con Te e a pregare nella Grotta della Natività nella carne di nostro Signore Gesù Cristo, per un governo beato, fecondo e nello Spirito Santo, un ministero gerarchico e pastorale per la conservazione della sacra eredità della nostra fede ortodossa e il ripristino dell’unità del popolo di Cipro che soffre da tempo.

In questo momento, in cui scismi e dissensi stanno scuotendo l’unità della nostra Una Santa Chiesa Cattolica e Apostolica Ortodossa, è richiesto ogni ragionevole sforzo da parte di tutti i Primati delle Chiese fraterne Ortodosse locali per assicurare e preservare l’unità ordinata da Dio” affinché possiate con una sola mente e con una sola bocca glorificare Dio, il Padre del Signore nostro Gesù Cristo» (cfr Rm 15,6).

Perciò, rallegrandoVi per la meritoria elezione di Vostra Beatitudine all’Ufficio di Primate della Chiesa della santa terra di Cipro e baciandoVi fraternamente con un santo bacio, dalla Grotta Santissima e accoltrice di Dio, rimaniamo.

Nella Città Santa di Gerusalemme, 11 dicembre 2022.

Vostra Beatitudine

Amato fratello in Cristo

TEOFILO III

Patriarca di Gerusalemme




Chiesa Ucraina scismatica e greco-cattolici valutano la revisione dei calendari religiosi.

Il metropolita Epifany, capo della scismatica Chiesa ortodossa dell’Ucraina, e il metropolita Svyatoslav, capo della Chiesa greco-cattolica ucraina, si sono incontrati il ​​24 dicembre e hanno deciso di prendere in considerazione la revisione dei loro calendari religiosi, ha affermato la Chiesa greco-cattolica ucraina.

Le due chiese creeranno un gruppo di lavoro allo scopo.

Fino a poco tempo fa, sia la Chiesa ortodossa ucraina che i greco-cattolici ucraini avevano utilizzato solo il calendario giuliano, utilizzato anche dalla Chiesa ortodossa russa. I cattolici romani usano il calendario gregoriano, mentre il Patriarcato ecumenico di Costantinopoli usa il calendario giuliano rivisto, che attualmente coincide con il calendario gregoriano. 

In precedenza la Chiesa ortodossa ucraina e i greco-cattolici ucraini avevano celebrato il Natale solo il 7 gennaio (calendario gregoriano), lo stesso giorno della Russia. 

Quest’anno, la Chiesa ortodossa ucraina ha permesso alle sue parrocchie di celebrare il Natale il 25 dicembre come parte degli sforzi del Paese per prendere le distanze dalla Russia durante la sua aggressione contro l’Ucraina.

FONTE:

https://ugcc.ua/data/pid-chas-zustrichi-blazhennishogo-svyatoslava-z-blazhennishym-epifaniem-govoryly-pro-reformu-tserkovnogo-kalendarya-1713/

https://news.yahoo.com/orthodox-church-greek-catholics-consider-232019645.html?guccounter=1&guce_referrer=aHR0cHM6Ly9sLmZhY2Vib29rLmNvbS8&guce_referrer_sig=AQAAAMZezb68IwmRena8D2mllONbGGsRGk17j9PSHLtt8wI3tzhMJZZ7Bjxroz1GRZduQI5WcOvNDjSyHlJTjNyxbkTd7B7VDkhMqbWZ4lT0_go3WAO53Towq_cPfKyxKn7HT7wWUkrO9FVpAw0Az25dDjuZpuD_yyUBv9gnewcdkHqs




“Fox News”: Zelensky è un uomo che fa irruzione in monasteri e templi

Il giornalista statunitense Tucker Carlson ha dichiarato su “Fox News” che Zelensky è un uomo che fa irruzione nei monasteri, sequestra chiese e arresta sacerdoti.

Un giornalista di “Fox News”, Tucker Carlson, ha criticato il presidente ucraino Volodymyr Zelensky durante la sua visita negli Usa.

Carlson ha commentato ironicamente le parole dello storico Michael Beschloss, che ha criticato coloro che non hanno applaudito Zelensky al Congresso.

“Perché non applaudi un uomo che ha bandito una denominazione cristiana, un uomo che ha arrestato preti, fatto irruzione in monasteri, sequestrato chiese, messo fuori legge i media dell’opposizione, messo fuori legge i partiti politici che gli si oppongono, gettato in prigione i suoi principali oppositori politici? Perché don non applaudire un uomo simile?” Tucker Carlson hachiesto sarcasticamente a nome di Beschloss.

In precedenza Carlson ha affermato che non vi è alcuna giustificazione per la distruzione e il divieto della Chiesa ortodossa ucraina.




Assalto al Patriarcato di Gerusalemme da parte di un gruppo radicale israeliano

Il Patriarcato di Gerusalemme condanna l’assalto alla sua terra da parte di un gruppo radicale israeliano

Il Patriarcato greco-ortodosso di Gerusalemme ha condannato l’assalto alla sua terra martedì 27 dicembre da parte di un gruppo radicale israeliano a Wadi Hilweh a Silwan, a sud della Città Vecchia di Gerusalemme.

Questo gruppo radicale non ha alcun diritto o sostegno giudiziario a suo favore per consentire loro di entrare o occupare la terra. Il Patriarcato condanna anche il fatto che il raid sia avvenuto con la protezione della polizia armata israeliana e delle guardie di frontiera.

Il Patriarcato afferma che questo pezzo di terra, noto come ‘la terra rossa’, è grande cinque dunum (circa 1,2 acri) ed è stato affittato alla famiglia Sumrin dal Patriarcato greco-ortodosso di Gerusalemme dall’inizio del secolo scorso.

La famiglia Sumrin lo coltiva ancora oggi e questa intrusione è una chiara invasione delle proprietà del Patriarcato a Gerusalemme.

Questo incidente rappresenta una reazione diretta dei gruppi radicali israeliani alle critiche del Patriarcato alle loro pratiche espansionistiche che vengono deliberatamente prese di mira contro le chiese cristiane di Gerusalemme, come ha chiarito Sua Beatitudine il Patriarca Theophilos III, Patriarca della Città Santa di Gerusalemme, in il suo discorso durante la cerimonia di accensione dell’albero di Natale alla Porta di Giaffa venerdì 16 dicembre.

Il Patriarcato di Gerusalemme chiarisce che è stato fatto un tentativo di attaccare questa terra in precedenza nel 2008, quando il comune ha cercato di usarla. Il Patriarcato è andato in tribunale, combattendo un procedimento giudiziario contro il comune, solo per essere sorpreso dal fatto che un’organizzazione radicale israeliana possedesse documenti che collegavano questo appezzamento di terreno al presunto accordo di contraffazione del 2004, che includeva le proprietà della Porta di Giaffa.

Il Patriarcato greco-ortodosso di Gerusalemme sottolinea il suo impegno nei confronti di tutti i suoi diritti, proprietà e dotazioni, che non risparmierà alcuno sforzo per proteggere e difendere i suoi diritti e che non si ritirerà dalla difesa dei diritti ortodossi, che la Chiesa e il suo popolo hanno adottato all’unanimità da quando Sua Beatitudine il Patriarca Teofilo III ha assunto la carica di Patriarca di Gerusalemme nel 2005.

Fonte: Patriarcato di Gerusalemme




San Cirillo, Patriarca di Alessandria (370–444): LETTERA AI MONACI

LETTERA AI MONACI

San Cirillo, Patriarca di Alessandria (370–444)

Cirillo porge il suo saluto nel Signore ai Padri dei monaci, presbiteri e diaconi, e a quanti, dilettissimi e carissimi, insieme con voi conducono vita solitaria e sono saldi nella fede di Dio.

1. Alcuni di voi sono venuti ad Alessandria, come è consuetudine; e io chiesi loro – ed ero veramente desideroso di saperlo – se, procedendo sulle tracce della retta via dei Padri, anche voi foste solleciti a distinguervi nella retta e immacolata fede, se foste nobilitati da un’ottima vita in comune e se menaste vanto delle fatiche dell’ascesi, ritenendo veramente cibo lo scegliere di combattere con coraggio per il bene. Essi mi fecero sapere che le cose, presso di voi, procedevano proprio così; e aggiunsero che vi stavate adoperando con sempre maggiore ardore nelle belle imprese dei vostri predecessori. Ero dunque proprio contento e la mia mente si rallegrava, poiché giustamente facevo mie le virtù dei figli. È cosa assurda che i maestri di ginnastica esultino per le capacità dei giovani; e se questi fanno qualcosa di apprezzabile con la loro arte, essi lo assumano come una corona per la propria testa e menino vanto del loro coraggio. Noi invece siamo padri nello spirito e vi ungiamo coi discorsi in vista del buon combattimento, affinché superando con l’esercizio i moti della carne ed evitando di cadere nel peccato e di essere vinti da Satana tentatore, conseguiate la palma, e non meno di quelli siate riempiti di quella gioia che è cara a Dio.

2. Perciò, come dice il discepolo del Salvatore: Mettendo tutto il vostro zelo, somministrate nella vostra fede la virtù, nella virtù la scienza, nella scienza la temperanza, nella temperanza la pazienza, nella pazienza la pietà, nella pietà l’amore fraterno, nell’amore fraterno la carità. Se avete tutte queste cose e le avete in abbondanza, esse non vi lasceranno vuoti e senza frutto per la conoscenza del Signore nostro Gesù Cristo (2 Pt 1, 5ss). Io ritengo che sia necessario che quelli che scelgono la gloria della vita intelligibile in Cristo e di percorrere un’amabile via, per prima cosa siano abbelliti da una fede semplice ed encomiabile, e a questa aggiungano la virtù; dopo aver fatto questo, si sforzino di arricchirsi della conoscenza del mistero in Cristo e si elevino al massimo grado verso una perfetta conoscenza. Questo, io penso, è pervenire allo stato di uomo perfetto e giungere alla pienezza dell’età propria (Ef 4,13). Perciò con la prudenza conveniente ai monaci, cinti i vostri lombi, combattete contro le passioni dell’anima e del corpo: così sarete illustri e stimati e starete nel bene della speranza preparata per i santi. Ci sia inoltre in voi, superiore a quella degli altri, la retta fede, ed anch’essa sia assolutamente irreprensibile. Così quindi, seguendo anche voi le tracce della pietà dei santi Padri, dimorerete con loro nei monasteri superni e abiterete i tabernacoli celesti, che il divino Isaia ricorda, quando dice: I tuoi occhi vedranno Gerusalemme, la città ricca, i tabernacoli che non saranno mai smossi (Is 33, 20).

3. Non so forse che voi conducete una vita pura e degna di ammirazione e che in voi risiede una fede retta e inviolabile? Sono stato però non poco turbato nel sentire che dei ciarlatani sono giunti presso di voi e alcuni vanno in giro ad indebolire la vostra fede semplice, eccitando la folla con vuote parole, interrogando e chiedendo se bisogna oppure non bisogna chiamare la santa Vergine «Madre di Dio».

Sarebbe stato meglio se vi foste astenuti del tutto da tali questioni. Non avreste mai dovuto accostarvi a cose che a stento possono contemplare come in uno specchio menti bene ordinate e intelletti versati (gli argomenti sottilissimi delle realtà divine trascendono le menti delle persone più capaci). Ma poiché già una volta non siete rimasti sordi a questi discorsi ed è facile che alcuni abbiano scelto di entrare in dispute e che quindi, per persone non ben salde di mente, il danno si conficchi come una spina su loro stessi, ho ritenuto che fosse necessario dirvi poche cose su tali argomenti. E questo non per farvi disputare ancor di più, ma affinché, se qualcuno vi attaccasse, voi, facendo uscire in campo contro i loro vani discorsi la verità, possiate sfuggire il danno derivante dall’errore e possiate giovare anche ad altri, come a fratelli, convincendoli con discorsi appropriati all’antica fede tramandata alla Chiesa dai santi Apostoli, così che essi la posseggano nelle loro anime come una pietra preziosa.

4. Sono rimasto quindi stupito che qualcuno dubiti se la santa Vergine debba o non debba essere chiamata «Madre di Dio». Se il nostro Signore Gesù Cristo è Dio, come può non essere «Madre di Dio» la Vergine che lo partorì? Questa fede ci hanno tramandato i divini discepoli, anche se non hanno usato questa espressione; così abbiamo appreso a pensare dai santi Padri. Perciò il nostro Padre Atanasio, di santa memoria, che ha adornato il seggio della chiesa di Alessandria per 46 anni e che ha contrapposto alle eresie degli esecrabili eretici un inespugnabile e apostolico intelletto e che con i suoi scritti, come con un odoroso profumo, ha allietato tutto il mondo e che da tutti è riconosciuto per la rettitudine e integrità delle dottrine, componendo a nostro vantaggio un libro sulla santa e consostanziale Trinità, nel terzo sermone, nella parte iniziale e in quella finale chiama la santa Vergine «Madre di Dio». Citerò testualmente le sue parole, quando dice: «Questo è il fine e il carattere distintivo della sacra Scrittura, come abbiamo spesso detto: l’annunzio in essa contenuto sul Salvatore è duplice, che egli era sempre Dio ed è Figlio, poiché è Verbo, Splendore e Sapienza del Padre; e che negli ultimi tempi, assumendo per noi la carne, divenne uomo dalla Vergine Maria, Madre di Dio». E, dopo aver detto altre cose, continua: «Certo molti furono santi e puri da ogni macchia: Geremia fu santificato dal seno materno e Giovanni, quando era ancora nell’utero, saltò di gioia alla voce di Maria, Madre di Dio». Egli era un uomo degno e bisogna ammettere che non avrebbe mai detto qualcosa che non fosse in

sintonia con le sacre Scritture. Come infatti avrebbe potuto errare dal vero un uomo illustre e famoso, ammirato da tutti in quel santo e grande concilio, dico in quello opportunamente convocato a Nicea? Non aveva ancora raggiunto il soglio episcopale, ma già spiccava tra i chierici. Grazie alla sua perspicacia, alla mitezza e alla sottilissima e incomparabile mente, in quel tempo fu elevato dal vescovo Alessandro di beata memoria, ed egli era con il vecchio come un figlio

con il padre: lo indirizzava alle cose utili e gli indicava la via per ogni singola azione.

5. Poiché forse alcuni pensano di confutare il nostro discorso con argomenti tratti dalla stessa sacra Scrittura ispirata da Dio, e inoltre affermano che quel santo e grande concilio non disse mai che la Madre del Signore era «Madre di Dio», né ha mai definito alcunché di simile, orsù ora, per quanto è possibile, mostriamo il mistero dell’intelligibile economia in Cristo, il modo come ci è stato annunciato dalla sacra Scrittura e che cosa hanno detto gli stessi Padri – ispirati al vero dallo Spirito santo – quando hanno proclamato la definizione della fede senza macchia. Secondo la parola del Salvatore non erano essi che parlavano, ma lo Spirito di Dio e Padre che parlava in loro. Poiché hanno mostrato che colui il quale è nato dalla Vergine è per natura Dio, credo che correttamente nessuno potrà esimersi dal dover pensare e affermare che la si debba chiamare molto a buon diritto «Madre di Dio». Così recita il simbolo della fede.

6. Crediamo in un solo Dio Padre onnipotente, fattore di tutte le cose visibili e invisibili; e in un solo Signore Gesù Cristo, Figlio di Dio, generato unigenito dal Padre, cioè dalla sua sostanza; Dio da Dio, Luce da Luce, Dio vero da Dio vero, generato non fatto, consostanziale al Padre; attraverso di lui ogni cosa fu fatta, in cielo e in terra; il quale, per noi uomini e per la nostra salvezza, discese, si è incarnato, si è fatto uomo, ha patito ed è risuscitato il terzo giorno; ascese al cielo e verrà a giudicare i vivi e i morti; e nello Spirito santo.

7. Gli inventori di eresie, che scavano fosse di perdizione per sé stessi e per gli altri, sono scivolati in così stoltissimi pensieri da ritenere e affermare che il Figlio sia recente; e che sia stato portato all’esistenza da Dio e Padre in modo eguale alle creature. Gli sciagurati non arrossiscono quando circoscrivono all’inizio del tempo colui che è prima di ogni secolo e del tempo, il fattore dei secoli. Abbassando inoltre, secondo come a loro sembra, la sua eguaglianza e gloria con il Padre e Dio, a stento gli concedono di essere superiore alle altre creature, e dicono che egli sta a mezzo tra Dio e gli uomini: non possiede la gloria della somma eccellenza, ma neppure si colloca allo stesso livello delle creature. Ma chi può essere inferiore all’eccellenza divina e superiore al livello delle creature? La cosa è assolutamente senza senso. Non si vede luogo o ragione tra il creatore e la creatura. Ma, stando a quel che costoro dicono, pur tirandolo di forza dalla sede della divinità, lo chiamano Figlio e Dio, e affermano che deve essere adorato, sebbene la legge proclami: Adorerai il Signore Dio tuo e lui solo servirai (Dt 6,13); e ancora, quando dice agli Israeliti per bocca di Davide: Non ci sia in te un Dio recente, né adorerai un Dio straniero (Sal 80,10).

8. Ma quelli, avendo abbandonato la piana strada maestra della verità, si incamminano per fosse e pietraie e, come dice Salomone, hanno deviato dall’asse del proprio campo, e raccolgono con le mani la sterilità (Prv 9,12). Ma noi sui quali risplendette nella mente la luce divina, che abbiamo scelto di avere pensieri incomparabilmente migliori delle loro sciocchezze e che abbiamo seguito la fede dei santi Padri, diciamo che il Figlio è veramente nato dalla sostanza di Dio e

Padre, in modo divino e indicibile, che è pensato nella propria ipostasi, unito al Genitore per la medesima sostanza; è in lui, ma a sua volta possiede in sé stesso il Padre. Confessiamo che è Luce da Luce, Dio da Dio, secondo un’eguale natura, un medesimo carattere

distintivo e un medesimo splendore; e possiede ogni cosa in misura eguale e in nessun modo diminuita (Eb 1,3). Annoverando lo Spirito santo, la santa e consostanziale Trinità è unita nell’unica natura della divinità.

9. Ma la Scrittura ispirata da Dio dice che il Verbo di Dio si è fatto carne (Gv 1,14), cioè si è unito a una carne che possiede un’anima razionale. Seguendo poi le predicazioni evangeliche, il santo e grande concilio disse che egli è l’Unigenito, nato dalla sostanza di Dio e Padre, per il quale e nel quale ogni cosa esiste; che per noi uomini e per la nostra salvezza è disceso, si è incarnato, si è fatto uomo, ha patito ed è risuscitato, e a suo tempo verrà come giudice. Chiamarono poi Verbo da Dio l’unico Signore Gesù Cristo. Si consideri quindi come dicendo «un solo Figlio», chiamandolo «Signore» e «Cristo Gesù», affermino che egli è nato da Dio e Padre, che è l’Unigenito, Dio da Dio, Luce da Luce, generato e non fatto, della stessa sostanza del Padre.

10. Si può certamente dire che il nome «Cristo» non fu assegnato soltanto all’Emmanuele, ma riscontriamo che esso è stato applicato anche ad altri. Dio infatti dice sugli eletti e santificati nello spirito: Non toccate i miei Cristi e non sparlate dei miei profeti (Sal 104,15). Anche il divino Davide chiama Saul, che era stato unto da Dio per mano di Samuele, «Cristo di Dio» (1 Re 24,7). Ma perché parlo di queste cose, quando si potrebbe facilmente vedere che questo titolo è a buon diritto applicabile a quanti sono stati giustificati nella fede in Cristo e, santificati nello Spirito, sono stati resi degni di onore per questa chiamata? Per questo motivo il profeta Abacuc preannunciò il mistero di Cristo e la salvezza che sarebbe venuta attraverso di lui, dicendo: Sei uscito per la salvezza del tuo popolo, per salvare i tuoi cristi (Ab 3,13). Quindi il nome «Cristo» può convenire non solo e specialmente, come ho detto, all’Emmanuele, ma anche a tutti quelli che furono unti dalla grazia dello Spirito santo. La parola è tratta dall’azione, quindi «Cristi» dall’essere unti. Che anche noi siamo veramente arricchiti dalla gloriosa e preziosa grazia, lo afferma il saggio Giovanni, quando dice: Anche voi avete l’unzione dal Santo (1 Gv 2). E più sotto: Non avete bisogno che qualcuno vi ammaestri, ma la sua unzione vi ammaestra (1 Gv 2,27). È scritto poi sull’Emmanuele: Gesù di Nazareth, come Dio lo unse di Spirito santo e potenza (At 10,38). E anche il divino Davide su di lui dice: Hai amato la giustizia e odiato l’iniquità; per questo Dio, il tuo Dio, ti unse con olio di letizia sui tuoi compagni (Sal 44,8). Che cosa dunque si vedrebbe di più alto nella santa Vergine rispetto alle altre donne, quando si dice che ella ha partorito l’Emmanuele? Non ci sarebbe niente di assurdo se si preferisse chiamare anche la madre di ciascuno degli unti «Madre di Cristo»[1].

11. Ma per le incomparabili diversità di gloria e di eminenza del nostro Salvatore, la differenza è parecchia, tale da escludere tutto ciò che si riferisca a noi. Noi infatti siamo servitori, mentre egli è per natura Signore e Dio, anche se per economia è venuto tra di noi e in ciò che è nostro. Per questo anche il beato Paolo lo chiamò Cristo e Dio, quando disse: Questo sappiate, che nessun fornicatore, impudico, avaro e idolatra possiede eredità nel regno di Cristo e Dio (Ef 5,5). Dunque mentre tutti gli altri, come ho detto, possono essere a buon diritto «cristi», per l’essere stati unti, soltanto Cristo è anche veramente Dio, l’Emmanuele.

Non sbaglierebbe chi volesse affermare che le madri degli altri erano «Madri di Cristo», ma non anche «Madri di Dio», mentre, unica tra di loro, la santa Vergine è intesa ed è detta contemporaneamente «Madre di Cristo» e «Madre di Dio». Non ha generato infatti un semplice uomo come noi, ma il Verbo da Dio Padre, incarnato e fatto uomo. Anche noi per grazia siamo chiamati «dèi», non così però il Dio Figlio, che lo è per natura e verità, anche se è divenuto carne.

12. Verosimilmente tu però ribatti: dimmi, la Vergine diventò forse madre della divinità? A questa domanda rispondiamo che per comune confessione il vivente ed enipostatico[2] suo Verbo è nato dalla stessa sostanza di Dio e Padre e ha l’esistenza senza principio nel tempo; è sempre coesistente al Genitore, in lui e con lui esistente e pensato. Negli ultimi tempi, poiché è divenuto carne, cioè si è unito a una carne che possiede un’anima razionale, si afferma che è nato anche in modo carnale da una donna. Il suo mistero è in qualche modo simile alla nostra nascita. Le madri dei terreni infatti, prestandosi alla natura in vista della nascita, hanno nell’utero la carne che a poco a poco si compone e si sviluppa, grazie a certe ineffabili forze di Dio, finalizzandosi alla specie umana. Dio poi immette nel vivente, nella maniera che egli conosce, lo spirito. Forma infatti lo spirito dell’uomo in lui (Zc 12,1), secondo l’espressione del profeta. Una cosa è la ragione della carne, altra quella dell’anima. Sebbene però esse siano madri soltanto dei corpi terreni, tuttavia partoriscono il vivente, quello, dico, che consta di anima e corpo; e non si dice che partoriscono una parte. Non si dirà che Elisabetta partorì il corpo e non l’anima: partorì il Battista, dotato di anima, un essere unico con due parti, anima e corpo. Dimostreremo che la medesima cosa si è realizzata anche in occasione della nascita dell’Emmanuele. Come ho detto, dalla sostanza del Padre è nato il suo Verbo unigenito; poiché, in grazia del fatto che in seguito ha assunto la carne e l’ha resa cosa sua propria, è stato chiamato anche Figlio dell’uomo ed è divenuto come noi, ritengo che non sia assurdo affermare, e anzi che sia necessario confessare, che è nato secondo la carne da una donna, nello stesso modo come anche l’anima dell’uomo nasce contemporaneamente al proprio corpo e la si considera come una sola cosa con quello, sebbene la seconda natura è considerata per sé ed esiste secondo una propria ragione. Perciò se qualcuno dicesse che la madre di uno è genitrice della carne ma non dell’anima, parlerebbe in maniera eccessivamente pignola. Come ho detto, ha partorito un vivente composto da due elementi dissimili, da due un unico uomo, rimanendo ciascun elemento ciò che è, concorrendo altresì, quasi contemperandosi l’un l’altro, all’unità naturale, ciascuno per la propria parte.

13. Poiché l’unione in Cristo è cosa necessarissima, sarà facile e del tutto agevole considerarla anche attraverso molti altri fattori. Orsù, allora, se sembra opportuno, indaghiamo sulle espressioni del beato Paolo, con acribia e, per quanto è possibile, operando un’analisi sottile. Dice dunque sull’Unigenito: Il quale, pur essendo in forma di Dio, non reputò una rapina l’essere eguale a Dio, ma umiliò sé stesso, prendendo una forma di servo, diventando simile agli uomini ed essendo trovato in figura d’uomo abbassò sé stesso (Fil 2,5-7). Chi è colui il quale è in forma di Dio e non ritenne una rapina essere eguale a Dio? Oppure, in che modo umiliò sé stesso, come discese nell’abbassamento e nella forma di servo? Se dunque costoro, dividendo l’unico Signore Gesù Cristo – dico l’uomo e il Verbo da Dio Padre –, affermano che sopportò l’umiliazione quello nato dalla santa Vergine, separando da lui il Verbo da Dio, devono prima dimostre in che maniera è ritenuto ed era in forma ed eguaglianza col Padre, affinché anche sopportasse il modo dell’umiliazione, discendendo in ciò che non era. Ma ciò che è nell’eguaglianza del Padre, se lo consideriamo secondo la sua propria natura, non ha nulla di creaturale. Come si può affermare che si è umiliato, se, essendo per natura uomo, è nato come noi da una donna? Dimmi, da quale più antica dignità, superiore a quella dell’uomo, discese per essere uomo? Oppure, in che modo si potrebbe intendere l’aver assunto, pur non possedendola in principio, la forma di servo, chi per natura stava tra i servitori ed era posto sotto il giogo della servitù?

14. Ma, dicono, colui che per natura e verità è il libero Figlio, il Verbo da Dio Padre, esistente nella forma del Genitore e uguale a lui, prese dimora in un uomo nato da donna: è questa l’umiliazione, il prezzo dell’abbassamento e l’essersi calato in forma di servo.

Così, amici miei, il solo abitare in un uomo fu sufficiente al Verbo di Dio per umiliarsi, e sarebbe persuasivo affermare che in tal modo prese forma di servo e che questa sarebbe stata la sua maniera di abbassarsi? Sento che egli dice ai santi Apostoli: Se qualcuno mi ama, custodirà la mia parola e il Padre mio lo amerà e verremo a lui e rimarremo presso di lui (Gv 14,21). Ascolta, in forza di che cosa disse che in quelli che lo amavano coabitava insieme a lui anche lo stesso Dio e Padre? Forse considereremo anche il Padre umiliato, che abbia sopportato lo stesso abbassamento del Figlio e abbia preso forma di servo, perché prende dimora presso le anime sante di quelli che lo amano? E anche lo Spirito abita in noi? Forse anch’egli realizza l’economia con il farsi uomo? Oppure affermiamo che questa sia stata realizzata attraverso il solo Figlio, per la salvezza e per la vita di tutti? Lontano da noi una dottrina così strana e insensatissima!

15. Il Verbo esistente in forma ed eguaglianza di Dio e Padre abbassò dunque sé stesso, allorché divenendo carne, come dice Giovanni, è nato attraverso una donna, e colui che ha la nascita da Dio Padre sopportò per noi anche quella come la nostra. Ci insegnino quelli allora in che modo il Verbo da Dio Padre può essere ritenuto e detto da noi «Cristo». Se Cristo è chiamato così dall’essere stato unto, il Padre chi unse con olio di esaltazione (Sal 44,8), cioè di Spirito santo? Se essi affermano che quello nato da lui è propriamente il solo Dio Verbo, e dicono che questa è la verità, sono nell’ignoranza, offendono la natura dell’Unigenito e falsificano il mistero dell’economia per mezzo della carne. Se infatti il Verbo che è Dio è stato unto di Spirito santo, egli sarebbe stato del tutto privo di santità ed essi, pur non volendo, ammetterebbero che egli esisteva in tempi precedenti, durante i quali, non essendo ancora stato unto, era privo di partecipazione, la quale gli sarebbe stata data in seguito come dono. Ciò che è privo di santità per natura è fluttuante e non può essere ritenuto interamente esente da peccato e dalla possibilità di errare. Il Verbo quindi avrebbe subìto un mutamento in meglio. Come allora è il medesimo e non è mutato? E se il Verbo che è Dio era unto e santificato nella forma ed eguaglianza del Padre, qualcuno forse, tratto da questo procedimento verso oscuri pensieri, potrebbe dire che forse anche lo stesso Padre fu privo di santificazione. Allora il Figlio si sarebbe mostrato più grande di lui, se egli, che esisteva prima della santificazione eguale a lui anche nella forma, fu santificato, mentre il Padre è rimasto in ciò che era sempre è e sarà, non assumendo la capacità di migliorare, in modo da essere santificato a somiglianza del Figlio. Maggiore di ambedue appare poi lo Spirito che li santifica, se non c’è da dubitare che senza contraddizione alcuna ciò che è minore è benedetto da ciò che è maggiore (Eb 7,7). Ma tutte queste affermazioni sono vaniloquio, cose orribili e crimini da pazzi. La consostanziale Trinità è santa per natura, santo il Padre, santo anche il Figlio in egual modo consostanziale, e similmente anche lo Spirito. Dunque il Verbo da Dio Padre, per quanto riguarda la sua propria natura, non è santificato in modo unico.

16. Se qualcuno poi ritenesse che colui il quale è nato dalla santa Vergine sia stato unto e santificato e solo per questo è chiamato «Cristo», dica, facendosi innanzi, se è sufficiente l’unzione per mostrare che l’unto abbia la stessa gloria e lo stesso trono di Dio, che è superiore a tutte le cose. E se fosse sufficiente, e afferma che questa è la verità, anche noi allora siamo unti, come testimonia il divino Giovanni quando dice: Anche voi avete l’unzione del santo (1 Gv 2,20). Allora anche noi stessi saremmo in eguaglianza con Dio e, io credo, proprio nulla ci sarebbe proibito, anche sedere con lui, come certamente siede l’Emmanuele; di lui infatti è stato detto: Siedi alla mia destra, finché non porrò i tuoi nemici a sgabello dei tuoi piedi (Sal 101,10). Ci adorerebbe la santa moltitudine degli spiriti superni: Quando introduce il primogenito nel mondo dice: lo adorino tutti gli angeli di Dio (Eb 1,6). Ma noi, anche se siamo stati unti di Spirito santo, siamo impreziositi della grazia di figli adottivi. Siamo stati chiamati anche «dèi», ma non ignoreremo i limiti della nostra propria natura. Siamo della terra e stiamo tra i servi. Egli invece non è in ciò che noi siamo, ma è Figlio per natura e verità, Signore di ogni cosa e discende dal cielo.

17. Non diciamo certo, poiché scegliamo di pensare rettamente, che Dio Padre è fatto di carne, né che la natura della divinità sia nata attraverso una donna, non assumendo l’umanità. Ma, indirizzandoci all’unione, adoreremo l’unico Cristo Gesù e Signore, sia il Verbo nato da Dio sia il perfettamente uomo, nato dalla santa Vergine, non ponendolo fuori dalla divinità a causa della carne, né abbassandolo alla semplice umanità per la somiglianza con noi. Si comprenderà così che il Verbo nato da Dio si è sottoposto ad una spontanea umiliazione. In questo modo ha abbassato sé stesso, prendendo la forma di servo, colui che per propria natura è libero. In questa maniera prese il seme di Abramo e condivise il sangue e la carne (Eb 2,16). Se infatti lo si intende un semplice uomo come noi, avrebbe potuto prendere il seme di Abramo come qualcosa di diverso, per natura, da sé stesso? Come si potrebbe dire che ha condiviso la propria carne, per essere simile in tutto ai fratelli? Quel che noi diciamo simile ad altri corre dalla dissomiglianza verso ciò a cui deve essere simile.

18. Quindi il Verbo di Dio prese il seme di Abramo e condivise il sangue e la carne, rendendo proprio il corpo, che è da donna, affinché, non solo rimanendo Dio, ma anche divenendo uomo come noi, fosse compreso in grazia dell’unione. Perciò l’Emmanuele deriva per comune confessione da due cose, la divinità e l’umanità. L’unico Signore Gesù Cristo è l’unico e vero Figlio, Dio e contemporanea-mente uomo; non un uomo divinizzato, come coloro che lo sono per grazia, ma Dio vero, manifestatosi in forma umana per noi. Su di questo ci fornirà le basi della fede il divino Paolo, quando dice: Essendo giunta la pienezza dei tempi, Dio mandò suo Figlio, nato da donna, divenuto sotto la legge, per redimere quelli che erano sotto la legge, e affinché noi ricevessimo l’adozione (Gal 4,4). Allora chi è colui che è stato mandato sotto la legge e – come ho detto – è nato da donna, se non il medesimo, il quale precedentemente era sopra le leggi, in quanto Dio, dal momento che si è manifestato un uomo, ponendosi sotto la legge, per essere eguale in tutto ai fratelli? Per questo insieme a Pietro pagava la didramma di tributo (Mt 17,27), secondo la legge di Mosè. Ma poiché è libero, in quanto Figlio, e superiore alla legge, in quanto Dio, anche se divenuto, come uomo, sotto la legge, insegnava dicendo: I re della terra da chi ricevono tributi e tasse, dai propri figli o dagli estranei? Rispondendo Pietro: Dagli estranei, egli continuò: Quindi i figli sono liberi (Mt 17,25).

Essendo dunque manifesto che non si può dire che Cristo esista al di fuori della carne e che sia unicamente il Verbo di Dio, ma che piuttosto gli sono propri il primo e il secondo aspetto, dal momento che è divenuto uomo, orsù, allora, dimostriamo, traendo gli argomenti di fede dalle sacre Scritture, che egli è Dio per natura e si è condotto all’unità, dico a quella che ha con la sua propria carne. Dopo aver dimostrato che questo è vero, allora si potrà dire da parte nostra e in

maniera appropriata che la santa Vergine è «Madre di Dio».

19. Perciò il profeta Isaia mostrava in anticipo l’unico Figlio, non ancora fatto uomo e non presente, dicendo: Fortificatevi mani deboli e ginocchia vacillanti, consolatevi avviliti, fatevi coraggio, non temete. Ecco, il nostro Dio siede a giudizio ed emetterà sentenza; egli verrà e ci salverà. Allora si apriranno gli occhi dei ciechi e le orecchie dei sordi udranno; allora lo zoppo salterà come un cervo e la lingua dei muti sarà chiara (Is 35,3ss). Osserva come lo nomina «Signore» e lo chiama «Dio», parlando veramente nello Spirito, perché sapeva che l’Emmanuele non era semplicemente un uomo teoforo, né era stato preso come uno strumento, ma veramente era Dio fatto uomo. Proprio allora furono aperti gli occhi dei ciechi e udirono le orecchie dei sordi; allora lo zoppo saltò come un cervo e divenne chiara la lingua dei muti. Così lo Spirito ordinava di predicarlo ai santi evangelisti: Sali su di un alto monte, tu che evangelizzi Sion; fa’ risuonare con forza la tua voce, tu che evangelizzi Gerusalemme; alzate la voce, non temete. Di’ alle città di Giuda: ecco il nostro Dio, ecco il Signore viene con forza e il braccio con dominazione. Ecco con lui la mercede e l’opera al suo cospetto. Come un pastore pascerà il suo gregge e con il suo braccio unirà gli agnelli (Is 40,9ss). Apparve per noi il Signor nostro Gesù Cristo, con la forza che proviene da Dio e con il braccio di signoria, cioè in potenza e signoria. Appunto per questo diceva al lebbroso lo voglio, sii mondato (Mt 8,3); toccò il letto e resuscitò il figlio della vedova, che era morto (Lc 7,14).

20. Radunò gli agnelli, perché egli è il buon pastore, che dà la sua anima per le pecore. Perciò anche diceva: Come il Padre conosce me, io conosco il Padre e metto la mia anima per le pecore. Possiedo anche altre pecore, che non sono di questo ovile; bisogna che io le porti a me, ed esse udranno la mia voce e ci sarà un solo gregge, un solo pastore (Gv 10,15ss). Iniziando poi la predicazione su di lui, anche il divino Battista lo annunciava a quanti stavano in tutta la Giudea, non come strumento della divinità, né come semplicemente un uomo teoforo, secondo quanto sostengono alcuni, ma piuttosto come Dio con la carne, ovvero divenuto uomo, e diceva: Preparate le vie del Signore, rendete rette le strade del nostro Dio (Mt 3,6). Di chi

ordinò di preparare le vie se non di Cristo, cioè del Verbo apparso in forma umana? È bastevole alla fede, credo, anche il divino Paolo, quando dà testimonianza, dicendo: Che cosa allora diciamo? Se Dio è per noi, chi contro di noi? Colui che non ha risparmiato il proprio Figlio, ma lo ha sacrificato per noi tutti, come non ci donerà anche ogni cosa insieme con lui? (Rm 8,31). Allora, mi si dica, in che modo può essere ritenuto Figlio proprio di Dio, il figlio nato dalla santa Vergine? Come si ritiene e si afferma proprio dell’uomo e non di altri animali quel che secondo natura è nato da lui, parimenti è proprio di

Dio ciò che proviene dalla sua sostanza. In che modo allora Cristo, il quale è stato dato da Dio e Padre per la salvezza e la vita di tutti, è chiamato Figlio proprio di Dio? Fu sacrificato per i nostri peccati; ed egli portò i peccati di molti nel suo corpo sul legno (Rm 4,25; 1 Pt 2,24), secondo la parola del profeta. È chiaro allora come la realizzazione dell’unità necessariamente manifesta che colui il quale

è nato dalla santa Vergine è il Figlio proprio di Dio. Il corpo non era diverso da quello nostro, ed era propriamente suo, del Verbo del Padre, nato da lei.

21. Se poi gli si attribuisse un unico e semplice carattere di aiuto strumentale, si negherebbe, anche senza volerlo, che egli sia Figlio secondo verità. Si prenda, ad esempio, un uomo che abbia un figlio esperto nella lira e ottimamente esercitato nel suonare; forse costui considererà la lira e lo strumento per il canto nell’ordine del figlio, insieme con il figlio? Una tale cosa non è forse interamente sciocca? La lira è da ritenere dimostrazione dell’arte, quello invece è preso come figlio del genitore, separatamente dallo strumento. Se poi si dicesse che il nato da donna è stato preso per aiuto, affinché per mezzo suo si realizzassero i miracoli e risplendesse la predicazione del divino vangelo, si potrebbe dire che anche ciascuno dei santi profeti è stato strumento di Dio, e primo tra tutti il santissimo Mosè. Egli, stendendo la verga, mutò i fiumi in sangue; separando il mare, ordinò ai figli di Israele di passare nel mezzo dei flutti (Es 7,20); ponendo poi la verga sulle pietre, le rese madri di acque e fece vedere una fonte fatta di pietra (Sal 113,8); divenne mediatore tra Dio e gli uomini, fu ministro della legge e precedeva il popolo (1 Tm 2,5). Quindi in Cristo non ci sarebbe stato nulla di più alto e di superiore rispetto a quelli che erano stati prima di lui: anch’egli sarebbe stato preso nell’ordine e nella funzione di strumento. Avrebbe allora parlato a vanvera il divino Davide, quando disse: Chi sulle nubi sarà eguale al Signore e chi sarà simile al Signore tra i figli di Dio? (Sal 88, 7).

22. Ma il sapientissimo Paolo mostra Mosè tra i servitori, mentre chiama Dio e Signore colui che economicamente è nato da una donna, cioè Cristo. Così infatti ha scritto: Perciò, fratelli santi, che siete partecipi della vocazione celeste, considerate l’apostolo e sommo sacerdote della nostra confessione, Gesù, che è stato fedele a colui che l’ha costituito, come anche Mosè, in tutta la sua casa. Ma egli fu insignito di una gloria superiore a quella di Mosè, nella misura in cui chi ha costruito una casa ha un onore maggiore della casa. Ogni casa è fabbricata da qualcuno, ma chi ha costruito ogni cosa è Dio. Mosè fu fedele in tutta la sua casa, come un servo, per testimonianza delle cose che sarebbero state dette; Cristo invece è come Figlio a capo della sua casa, e noi siamo la sua casa (Eb 3, 1ss). Si consideri dunque come gli abbia mantenuto i limiti dell’umanità e gli abbia attribuito l’altezza della gloria superna e della dignità divina. Dicendo Sacerdote e Apostolo, e ribadendo che

è divenuto fedele a colui che lo ha fatto, dice che è stato onorato più di Mosè, nella misura in cui chi ha costruito una casa ha un onore maggiore della casa; e poi continua: Ogni casa è fabbricata da qualcuno, ma chi ha costruito ogni cosa è Dio. Quindi il divino Mosè è stato posto tra le opere e le cose fabbricate, mentre Cristo è indicato come il fattore di tutto. E in verità è di Dio che si dice che fa ogni cosa. Quindi egli è indubitabilmente anche Dio vero. Mentre Mosè è come il ministro fedele in tutta la casa, Cristo invece è come Figlio a capo della sua casa, e noi siamo la sua casa. Attraverso la voce del profeta, Dio dice: Abiterò in loro e camminerò con loro, sarò il loro Dio ed essi saranno il mio popolo (2 Cor 6, 16).

23. Forse qualcuno però potrebbe chiedere: che differenza si può pensare ci sia tra Cristo e Mosè, se ambedue sono nati da donna? In che modo l’uno è servitore e come fedele nella casa, mentre l’altro è per natura Signore, in quanto Figlio, e in casa sua, cioè noi? Io credo che la cosa sia chiara per chiunque sia sano di intelletto (2 Cor 6, 16) e abbia su Cristo un pensiero conforme a quanto afferma il beato Paolo. Il primo era un uomo e stava sotto il giogo della servitù, il secondo è per natura libero, in quanto Dio e creatore di tutto, e per noi sopportò una volontaria umiliazione. Ma questo non lo allontanerà dalla gloria divina, né lo rimuoverà dalla sublimità e dall’eminenza su tutte le cose. Come noi, arricchiti dal suo Spirito – ha abitato infatti nei nostri cuori (Ef 3, 17) –, siamo stati posti tra i figli di Dio, a non essere ciò che siamo[3], però non siamo discesi – siamo per natura uomini e diciamo a Dio Abba, Padre (Rm 8, 15) –, nello stesso modo anche lui, il Dio Verbo, che indicibilmente risplendette della sostanza di Dio e Padre, onorò la natura, ma non uscì dalla sua propria sublimità, ed è rimasto Dio anche nell’umanità. Quindi diciamo che il

Tempio, nato dalla Vergine, non fu preso a guisa di strumento, ma, seguendo la fede delle sacre Lettere e le espressioni dei Santi, affermeremo che il Verbo si è fatto carne secondo i modi da noi ampiamente spiegati. Così ha anche posto la sua vita per noi. Poiché la sua morte era salvezza per il mondo, sostenne la croce, disprezzando l’ignominia (Eb 12, 2), pur rimanendo per natura Vita, in quanto Dio. In che senso allora si dice che la Vita morì? Allo scopo di far apparire la Vita, che nuovamente la vivificava, ha sofferto la morte con la propria carne.

24. Allora, se osserviamo il modo della morte in noi stessi, una persona assennata afferma forse che l’anima perisce insieme al corpo? Questo, penso, non è messo in dubbio da nessuno. Peraltro la morte dell’uomo è solo un accidente. Egualmente si pensi anche per lo stesso Emmanuele. Il Verbo era come nel proprio corpo, quello nato da donna, e lo consegnava a suo tempo alla morte, non soffrendo egli nella sua propria natura (è infatti la Vita e il Vivificante), ma, affinché, rese proprie le caratteristiche della carne, si dicesse suo il patire; e, poiché egli da solo era equivalente a tutti, morendo per tutti, affinché redimesse con il proprio sangue quanto c’è sotto il cielo e guadagnasse a Dio e Padre quelli che giacciono giù sulla terra. Il beato profeta Isaia preannunciò come vero tutto questo, quando in spirito diceva: Perciò egli possiederà in eredità molti e dividerà le spoglie dei forti, in cambio la sua anima fu consegnata alla morte e fu annoverato tra i malfattori ed egli portò i peccati di molti e fu consegnato per le loro iniquità (Is 53, 12).

25. Quindi uno solo, più degno di tutti, ha posto la propria anima per tutti e ha permesso che a scopo dell’economia per breve tempo la carne fosse consegnata alla morte. Ma poi ha distrutto la morte, perché non sopportava – come Vita – di subire qualcosa contraria alla propria natura, e per porre fine anche nei corpi di tutti alla corruzione; e così distruggere il potere della morte. Come infatti in Adamo tutti moriamo, così anche in Cristo tutti saremo vivificati (1 Cor 15, 22). Se non avesse sofferto per noi in maniera umana, neppure avrebbe divinamente realizzato quel che era necessario per la nostra salvezza. Si dice infatti che prima era morto in quanto uomo, ma dopo è risuscitato perché era Dio per natura. Se dunque non avesse patito la morte con la carne (1 Pt 3, 18), secondo le Scritture, neppure sarebbe stato vivificato con lo spirito, cioè non sarebbe risuscitato. E se questo fosse vero sarebbe vana la nostra fede, saremmo ancora nei nostri peccati (1 Cor 15,14.17). Siamo stati invece battezzati nella sua morte (Rm 6,3), secondo le parole del beato Paolo, e per mezzo del suo sangue abbiamo ricevuto la remissione dei peccati.

26. Ma se Cristo non è veramente Figlio e non è per natura Dio, ma un semplice uomo come noi e uno strumento della divinità, in che modo saremmo stati salvati non in Dio? Perché sarebbe morto per noi uno maggiore di noi e sarebbe stato risuscitato da forze a lui estranee. Come allora per mezzo di Cristo fu distrutta la morte? Ascolto che saggiamente egli dice sulla propria anima: Nessuno me la toglie, ma la pongo io da me stesso. Ho il potere di porla e di nuovamente riprenderla (Gv 10, 18). Discese con noi verso la morte per mezzo della propria carne colui che non conosce la morte, affinché anche noi risorgessimo con lui alla vita. Risorse spogliando da vincitore l’Ade, non in quanto uomo come noi, ma in quanto Dio con noi e superiore a noi. La natura fu arricchita perché in lui per primo si realizzò l’incorruttibilità; e la morte, entrata come un nemico, fu distrutta dal corpo della vita. Come ella aveva vinto in Adamo, così è stata abbattuta in Cristo. Rivolgendosi a lui, che per noi e da noi ascendeva nei cieli al Padre e Dio, per mostrare accessibile il cielo a

quelli che sono in terra, il divino cantore dedicò epinici, dicendo: Dio s’innalza tra voci di plauso, il Signore tra squilli di tromba. Inneggiate al nostro Dio, inneggiate. Inneggiate al nostro re, inneggiate. Dio regnò sopra tutte le genti (Sal 46, 6ss). Dice inoltre su di lui il beato Paolo: Chi discese è lo stesso che ascese al di sopra dei cieli, per riempire ogni cosa (Ef 4, 10). 27. Poiché dunque egli è veramente Dio e re per natura, e il crocifisso è chiamato anche re della gloria (1 Cor 2,8), come si può dubitare di affermare che la santa Vergine è «Madre di Dio»? Adoralo come uno, non dividendo in due dopo l’unione! Allora invano riderà l’insensato giudeo; allora veramente egli sarà «uccisore del Signore», e sarà condannato non per aver commesso un delitto contro uno come noi, ma contro lo stesso Dio, salvatore di tutti. E sentirà: Guai, gente peccatrice, popolo carico d’iniquità; seme

malvagio, figli scellerati. Avete abbandonato il Signore e avete fatto adirare il Santo d’Israele (Is 1, 4). Inoltre i figli degli Elleni in nessun modo beffeggeranno la fede dei cristiani: veneriamo non un semplice uomo – non sia mai! – ma Dio per natura, non ignorando la sua gloria, anche se è divenuto come noi pur restando ciò che era, cioè Dio. Per lui e con lui a Dio e Padre la gloria con lo Spirito santo nei secoli dei secoli. Amen.


[1] Il riferimento a Nestorio risulta esplicito, se si considera che questo titolo era stato propugnato proprio da lui. Cirillo invece intende dimostrare che dire «Madre di Cristo» è assolutamente inadeguato per individuare il Verbo incarnato.

[2] Il termine enipostatico, qui inequivocabilmente utilizzato in ambito cristologico, era di largo uso nella teologia trinitaria, ma non in cristologia. Qualche anno dopo, nel clima del concilio d’Efeso del 431 verrà usato da Teodoto di Ancira come termine forte della sua cristologia (cf. Teodoto di Ancira, Omelie cristologiche e mariane)

[3] Cioè, grazie all’opera salvifica di Cristo l’uomo è divenuto «dio», quindi è divenuto ciò che per natura non è.




UGANDA: Kampala centro della Chiesa russa

29/12/2022

Nella capitale dell’Uganda sorgerà il centro amministrativo e spirituale della Chiesa russa

Il centro amministrativo e spirituale della Chiesa ortodossa russa sorgerà nella capitale dell’Uganda, la città di Kampala, ha annunciato l’esarca patriarcale d’Africa, metropolita di Klin Leonid .

– Grazie ai buoni contatti personali tra Sua Santità il Patriarca Kirill e il Presidente dell’Uganda,  Yoweri Museveni  , sono stati raggiunti accordi che, a mio avviso, non avevano precedenti. C’è la consapevolezza che verrà costruito un centro amministrativo e spirituale, – ha detto il vescovo Leonid in una conferenza stampa il 27 dicembre, riferisce RIA Novosti .

Allo stesso tempo, come ha notato l’esarca patriarcale, il capo dell’Uganda ha espresso l’auspicio che questo centro “sia pienamente connesso con la costruzione del centro russo di scienza e cultura”.

“Se si tratta di una chiesa, dovrebbero esserci cupole “a cipolla” in tipico stile russo, dovrebbero esserci una scuola elementare e una scuola secondaria, dovrebbe esserci un ospedale”, ha aggiunto il metropolita Leonid.

L’esarca patriarcale ha precisato che il centro amministrativo e spirituale sarebbe stato costruito di fronte al palazzo del Presidente dell’Uganda.

In generale, secondo il metropolita Leonid di Klin, oggi la Chiesa ortodossa russa è già presente in 19 Paesi africani, poco più di un terzo del continente. E le domande per entrare nell’Esarcato, secondo lui, arrivano costantemente dalle comunità.

Ricordiamo che con decisione del 29 dicembre 2021, il Santo Sinodo della Chiesa ortodossa russa  ha deciso di istituire l’Esarcato patriarcale d’Africa, composto da due diocesi: nordafricana e sudafricana.

La decisione di formare l’Esarcato patriarcale d’Africa è stata presa a causa del fatto che in quel momento 100 parrocchie del Patriarcato di Alessandria, guidate dai loro superiori, hanno dichiarato il loro desiderio di trasferirsi nel seno della Chiesa ortodossa russa.

Molti di loro hanno fatto una richiesta corrispondente nel 2019, dopo che il primate della Chiesa ortodossa alessandrina, il patriarca Teodoro , ha riconosciuto la cosiddetta “Chiesa ortodossa dell’Ucraina” (OCU) scismatica.

FONTE: https://foma.ru/v-stolice-ugandy-sozdadut-administrativno-duhovnyj-centr-russkoj-cerkvi.html




UCRAINA: LA CORTE COSTITUZIONALE ACCETTA IL DISEGNO DI LEGGE PER RINOMINARE FORZATAMENTE L’UOC

Kiev, 28 dicembre 2022

La Corte costituzionale dell’Ucraina ha stabilito oggi che il disegno di legge che prevede la ridenominazione forzata di chiese o organizzazioni religiose associate a organizzazioni in Russia è in linea con la costituzione dello stato.

Sebbene sia stata legalmente registrata come “Chiesa ortodossa ucraina” per 30 anni, ci sono stati tentativi almeno dal 2018 sotto il presidente Poroshenko di rinominare con la forza l’UOC come “Chiesa ortodossa russa in Ucraina”, sebbene questi tentativi siano stati ripetutamente bloccati dai tribunali ucraini.

È risaputo che rinominare la Chiesa sta semplicemente gettando le basi per sequestrare le chiese e bandire completamente la Chiesa ucraina, che negli ultimi mesi è stata sottoposta a crescenti pressioni e persecuzioni da parte dello Stato.

Viktor Yelensky, il nuovo capo del Servizio etnopolitico statale (il cui predecessore che si era opposto alla messa al bando dell’UOC è stato recentemente licenziato ), ha dichiarato apertamente la scorsa settimana che i tribunali potrebbero bandire completamente le organizzazioni religiose.

La nuova decisione della Corte costituzionale tiene conto della decisione della Corte europea dei diritti dell’uomo nel caso Ilyin contro Ucraina, secondo la quale lo Stato dettare il nome di una chiesa per non fuorviare le persone può essere una restrizione giustificata del diritto della chiesa di nominarsi, riporta il sito ufficiale della Corte .

Tuttavia, nei suoi commenti sulla decisione della Corte , il capo del dipartimento legale dell’UOC, l’arciprete Alexander Bakhov, spiega ancora una volta che gli statuti dell’UOC dimostrano che è completamente autonoma, con il suo centro amministrativo a Kiev.

Pertanto, “non ci sono motivi legali per cambiare il nome delle organizzazioni religiose appartenenti alla Chiesa ortodossa ucraina”.

Lo stesso punto è stato sollevato anche da Sua Eminenza il metropolita Kliment di Nezhin, capo del dipartimento di informazione-educazione dell’UOC: “Abbiamo documenti statutari. Dichiarano chiaramente che l’UOC non è controllata da nessun centro all’estero e il suo centro amministrativo si trova a Kiev. Pertanto, l’effetto di questa legge non si applica all’UOC.

L’UOC ha anche recentemente appreso che non sarà più in grado di utilizzare le principali chiese della Lavra delle Grotte di Kiev a partire dal nuovo anno.

FONTE: https://orthochristian.com/150195.html

CHIESA UCRAINA ESPULSA DALLE PRINCIPALI CHIESE DELLA LAVRA DELLE GROTTE DI KIEV

Kiev, 27 dicembre 2022

L’abate della Lavra della Santa Dormizione-Kiev Caves, il luogo più sacro della Chiesa ortodossa ucraina, chiede al presidente Zelensky di non impedire alla Chiesa di utilizzare le principali chiese del monastero.

Il monastero è diventato un museo di proprietà statale durante il regime comunista e, dopo la caduta dell’Unione Sovietica, lo stato ucraino ha mantenuto il controllo sul luogo sacro. La parte superiore della Lavra, comprese le chiese principali, è stata affittata alla Chiesa dal 1988.

Ma ora quei contratti di locazione stanno scadendo e, secondo Sua Eminenza il Metropolita Pavel di Vyshgorod e Chernobyl, non saranno rinnovati.

Durante le funzioni serali del 24 dicembre, l’abate Lavra ha avvertito i fedeli , dicendo di essere stato informato che a partire dal giorno di Capodanno la Chiesa non avrebbe più avuto accesso alla cattedrale della Santa Dormizione e alla chiesa della trapeza.

Sua Eminenza ha esortato i fedeli a leggere il Salterio e gli acatisti alla Madre di Dio e ai Padri delle Grotte di Kiev.

La notizia arriva appena un mese dopo che uno scandalo inventato che coinvolge donne parrocchiane che cantavano sulla rinascita spirituale della Santa Rus’ in una chiesa della Lavra ha dato il via a un’ondata di perquisizioni di monasteri e chiese in tutta l’Ucraina, a cominciare dalla Lavra .

Il presidente Zelensky ha quindi ordinato che fosse esaminata la legalità della presenza dell’UOC nella Lavra delle grotte di Kiev. Nel frattempo, la scismatica “Chiesa ortodossa dell’Ucraina” è riuscita a registrare legalmente la propria “Kiev Caves Lavra” proprio di fronte alla vera Lavra.

E ieri, il monastero ha pubblicato un video indirizzo di Met. Pavel , in cui annuncia che: “Oggi siamo stati informati che il monastero della Kiev Caves Lavra dell’UOC non ha più l’opportunità di prestare servizio nelle chiese del territorio superiore: la cattedrale della Dormizione e la chiesa trapezoidale sul territorio di la Riserva”.

“Per 30 anni, come abate del monastero, sono stato costantemente qui, e insieme a me 220 fratelli che pregano costantemente per il nostro stato, per il nostro esercito. E non solo preghiamo, lavoriamo costantemente, cercando di aiutare tutti i bisognosi, tutti coloro che ci chiedono intercessione orante e aiuto nella loro vita terrena”, dice il Metropolita.

All’UOC è stato detto dal direttore del Museo delle grotte di Kiev che il 31 dicembre è l’ultima volta che possono servire nelle chiese concesse.

“Nessuno ci ha informato per iscritto con almeno un mese di anticipo. Abbiamo contratti di locazione a lungo termine,” Met. Pavel afferma nel suo appello, sottolineando che oltre a prestare servizio nelle chiese, l’UOC è stata anche responsabile della manutenzione fisica degli edifici.

“Conosco ogni pietra qui, ogni pezzo di terra, perché qui abbiamo costruito tutto con le nostre mani, con le donazioni dei fedeli”, continua Sua Eminenza. Sebbene lo stato abbia finanziato alcuni lavori di restauro, ha ripreso quei fondi sotto forma di tasse, osserva.

Pavel invita il presidente Zelensky a confrontare le foto del monastero nel 1988 con l’aspetto attuale della parte inferiore della Lavra, che appartiene alla Chiesa.

“Non possiamo permettere che gli edifici costruiti dai nostri santi antenati vengano distrutti”, dice Sua Eminenza, invitando anche il Presidente a venire a vedere quante persone adorano alla Lavra ogni fine settimana.

Il gerarca esorta:

Ti conosciamo come un uomo giusto, ma accanto a te ci sono persone che agiscono indegnamente: si impadroniscono di luoghi santi, suscitano liti, appendono serrature alle chiese. Si sono messi al posto di Erode, che uccideva i bambini, Nerone, che uccideva migliaia di cristiani. E oggi queste persone stanno distruggendo la fede per seminare ateismo, falsità e cambiare il punto di vista delle persone sulla vita e strapparle alla loro vera radice: la Chiesa di Cristo. Ci rivolgiamo a te come garante e ti chiediamo di far pregare le persone. Ci basta quando il nemico colpisce, ci basta quando le persone siedono senza elettricità. Vuoi togliere anche la loro fede? Vuoi toglierti l’ultima speranza? Non farlo.

In conclusione, il metropolita invita Zelensky a emanare decreti per consentire all’UOC di continuare a esistere pacificamente e pregare per il suo Paese.

FONTE: https://orthochristian.com/150179.html




Sull’anziano Gabriel (Urgebadze): “OGGI IL SOLE SPLENDE SULLA GEORGIA”

Nel decimo anniversario della canonizzazione dell’anziano Gabriel (Urgebadze)

23/12/2022

Un ragazzino sovietico sentì la parola “crocifiggere” e non riuscì a capire cosa significasse. Viveva in un paese comunista, e solo il custode di una chiesa chiusa gli mostrò un crocifisso con il Salvatore… Il ragazzo giocava in chiesa, poi si isolò, incompreso dalla sua famiglia, dalle persone intorno a lui e dai coetanei. All’età di venticinque anni prese i voti monastici. Andava nelle discariche e costruiva una chiesa con materiali a portata di mano nel cortile di casa sua. Poi fece un atto incomprensibile per chiunque e una sfida molto audace all’idolatria: bruciò un enorme ritratto di Lenin davanti a mille persone. Fu per questo imprigionato, condotto in un ospedale psichiatrico, fu percosso e schernito. Al culmine delle sue fatiche spirituali stava facendo rivivere l’Ortodossia in Georgia poco a poco. Tagliò dalla rivista Ogonyok (“Spark”) un’immagine dell’icona della “Trinità” di Andrei Rublev e l’appese al muro della chiesa; conservò una fotografia del Martiri Reali nella sua cella; predicò Cristo ovunque, in ogni angolo, anche nell’ospedale psichiatrico, in prigione, in una birreria, in Rustaveli Avenue… e, naturalmente, ci sono stati miracoli postumi, non solo in Georgia, ma in tutto il mondo ortodosso.

L’anziano era anche un “pazzo per Cristo”. Non cercava lodi umane e non prestava attenzione al fatto che molti non lo accettavano; al contrario, si rallegrava, si umiliava e insegnava a tutti l’umiltà. Molti sacerdoti e laici sono passati per la sua “scuola”, e unanimemente hanno notano:

“Aveva occhi grandi e gentili. E anche quando ci sgridava, urlava e si arrabbiava con noi, quegli occhi gentili lo tradivano sempre. Irradiavano amore e compassione e potevamo leggere nei suoi occhi: ‘Bambina, sto facendo tutto questo per te. Per la tua illuminazione.’ Non c’è stato un solo minuto in cui p. Gabriel non pensava a Dio. Ha visto l’immagine di Dio in ogni persona e non ha individuato nessuno”.

Perché quasi tutti gli abitanti della Georgia hanno saputo di lui così rapidamente dopo il riposo dell’anziano? La sua assistente di cella, suora Parasceva (Rostiashvili), ricorda il primo miracolo sulla tomba dell’anziano Gabriel:

“Il terzo giorno dopo che p. Gabriel si addrmentò, una donna il cui unico figlio era scomparso un mese prima, arrivò a Samtavro. Non sapeva che l’anziano si era addormentato, ma quando ho visto quanto fosse preoccupata le ho consigliato di andare sulla sua tomba e pregare, parlandogli come se fosse vivo, offrendogli la sua supplica. Così ha fatto. Tre giorni dopo, la madre felice riapparve e disse che suo figlio era tornato a casa, sano e salvo. Questo è stato il primo miracolo avvenuto sulla tomba di p. Gabriel. All’inizio non ci ho prestato attenzione, ma poi le persone hanno iniziato a condividere altre storie e ho iniziato a scriverle. Poi ce n’erano molte. Dopo qualche tempo, ho messo una grande lampada davanti all’icona sulla sua tomba in modo che bruciasse per sempre e le persone potessero ungersi e prendere olio. Ed è stato così da allora.

Ogni volta che guardo l’immagine sorridente e gentile di padre Gabriel, ricordo chiaramente il giorno in cui l’ho “incontrato” per la prima volta. È stato tanto tempo fa. Nel 2003, dalla Georgia occidentale siamo andati a Mtskheta per un’escursione. Tenendo mia nonna per mano, non mi allontanavo da lei e avevo paura di perdermi. Quando ho visto così tante persone sulla tomba dell’anziano che si sono inchinate, si sono tolte le croci, gli anelli e li hanno deposti a terra, sono rimasto stupito e ho chiesto agli adulti: “Chi è sepolto lì?” Mi è stato detto che era padre Gabriel che ama tutti, specialmente i bambini, e fa miracoli per la gloria di Dio. Ricordo di essere corso alla tomba, di essermi inginocchiato e di aver detto a batiushka: “È fantastico che tu esista. Studio bene, non offendo i miei genitori. Sei così gentile! Riposa in pace, nonno Gabriel.” Allora non avrei potuto immaginare che sarei stato prima il traduttore di un libro in russo, e poi l’autore di documentari e libri su di lui. L’anziano Gabriel ha operato così tanti miracoli per me e con quante persone meravigliose mi ha riunito! Non posso fare a meno di ricordare il mio incontro con il defunto arcivescovo Alexander (Ishchein; 1952–2021) di Baku e dell’Azerbaigian. Ha incontrato padre Gabriel durante la sua vita:

“Siamo andati dall’anziano. Viveva in una cella speciale, infatti questi erano i resti di un’antica torre. Una volta che varcammo la soglia della sua cella e recitammo una preghiera, l’anziano iniziò improvvisamente a muoversi energicamente intorno alla cella, ripetendo le seguenti parole: “Non importa quanto corri, prima scappando e poi tornando indietro, non correre ovunque da Baku.’ A quel tempo, avevo nel cuore il desiderio di tornare nel Caucaso settentrionale, nella diocesi di Stavropol, dove era iniziato il mio ministero pastorale. Capii subito che quelle parole riguardavano me. Sono tornato a Baku, dopodiché sono stato nuovamente trasferito alla diocesi di Stavropol; e all’improvviso il nostro gerarca in carica, il defunto metropolita Gedeon (Dokukin; 1929-2003), mi ha invitato a tornare e ha detto che c’era una proposta del genere. E non ho avuto altra scelta che rispondere: “Rendo grazie, e accetto, e non dico nulla di contrario.” Le parole dell’anziano Gabriel, che mi ha proclamato la volontà di Dio, si sono avverate”.

Sono grato a Sua Santità il Catholicos-Patriarca Ilia II per il fatto che, essendo stato devoto all’Anziano Gabriel durante la vita di quest’ultimo, il Signore gli ha dato la forza di canonizzarlo.

Poco dopo la canonizzazione dell’anziano Gabriel, il 22 febbraio 2014, le sue sacre reliquie sono state scoperte. Non c’è niente di simile a questo evento nella storia recente della Chiesa georgiana. All’esumazione del suo santo corpo era presente un numero incredibile di persone. Persone provenienti da tutto il mondo venivano a venerare le reliquie dell’anziano. A causa dell’elevato numero di fedeli, le reliquie furono trasferite nella Cattedrale della Santissima Trinità a Tbilisi.

L’amore dell’anziano Gabriel ha abbracciato tutte le persone che sono venute da lui in quei momenti benedetti in cui tutta la Georgia e l’intero mondo ortodosso sono rimasti tutta la notte al santuario dell’anziano Gabriel e sono diventati testimoni oculari di molti miracoli, quando i servizi si svolgevano senza sosta, gli akathisti erano letti, e i fedeli hanno glorificato e cantato nostro Signore Gesù Cristo e la Santissima Theotokos, sentendo la presenza della grazia dello Spirito Santo e del Venerabile Anziano Gabriele.

Sua Santità il Catholicos-Patriarca Ilia II si è rivolto al gregge con le seguenti parole:

“Sia i credenti che i non credenti si pongono molto spesso la domanda: ‘Cos’è la felicità?’ Quello che sta accadendo oggi in Georgia è la felicità. Oggi il sole splende sul nostro paese… Questa è la venuta dello Spirito Santo, la nostra trasformazione. Questo è esattamente lo stato in cui regna il bene e il male viene espulso. Questo è il perdono e l’amore reciproco… L’anziano Gabriel ha portato tutto questo nelle nostre vite. Un uomo ha cambiato l’intera Georgia…”

La cella dell’anziano Gabriel    

“Ringraziamo il Signore e Padre Gabriel per questa grande benedizione… Questo è un segno della salvezza della nostra nazione, una garanzia del nostro felice futuro… Oggi l’anziano Gabriel sta benedicendo tutta la Georgia. Tutto questo è una grande felicità”.

È davvero una grande felicità. E sai perché? Perché nei momenti giusti l’anziano ci aiuta tutti. È stato canonizzato nel 2012 e già nel 2014 la sua tomba è stata aperta. Si è addormentato nel Signore nel 1995. È nostro contemporaneo. Molte persone che lo conoscevano bene sono ancora vive. Molti dubitavano che dovesse essere canonizzato o meno, perché anche il più grande santo dei nostri tempi, san Serafino di Sarov, fu canonizzato settant’anni dopo il suo riposo. Ma il patriarca Ilia, come prima di lui san Nicola II, pose fine alle liti e lo canonizzò.

L’anziano Gabriel ha trasformato la mia vita e mi ha mostrato che le cose più importanti sono l’amore e l’umiltà. Mentre lavoravo ai film su di lui, sono stato naturalmente ispirato dal grande amore che portava il nostro anziano Gabriel. Ho visto con i miei occhi cosa possono fare il potere di Dio e le preghiere dell’anziano Gabriel. E nel film ho parlato di come un giovane che era rimasto muto per nove anni ha cominciato a parlare davanti alle sue sacre reliquie. C’era anche la seguente storia. Un giorno furono portate persone con disabilità a venerare le reliquie dell’anziano. Un giovane attirò la mia attenzione: era seduto su una sedia a rotelle ai piedi del santuario e piangeva. Mi sono sentito molto triste: sono andato da lui e gli ho chiesto se potevo aiutarlo. Si è scoperto che non poteva nemmeno parlare e le sue braccia e le sue gambe erano avvizzite. Gli presi la mano e la posai sul santuario. Ricordo la freddezza della sua mano. Ha venerato il reliquiario, ha pregato a lungo, e poi… Diversi giorni dopo, quando l’afflusso di pellegrini era leggermente diminuito, ero di nuovo davanti al reliquiario e ad un certo punto ho visto un giovane. L’ho guardato per un po’ e improvvisamente mi sono reso conto che era lo stesso giovane che avevo aiutato! Ma questa volta si è fatto lui stesso il segno della croce. Corsi da lui e gli chiesi: “Sei tu?” Anche lui mi ha riconosciuto e ha cominciato a parlarmi: “Sì, sono io. Sono in grado di parlare e muovere le mani da ieri!” Spero che si senta ancora bene, e forse sia guarito completamente, perché il nostro Gabriele anziano fa miracoli che sono semplicemente insondabili. 

Per tutta la vita l’anziano ha insegnato alle persone che dobbiamo sforzarci di vedere l’immagine di Dio in ogni essere umano. Spesso istruiva:

“Voi, giovani, non dovreste mostrare odio verso le persone che bevono e combattono. Il loro numero aumenta di giorno in giorno, ma l’immagine di Dio vive anche in loro, sebbene non ne siano consapevoli. I nemici li stanno distruggendo e li “coprono” di “fango”, ma loro, come un’icona in buone mani, possono essere purificati e iniziare a brillare. Certo, è difficile vedere l’immagine di Dio nelle persone che ci trattano male, ci insultano e ci deridono, che assomigliano più ad animali che ad esseri umani; ma devono essere compatiti più degli altri perché le loro anime sono sfigurate, forse irrevocabilmente. Com’è difficile amare i tuoi nemici, com’è difficile dedicare tutta la tua vita ad amare coloro che ti insultano. Ma dobbiamo sapere che con tale amore ci avviciniamo all’immagine di Cristo”.

Penso che un merito particolare di San Gabriele sia quello di aver fatto molto per la Chiesa ortodossa: ha preservato la fede in quei tempi difficili e oggi ci unisce ancora.

In Georgia è chiamato “santo dell’amore e miracolo del ventesimo secolo”. In verità era amore, un immenso amore santo che oggi scalda il cuore di tutti noi. Ed esattamente dieci anni fa è stato ufficialmente riconosciuto santo. Che le sue preghiere siano con tutti noi!

Constantine Tsertsvadze
Traduzione in italiano TEANDRICO

fonte: Pravoslavie.ru

23/12/2022




IL PATRIARCA SERBO RESPINTO FISICAMENTE AL CONFINE CON IL KOSOVO (+VIDEO)

Merdare, Serbia, 28 dicembre 2022

Il Patriarca Porfirije di Serbia è stato fermato dalle autorità di Pristina al checkpoint di frontiera nel villaggio serbo di Merdare e gli è stato ricordato che lunedì gli era stato proibito di entrare in Kovoso.

Il divieto della visita patriarcale è stato annunciato domenica , anche se la Chiesa ha affermato che il patriarca era ancora determinato a visitare l’antico patriarcato di Peć, il monastero di Visoki Dečani e altri luoghi sacri.

Tuttavia, il primate serbo è stato fermato fisicamente e respinto al confine, riferisce la Chiesa serba.

“Dal punto di vista dei diritti umani e della libertà religiosa di qualsiasi persona, una tale decisione è irragionevole e assolutamente inaccettabile”.

“Il Patriarca non lascerà il suo popolo e farà tutto il possibile per incontrarlo e pregare Dio insieme a lui il prima possibile”, assicura il rapporto della Chiesa.

Il Patriarca ha scritto su Instagram: “Oggi la porta della mia casa è chiusa per me e prego Dio di aprire i cuori di coloro che li hanno chiusi e che l’amore per il Natale e la nascita del Salvatore possa toccare le menti e le coscienze di tutte le persone”.

FONTE: https://orthochristian.com/150196.html